Al Festival du court mètrage di Clermon-Ferrand – il più importante festival di cortometraggi al mondo (Oscar & EFA Qualifying) in programma dal 31 gennaio all’8 febbraio – a rappresentare l’Italia, in anteprima mondiale, sarà Il Muro Bianco, il nuovo lavoro cinematografico di Andrea Brusa e Marco Scotuzzi. I due registi hanno scelto di raccontare nel nuovo film, prodotto da Andrea Italia e RaiCinema e distribuito da Zen Movie, un fenomeno drammatico e attuale come quello della presenza dell’amianto nelle scuole. Il Muro Bianco uscirà da marzo in 400 sale cinematografiche grazie alla FICE-Federazione italiana cinema d’essai.
Il Muro Bianco
L’Italia è stato il secondo maggiore produttore europeo di amianto fino al 1992, l’anno in cui è stato bandito, sessant’anni dopo che gli inglesi avevano scoperto che fosse cancerogeno. Una legge ne ha bloccato la produzione da un giorno all’altro, ma l’amianto e le sue fibre mille volte più sottili di un capello sono rimaste lì, tra case, scuole, ospedali, e se inalate possono avere conseguenze devastanti sulla salute: solo in Italia si registrano 6000 morti ogni anno. Quotidianamente nel nostro Paese 350mila studenti e 50mila tra professori e personale scolastico sono esposti alle fibre di eternit. L’Osservatorio nazionale amianto (Ona) rileva ogni anno la presenza della sostanza in circa 2.500 istituti. Ogni scuola si arrangia per tutelare come può gli studenti, insegnandogli tra le altre cose a non disturbare quella presenza eterna e minacciosa.
Il Muro Bianco è un progetto di interesse internazionale – sono numerosi i Paesi nel mondo che non hanno ancora bandito l’amianto e registrano migliaia di persone uccise dalla fibra killer – e che vedrà rappresentare il cinema italiano, dopo l’anteprima francese, in diversi festival e concorsi.
Andrea Brusa e Marco Scotuzzi raccontano…
“Il Muro Bianco è ispirato alla vera storia di una di queste realtà, una scuola in cui gli studenti sono stati lasciati in un edificio pieno d’amianto con la preghiera di non avvicinarsi ai muri, non correre, non sbattere le porte. Il film racconta di come una preside e una maestra hanno provato a gestire questa situazione folle e paradossale. Abbandonate dalle istituzioni, sono state costrette a trovare un modo per proteggere i loro piccoli studenti. Abbiamo voluto far respirare agli spettatori la presenza invisibile dell’amianto, il dramma dei protagonisti vive soprattutto nel loro smarrimento e nella prigione in cui si trovano intrappolate, da sole in un mondo gelido e rarefatto dove tutti sono fuggiti alle proprie responsabilità”.