La vera storia di Maria Altmann è al centro di Woman in Gold, il film – da oggi al cinema – che intreccia Arte e Storia diretto da Simon Curtis con protagonista Hellen Mirren, affiancata da: Ryan Reynolds, Daniel Brühl, Katie Holmes e Tatiana Maslany.
Sessant’anni dopo aver lasciato Vienna, durante la Seconda Guerra Mondiale, l’ebrea Maria Altmann (Helen Mirren), intraprende un viaggio per rientrare in possesso dei beni indebitamente sottratti alla sua famiglia dai nazisti, tra cui il famoso dipinto Ritratto di Adele Bloch-Bauer nonché ritratto dell’amata zia Adele, capolavoro artistico nazionale e alter ego di Monna Lisa in Austria. Alla morte di sua sorella, Maria scopre tra gli effetti personali della donna una lettera che testimonia i tentativi di rientrare in possesso di cinque dipinti di Klimt, in passato appartenuti alla famiglia Altmann ma custoditi alla galleria Belvedere in Austria.
Convinto che il caso possa avere un esito favorevole per la sua assistita, e spinto dall’insoddisfazione per la propria vita professionale, il giovane avvocato Randy Schoenberg (Ryan Reynolds), figlio di immigrati austriaci, decide di aiutarla nell’impresa. I due affronteranno insieme una battaglia legale che porterà la Altman dal cuore dell’establishment austriaco fino alla Corte Suprema Americana, costringendola ad affrontare il passato e le sue scomode verità.
Il regista Simon Curtis racconta che l’idea del film è nata da Stealing Klimt – Il Klimt Rubato il documentario di Alan Yentob che ripercorreva la battaglia della Altmann: “la storia ha un potenziale enorme, perché chiama in causa la Seconda Guerra Mondiale, l’Olocausto e l’America contemporanea – spiega Curtis – Maria Atlmann e il dipinto di Klimt sono a mio avviso emblematici di tutto il XX secolo. Entrambi nascono nell’età d’oro di Vienna, all’inizio del secolo, ed entrambi finiscono negli Stati Uniti, all’imbrunire del secolo Americano”.
D’altro canto, la storia è intrisa di implicazioni storiche, e per la giustapposizione tra il nuovo mondo, rappresentato da Los Angeles, e il vecchio mondo, quello di Vienna. Così, mentre la storia di Maria e Randy è ambientata nell’epoca contemporanea, il regista ha ritenuto fondamentale dare spunti e informazioni sulla vita di Maria a Vienna prima dell’Anschluss e sulla condizione della famiglia prima e dopo la fuga in America.
Per Hellen Mirren, la storia di Altmann è stata una grande scoperta: “le storie come questa, storie di vera vita vissuta, hanno un’inarrivabile profondità emotiva, perché sai che è tutto vero. Non è la classica storia dei forti contro i deboli, e dei deboli che vincono sui forti; è sempre, e in ogni momento, un’autentica storia umana. Penso che la maggior parte di noi si identifichi con questa storia”.
Per preparasi a interpretare il ruolo di una grande dame mitteleuropea che ha vissuto in America per molti anni, l’attrice premio Oscar ha letto molti documenti relativi a quel periodo storico, e in modo particolare all’opera di distruzione della comunità ebraica europea perpetrata dai nazisti. La Mirren è stata in grado di rappresentare anche la rabbia di Maria Altmann per la famiglia distrutta, per la vita completamente sconvolta: “la sua generazione ha dovuto fare i conti con un sentimento di rabbia forte e profondo ma necessariamente represso. Sono stati coraggiosi quegli uomini e quelle donne, perché hanno saputo rifarsi una vita e ricominciare tutto daccapo in un altro Paese”.
Malgrado il dissenso di una parte degli austriaci che mai avrebbero voluto vedere il capolavoro klimtiano lasciare la terra austriaca, molti in Austria hanno accettato di buon grado la decisione. Altmann e la sua famiglia hanno deciso di vendere i cinque dipinti di Klimt al magnate della cosmetica Ronald Lauder, che ha acquistato il Ritratto di Adele per la cifra di 135 milioni di dollari.
La conditio sine qua non posta da Maria era che il quadro fosse esposto al pubblico alla Neue Galerie di New York. “Non credo che il valore dei dipinti sia tanto rilevante – dice la Mirren – ora sono dove dovrebbero essere, e dove avrebbero dovuto essere sin dall’inizio. Quelle opere d’arte sono state trafugate in circostanze terribili, e affossate poi da anni e anni di burocrazia. Non possiamo ignorarlo”.
Maria Altmann è morta nel 2011, all’età di 94 anni. Schoenberg ha aperto uno studio legale specializzato in restituzione di opere d’arte. Parte del ricavato della vendita dei Klimt è stato utilizzato da Schoenberg per finanziare la nuova ala del Museo dell’Olocausto di Los Angeles, e per cercare di tenere viva la memoria per le generazioni future. “Mi auguro che il film possa arrivare alle nuove generazioni, come quella che Randy rappresenta nel film – spiega Ryan Reynolds – questa è una storia di redenzione e di giustizia, e creso sia importante che i giovani la conoscano, e che i meno giovani la ricordino”.
