Il giovane regista italiano Guido Lombardi, dopo i tanti riconoscimenti per il suo lungometraggio Là-Bas (Leone del Futuro Luigi De Laurentiis per la Miglior Opera Prima), porta da stasera sugli schermi Take Five, il suo secondo film presentato in concorso al Festival di Roma. Gli attori protagonisti sono attori di strada, neoprofessionisti: Gaetano Di Vaio, Peppe Lanzetta, Salvatore Striano, Carmine Paternoster e Salvatore Ruocco.
Questa divertente storia è incentrata su cinque “irregolari” alle prese con una rapina milionaria: un ricettatore, un gangster leggendario e depresso, un pugile squalificato a vita, un fotografo di matrimoni, ex rapinatore, reduce da un infarto ed un idraulico con il vizio del gioco che un giorno si ritrova si ritrova nel caveau di una banca, per via di una perdita della rete fognaria che gli fa venire un’idea. Diffidenti, solidali, infine travolti da un reciproco gioco al massacro. Dove contano soltanto il denaro e la lotta per la sopravvivenza.
Il titolo è un classico del jazz registrato dal Dave Brubeck Quartet nel 1959. Divenuto celebre soprattutto per il suo caratteristico ritmo in 5/4, un irregolare tempo quintuplo in cinque beat. Take Five è una storia di criminalità, raccontata da attori che hanno compiuto percorsi importanti, alcuni passando dal carcere e arrivando al grande schermo.
Radicato nella realtà della sua terra, Guido Lombardi si confronta con il mondo della malavita fondendo il cinema di genere amato da Tarantino con la comicità de I Soliti Ignoti, e raccontando con brio e sincerità un mondo criminale che è al centro di prodotti come Gomorra. Un esempio di caper movie nostrano, che non ha nulla da invidiare ai modelli d’oltreoceano.
Scritto dal regista, da un soggetto di cui è autore con Gaetano Di Vaio, il film è stato interamente ambientato a Napoli, comprese diverse scene girate nelle fogne, considerando che la “banda del buco” le utilizza per arrivare al caveau di una banca. Insomma, quasi una dichiarazione d’intenti, come a dire che a Napoli c’è ancora tanta bellezza da riscoprire. Prendendo esempio dai cinque protagonisti, bisogna solo scavare per riportare alla luce questi tesori dimenticati della città.
Cinque personaggi che hanno un sogno comune, quello di arricchirsi. Arricchirsi “per una forma di riscatto, per sfuggire ai propri fantasmi, o più semplicemente perché ognuno di loro crede che il denaro sia l’unica cosa per la quale valga la pena di vivere” spiega Guido Lombardi. Il regista ha voluto “raccontare anche cinque solitudini, che solo per pochi giorni si incontrano in nome di un progetto comune. Prevedendo tuttavia che la loro non può che essere un’unione fittizia, che duri il tempo di una rapina”.
Take Five nasce come un film low budget che può definirsi di tipo teatrale-documentaristico, focalizzato sul mondo della piccola malavita organizzata che ha oggi una fortissima identità “visuale” oltre che socio-antropologica. Il lavoro di preparazione è stata un’accurata ricerca sul campo, che ha coinvolto giornalisti e sociologi molto attenti al mondo della malavita e soprattutto al tema del linguaggio in essa presente, e si è avvalsa della consulenza diretta di ex piccoli criminali che da anni hanno intrapreso un percorso “a ritroso”, collaborando con le istituzioni locali in aree sociali e di recupero di ex delinquenti.
Insomma, nelle intenzioni dei suoi artefici, un piccolo-grande film. Con le carte in regola per frequentare la passerella di festival cinematografici importanti e, allo stesso tempo, per parlare a un pubblico vasto e differenziato.
“Con questo film ho voluto raccontare, a mio modo, una porzione del nostro tempo. Un tempo, una società, dove le persone sono sole, ossessionate, depresse. Dove i soldi, il successo, la fama rappresentano l’unica forma di riscatto da un anonimato altrimenti giudicato insopportabile”
Guido Lombardi