Uscirà oggi nelle sale Surrounded, l’opera prima della coppia Laura Girolami e Federico Patrizi, distribuito da Explorer Entertainment e prodotto dal guru dell’horror italiano, il regista Gabriele Albanesi.
Il film, che vanta già un primato riguardo alla distribuzione all’estero (sulla piattaforma iTunes in ben 67 paesi del mondo), si inscrive nel genere “home invasion” dove la sicurezza del focolare domestico viene violata ed infranta, un filone ad alto tasso di tensione come nei francesi Them e A L’interieur o negli americani The Strangers e nel recente You Are Next.
Girato in un’unica location (una villa “da qualche parte”, in aperta campagna), la storia mostra le terribili ventiquattro ore della vita di una giovane insegnante (Tatiana Luter) dopo che il marito, un avvocato (Daniel Baldock), si assenta per un viaggio di lavoro. Rimasta sola nella sua villa di campagna completamente isolata, la donna inizia ad essere perseguitata da invisibili e inafferrabili presenze, che la assedieranno sempre più con il sopraggiungere della notte.
Surrounded, che abbiamo visto in anteprima, è il notevole film d’esordio della coppia – anche nella vita – Laura Girolami e Federico Patrizi che lo hanno scritto, diretto e montato. Protagonista della storia è Maryann – interpretata da una bravissima Tatiana Luter – una giovane insegnate incinta di due mesi e mezzo. Carl, suo marito Avvocato, fa subito capire che i due hanno fatto sacrifici per arrivare ad aspettare quel bambino. Una volta che Carl parte per un Convegno Internazionale, Maryann si ritrova da sola in casa, una villetta persa nel nulla. Si troverà ben presto, e con crescente tensione, coinvolta in una serie di agguati da parte di un individuo vestito di nero con una maschera bianca. Con le prime luci dell’alba arriverà il sorprendente finale del film.
I registi, con la fotografia di Dario Germani, esaltano al massimo la location e l’ambiente per costruire e trasmettere allo spettatore tensione e angoscia. Il genere Horror viene rispettato in pieno e celebrato, anche con diverse (esplicite) citazioni. La maschera bianca del tizio che bracca la giovane donna ricorda la celeberrima maschera di Scream di Wes Craven; un’inquadratura dal basso che ritrae la Luter davanti ad una porta è la stessa che fece Stanley Kubrick (di persona) a Jack Nicholson in Shining, quando questi è stato rinchiuso nella dispensa. Una colonna sonora d’impatto riesce nell’intento di accrescere la paura nei momenti apicali, ma, soprattutto nella prima parte, è soprattutto il totale silenzio nella casa e nella aperta campagna circostante a giocare un ruolo primario.
La protagonista sembra portare con sé un “colpa” che continua a tacere nel silenzio della sua casa. Non ascolta la musica, non accende mai la tv. I mezzi tecnologici sembrano non esistere. I telefoni della villetta che squillano quando qualcuno la chiama, sono tutti apparecchi vintage (e antiche sono anche le suonerie, campanello della porta compreso). Così scompare anche il cellulare: nessun sofisticatissimo smartphone moderno compare nel film come strumento di salvezza.
Maryann si trova “circondata” come recita il titolo. Sola con i propri fantasmi di un passato recente che si vorrebbe bruciare e riavere allo stesso tempo. Le enormi vetrate del salotto la proteggono solo fino ad un certo punto. A livello visivo, si rivede qualche sfumatura hanekiana di Funny Games U.S., soprattutto nella location isolata dal resto del mondo, privata di ogni mezzo di comunicazione. Il tema “dell’altro”, l’aggressore-nemico che entra in casa per ucciderci, molto ricorrente nell’America post 11 Settembre 2001, perde anche in Surrounded la sua consistenza: il male è già dentro di noi, in casa, nel ventre di Maryann.
Per certi versi la Luter rappresenta anche la profonda paura della donna moderna, tra stalking perversi, vendette, femminicidi. Ma quello che accadrà a Maryann avrà motivazioni inaspettate, colorate di tutti quei sentimenti esasperati di questi tempi (di malessere) in cui ogni emozione si amplifica. Sempre più grande diventa così la responsabilità di ogni nostra scelta.
Giacomo Aricò