“Maria Altmann era una donna con uno spiccato senso dello humour, grande acutezza e un’eleganza incredibile. In questo sta la sua potenza, mai urlata o esibita”.
Helen Mirren
La Vera Storia di Maria Altman
Ultima di cinque figli, Maria Altmann è nata a Vienna nel 1916, nove anni dopo che Gustav Klimt ebbe completato il capolavoro raffigurante la sorella di sua madre, Adele. Le sorelle Bauer avevano sposato due fratelli, Ferdinand e Gustav Bloch. La famiglia Bloch-Bauer viveva in uno degli appartamenti più grandi e lussuosi di Vienna, in una delle strade più signorili della città, la Elisabethstrasse. Figure di rilievo, soprattutto per la comunità ebrea, Adele e suo marito Ferdinand erano considerati veri e propri protettori delle arti. Adele stessa animava un importante salotto viennese che ospitava figure di rilievo, tra cui anche Gustav Mahler, Arthur Schnitzler e Gustav Klimt, esponente dell’art nouveau viennese, noto per i dipinti carichi di erotismo. Nel famoso dipinto, Adele veniva raffigurata come una regina egiziana, adornata d’oro e di gioielli. Il collier che Adele indossava nel quadro fu successivamente donato a Maria come regalo di nozze dallo zio Ferdinando, dopo la morte di Adele, avvenuta per meningite nel 1925.
All’età di 21 anni, Maria sposò un aspirante cantante lirico, Fritz Altmann. Solo sei settimane più tardi, il 13 marzo 1938, la Germania di Hitler annetteva l’Austria al Terzo Reich. Il cosiddetto “Anschluss” fu accolto a braccia aperte dagli austriaci, che erano soliti gettare fiori per accompagnare la Marcia nazista lungo le imponenti strade della capitale austriaca. Fu così che l’età d’oro della comunità ebraica austriaca fu crudelmente interrotta dai nazisti. Società e residenze furono distrutte, saccheggiate, ridotte in macerie. La stessa sorte toccò anche ai Bloch-Bauer. Dopo l’arresto di Fritz e la breve detenzione a Dachau, uno dei primi campi di concentramento, lui e Maria decisero di lasciare l’Austria.
Si trasferirono in Inghilterra, prima di approdare definitivamente in America. Dopo la morte del padre di Maria, avvenuta poco tempo dopo la sua partenza, l’appartamento di Elisabethstrasse fu depredato e saccheggiato dai nazisti. Il collier di Adele, donato a Maria come regalo di nozze, finì nelle mani di Emmy, moglie di Hermann Goering. Nel 1943, con l’avallo dei nazisti austriaci, i Klimt trafugati furono esposti in una mostra. A quel periodo risale la trasformazione del nome, in origine Ritratto di Adele Bloch-Bauer – in La Dama in Oro. Arrivati negli Stati Uniti, Maria e Fritz si stabilirono in California, e qui educarono i quattro figli. Ma mentre il testamento dello zio Ferdinand stabiliva che, alla sua morte, tutti gli averi sarebbero andati a Maria e ai suoi fratelli, il governo austriaco convinceva gli eredi a rinunciare ai Klimt in cambio delle opere minori della collezione privata di Ferdinand.
Nel 1998, Maria Altmann chiede a un amico di famiglia, l’avvocato Randy Schoenberg – nipote di un altro importante ebreo viennese, il compositore Arnold Schoenberg – di intentare una causa contro il governo austriaco allo scopo di rientrare in possesso dei dipinti di Klimt. L’attribuzione della destinazione ultima dei dipinti suscita opinioni contrastanti, avendoli Adele Bloch-Bauer destinati alla Galleria Nazionale Austriaca, in una lettera scritta a suo marito. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1925, diversi anni prima dell’invasione nazista, Ferdinand però aveva reso nullo questo suo desiderio, scrivendo un testamento vincolante dal punto di vista legale, in cui nominava i nipoti suoi unici eredi. Quando l’Austria rigetta la richiesta di Maria, la donna è costretta a cercare giustizia nel sistema giuridico Americano, approfittando di una legge che consente ai cittadini americani di intentare cause contro i governi di altri Paesi rimanendo all’interno dei confini nazionali.
Dopo molti anni, Maria e Randy vincono la causa legale contro il governo austriaco, che tenta, tuttavia, di trascinarli dinanzi alla Corte Suprema. Dopo il parere favorevole di quest’ultima, l’Austria acconsente a un arbitrato interno alla presenza di tre giudici austriaci. Il 17 gennaio 2006, contro ogni previsione, i giudici annunciano il verdetto finale. Tutti e cinque dipinti di Klimt dovranno essere restituiti a Maria Altmann e alla sua famiglia. Lo stesso anno, i dipinti vengono esposti nella città d’adozione di Maria, Los Angeles, prima di essere venduti all’asta a collezionisti privati.
Il Ritratto di Adele Bloch-Bauer viene acquistato per 135 milioni di dollari dal magnate della cosmetica mondiale Ronald Lauder, ed esposto alla Neue Galerie di New York. A distanza di sessant’anni, finalmente Maria Altmann e la sua famiglia hanno trovato giustizia. Maria Altmann è morta nel 2011 all’età di 94 anni.
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