Dal 26 gennaio è nelle sale Hometown – La Strada Dei Ricordi, il documentario nato dalla volontà di due giovani ragazzi polacchi, Mateusz Kudla & Anna Kokoszka – Romer che hanno realizzato qualcosa di speciale: restituire con grande ironia una memoria molto dolorosa. Hanno scelto due grandi artisti, Ryszard Horowitz e Roman Polanski, e insieme hanno fatto una passeggiata per Cracovia.
Il documentario
Roman Polanski e Ryszard Horowitz sono tornati in Polonia per condividere i ricordi più personali della loro infanzia e giovinezza. Camminando per le strade di Cracovia, ripercorrono il passato e ricordano i momenti difficili della loro vita, durante l’Olocausto, quando si incontrarono nel ghetto ebraico costruito dai nazisti. Raccontano una storia di sopravvivenza – come Horowitz divenne uno dei bambini più giovani salvati da Oskar Schindler e come Polanski si nascose in un piccolo villaggio dopo essere fuggito dal ghetto, nella casa di una povera famiglia contadina.
E anche se sono sempre stati diversi – la loro passione li ha tenuti insieme. Hanno saltato la scuola per andare al cinema, hanno sviluppato le loro prime fotografie e si sono innamorati dell’arte. Nella triste realtà della Polonia comunista, contro il volere dei governi, hanno studiati i grandi artisti, hanno scoperto la bellezza del jazz e hanno iniziato a pensare di lasciare il paese. Da quando Polanski ha lasciato Cracovia per girare film e Horowitz è fuggito a New York per perseguire la sua carriera nel campo della fotografia, non hanno mai avuto la possibilità di rivedersi in Polonia. Ora, dopo molti anni, tornano a vedere tutti i luoghi che li hanno resi quelli che sono oggi.
Mateusz Kudla & Anna Kokoszka – Romer raccontano…
“Il film è un ritratto di Roman Polanski e del suo amico d’infanzia Ryszard Horowitz. Abbiamo voluto mostrare i due maestri da una prospettiva diversa dal comune, non come artisti di fama mondiale, ma come persone con una lunga esperienza, i cui successi affondano radici nella consapevolezza della guerra e del totalitarismo, del trauma e dell’alienazione. Portando i nostri eroi nei luoghi che li hanno plasmati, abbiamo voluto stimolarli a parlare di argomenti fondamentali che toccano ogni essere umano, come il passaggio del tempo, la memoria, la ricerca del senso e il tentativo di definire la propria identità. Nonostante le drammatiche esperienze e i difficili cambiamenti interni che sono accaduti in entrambi gli amici, ho voluto sottolineare nel film, ciò che mi ispira di più in loro – la fortissima voglia di vivere che ha permesso loro di liberarsi del destino e che li ha salvati dai giudizi della storia”.
“Miracolosamente, i sopravvissuti all’Olocausto – uno grazie a Oskar Schindler, l’altro grazie a contadini polacchi – nonostante il trauma che li ha segnati, non solo sono sopravvissuti, ma hanno anche trovato il loro posto nel mondo, hanno raggiunto incredibili successi e riconoscimenti a livello mondiale che, si direbbe, i ragazzi del ghetto di Cracovia non avrebbero mai potuto sognare”.
“La generosità degli artisti, le loro osservazioni, l’esperienza e l’umiltà verso il mondo, insieme ad uno straordinario senso dell’umorismo, danno speranza di aver girato una storia onesta e universale che appassionerà il pubblico interessato alle loro opere e tutti quelli che sono alla ricerca di risposte alle domande fondamentali più intime”.