Il grande addio

Il Grande Addio, Hollywood e un capolavoro chiamato Chinatown

Il grande addio - CopiaC’è un libro che tutto gli appassionati del Grande Cinema devono avere assolutamente in libreria. Si tratta de Il Grande Addioedito in Italia da Jimenez Edizioni – il nuovo libro di Sam Wasson che – in questo saggio che si legge come un romanzo – celebra il film Chinatown di Roman Polanski (1974), i protagonisti della sua lunga genesi e tormentata realizzazione, e la Hollywood degli anni Settanta. Sospeso tra la ricostruzione storica e politica, il noir, la biografia e il documentario, il tutto reso immersivo attraverso uno stile letterario, Il Grande Addio è uno scavo che permette di addentrarsi in un’opera maestosa per analizzarne tutti i piani di lettura.

Chinatown, nascita di un capolavoro

È il 1974 quando esce Chinatown di Roman Polanski, un film che si rivela in breve tempo un capolavoro. Protagonista del grande schermo non è semplicemente la storia di Jake Gittes, ma anche, e soprattutto, quella di Los Angeles, città simbolo nell’immaginario statunitense. Il film – testimonianza di un modo di fare cinema che di lì a poco sarà solo un ricordo –  viene indagato dalla raffinata penna di Wasson, un autore che qui reinventa un genere narrativo – più vicino alla letteratura che alla cronaca saggistica – proprio come la pellicola aveva reinventato un genere cinematografico (da noir a neonoir). Il Grande Addio ripercorre l’intero processo creativo di un film che ha fatto la storia del cinema restituendo al lettore la ricostruzione dettagliata non solo della genesi della storia, che ha per sfondo le California Water Wars, bensì di tutto il backstage.

Jack Nicholson e Faye Dunaway

Jack Nicholson e Faye Dunaway

I personaggi

Al centro del volume di Wasson ci sono diversi personaggi chiave, ed è attraverso i loro occhi e pensieri che il lettore viene trasportato nell’atmosfera febbrile che ha contraddistinto Hollywood alla fine dei suoi anni più audaci e creativi. Prima di tutti c’è ovviamente Roman Polanski, il geniale regista che aveva stregato la Mecca del cinema con le torbide ossessioni di Rosemary’s Baby e che stava cercando di elaborare il lutto per la tragica morte di sua moglie, Sharon Tate. L’autore ci guida dentro la testa fratturata di un Polanski bambino nel ghetto di Cracovia e adulto davanti alla porta insanguinata della villa di Cielo Drive.

Ecco poi la star del film, Jack Nicholson, l’ineffabile attore rivelatosi con Easy Rider, qui per la prima volta impegnato in un ruolo da protagonista. Per il leggendario attore – che di lì a poco avrebbe vinto il suo primo Oscar per Qualcuno Volò Sul Nido Del Cuculo – questo film rappresentò la (nuova, ennesima) svolta di una carriera nutrita nel profondo da una vita travagliata. Produttore di Chinatown è invece il visionario Robert Evans, che aveva ridato linfa all’agonizzante Paramount, trasformandola nel più fecondo e intraprendente degli studios. A Woodland, la sua residenza, tra le fontane della piscina, le ragazze in bikini e le orchidee sempre fresche si faceva la storia del cinema. Uno grande spazio se lo merita anche Robert Towne, l’angosciato e sempre inquieto sceneggiatore che voleva scrivere la storia della sua vita e non vincere un Oscar (che però avrebbe vinto). A Chinatown, Towne scriveva due storici film di Hal Ashby (L’ultima corvè e Shampoo) e intanto dava una mano a Coppola per risolvere le scene più delicate del Padrino: genio frenetico.

Roman Polanski sul set con Jack Nicholson

Roman Polanski sul set con Jack Nicholson

Hollywood

Ma il vero personaggio è proprio Hollywood, nella sua stagione più ribelle, avventurosa e creativa, dopo il classicismo ormai stantio della golden age e prima della svendita alle mega-corporazioni. Sam Wasson va alla scoperta della “nascita” di Los Angeles, avvenuta sulle macerie degli abusi di potere, della corruzione, della guerra dell’acqua, dell’addomesticamento del deserto, della mercificazione del sogno americano e dell’imboscamento dei segreti più terribili, uno dei quali – il più terribile di tutti – è il motore che fa girare Chinatown a un ritmo mai più eguagliato.

“Robert Towne disse una volta che Chinatown è uno stato mentale. Non solo un luogo sulla mappa di Los Angeles, ma una condizione di totale consapevolezza quasi indistinguibile dalla cecità. Sognare di essere in paradiso e svegliarsi al buio: questo è Chinatown. Pensi di avere capito tutto e realizzi che sei morto: questo è Chinatown. Questo è un libro sui vari Chinatown: quello di Roman Polanski, quello di Robert Towne, quello di Robert Evans, quello di Jack Nicholson, ciò che hanno fatto e ciò che hanno ereditato, la loro colpa e la loro innocenza, cosa hanno fatto bene, cosa hanno fatto male, e cosa non potevano fare nulla per fermare”.

Dall’introduzione

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