“È arrivato il momento di godersi la vita!”: è questo il messaggio della nuova commedia francese Barbecue, diretta da Éric Lavaine e con protagonisti Lambert Wilson, Franck Dubosc, Florence Foresti, Guillaume de Tonquédec, Lionel Abelanski, Jérôme Commandeur e Sophie Duez. Il film sarà al cinema da domani 11 settembre.
Al centro della storia l’importanza dell’amicizia: il protagonista Antoine (Lambert Wilson) ha appena compiuto 50 anni e ha deciso che è arrivata l’ora di cambiare la propria esistenza. Stop alle diete ipocaloriche, alle regole e alla cautela. E’ arrivato il momento di godersi la vita con gli amici di sempre. A tavola, con l’atmosfera della vacanza, un buon bicchiere di vino e ovviamente…il barbecue.
Riproponiamo l’intervista rilasciata ufficialmente dal regista Éric Lavaine.
Barbecue è il suo quinto film, in cosa è diverso dai suoi precedenti?
Ho provato a fare un film personale e intimo su un mondo che conosco bene – la mia vita. E per me e Hector Cabello Reyes, il mio co-sceneggiatore, i nostri amici sono fondamentali nella nostra vita. Per scrivere il film, abbiamo iniziato dall’idea che non c’è famiglia migliore che quello che crei tu stesso, cioè i tuoi amici. Il problema è che dopo un paio di decenni, i tuoi amici diventano come la famiglia, con tutti i conflitti, le gelosie, i litigi e cosa terribile con tutte le cose non dette come in una famiglia. I tuoi amici ti fanno diventare pazzo, ma alla fine, non puoi farne a meno.
Come è nata l’idea?
Per la sceneggiatura e per il modo di raccontare tutte quelle emozioni divertenti, piacevoli o spiacevoli che i protagonisti condividono con i propri amici, abbiamo preso ispirazione dai nostri amici reali, ma abbiamo miscelato e modificato i caratteri. Nessuno di loro saprebbe davvero riconoscere se stesso, fortunatamente, perché mi piacerebbe conservarli tutti come amici! Una volta sviluppata la storia generale, abbiamo poi lavorato sul background di ogni personaggio, le sue peculiarità caratteriali e le caratteristiche con cui il pubblico sarebbe stato in grado di identificarsi. Tutti abbiamo un amico che è diventato noiosissimo e tradizionalista prima del tempo, un altro che porta nel gruppo un nuovo partner e uno che non parla mai dei suoi problemi o un amico di infanzia in fondo mai cresciuto.
Le situazioni raccontate nel film provengono dalla tua vita reale?
Ho provato a trasmettere situazioni che ho vissuto e che spero riescano a trasmettere qualcosa al pubblico. Come si fa a gestire i rapporti con una coppia di amici comuni che si è separata? Cosa succede quando viene introdotto un nuovo fidanzato? Come si fa ad aiutare, in modo discreto, un amico la cui carriera sta andando in malora? Che consiglio è meglio non dare ad un amico se il figlio sta smarrendo la retta via? Come spieghi ai tuoi amici che non hai nulla di nuovo da dirgli? E soprattutto cosa vuol dire essere un amico “vero”? Ci sono anche alcuni problemi terribilmente pratici che mi interessavano, per esempio come decidere l’assegnazione delle camere in una casa di vacanze condivisa o come ripartire le faccende domestiche. Su questo ultimo punto, si potrebbe parlare, per esempio, di una “Sindrome da barbecue”, il personaggio che ha posizionato il pezzo di carne sulla griglia ritiene di aver fatto la sua parte di compiti e tutto il resto, naturalmente, spetta a sua moglie, la spesa, lavare i piatti ed educare i bambini.
Come ha scelto il titolo di questo film?
Mi piace la parola. Ha un bel suono e evoca un’immagine di amici e famiglia, pensi subito al bel tempo, alle vacanze, ai piaceri semplici e a trascorrere del tempo piacevole insieme. C’è qualcosa di particolarmente divertente nel mangiare carne (spesso cotta poco e male) con le dita (che invece sono bruciacchiate!). E mi piace il fatto che il barbecue è qualcosa che si può fare solo in un gruppo. Non prepari mai il barbecue solo per te.
Il cibo è molto presente nel suo film…
Volevo fare un film che facesse venire alla gente che esce dal cinema la voglia di mangiare e di vedere i loro amici. Il cibo è importante nel film, così come socializzare con gli amici intorno a un tavolo. E con l’età, il cibo assume un’importanza crescente. È proprio Antoine che dice: “la tenerezza sostituisce il sesso nelle vecchie coppie, come il cibo lentamente prende il posto delle cazzate fatte con gli amici“.
Cosa hanno in comune questo gruppo di amici?
In ogni gruppo di amici, c’è una storia in comune. Nel mio film, i protagonisti si sono incontrati durante i corsi di Economia a Lione. Condividono anche un tipo di umorismo, una visione delle cose e il senso della solidarietà. Ma non sono più tutti sulla stessa lunghezza d’onda. In un gruppo, ci sono sempre elementi trainanti e individui più passivi, di cui quasi ti dimentichi. Questo gruppo di amici ha avuto la sua “età dell’oro” e vive di ricordi della sua gioventù. L’attacco di cuore di Antoine fa capire al gruppo che è arrivato il momento di dire alcune cose e forse fare qualcosa di drastico per rivitalizzare il gruppo. Così Antoine decide che arrivato il momento di parlare.
Come definiresti Barbecue?
E’una commedia che racconta la storia di un gruppo di amici, e nella vita, ci sono un sacco di cose divertenti. Ci siamo divertiti moltissimo a girarlo e spero che il pubblico percepisca come è stato piacevole girarlo. Mi è capitato realmente di partecipare ad una cena in cui qualcuno involontariamente aveva preparato la sangria utilizzando un costoso vino Château Pétrus. Mi è piaciuto lavorare sulle peculiarità dei personaggi e giocare con i loro difetti, l’amicizia è uno stato mentale, un po’ come essere innamorati. L’amico si impone con tutte le sue forze e le sue debolezze, e le cose che hai in comune ti fanno avvicinare e ti fanno rimanere amici.