Giovedì 5 maggio arriva nei cinema italiani Il Naso o la Cospirazione Degli Anticonformisti, film di animazione del veterano Andrey Khrzhanovsky, tratto da uno dei racconti più famosi della letteratura, “Il naso” di Nikolaj Gogol’, e dall’omonima opera buffa di Dmitrij Šostakovič.
Il film
Su di un aereo viaggiano il regista Khrzhanovsky e diverse altre personalità del mondo culturale russo. Parlando con un amico, Khrzhanovsky rievoca la storia de Il Naso, celebre racconto surreale di Nikolaj Vasil’evič Gogol’. Attraverso l’omonima trasposizione operistica di Dmitrij Šostakovič, facciamo così la conoscenza dell’assessore di collegio Kovalev, il quale una mattina si risveglia senza naso per poi scoprire che questi ha assunto vita propria trastullandosi per le strade di Pietroburgo con il titolo di “Maggiore”. Ma la vicenda di Gogol’ si interseca con quella dello scrittore Michail Bulgakov e della sua improbabile amicizia con Stalin, sbocciata a seguito di una lettera inviatagli in un momento di frustrazione artistica. Separatosi dal nuovo amico per un certo periodo, Stalin combatte la noia recandosi a teatro, scortato dal proprio stato maggiore. Lì assiste all’opera Il naso. Lo stile inconsueto e innovativo della partitura lascia il grande leader alquanto interdetto, al punto da sentirsi in dovere di mettere in guardia l’amato popolo (attraverso un lungo discorso-balletto) sulla necessità di recuperare i “classici” e di combattere con fermezza i “formalisti”. Il film si chiude con un dolente omaggio a tutti quegli artisti “anticonformisti” perseguitati, e talvolta giustiziati, dal regime staliniano.
La struttura
La pellicola trae origine da uno dei racconti più famosi della letteratura, Il Naso di Nikolaj Gogol’, e dall’omonima opera buffa in tre atti composta da Dmitrij Šostakovič tra il 1927 e il 1928. Suddiviso anch’esso in tre atti, chiamati “sogni”, il film rappresenta la realizzazione di un progetto su cui il Maestro del cinema di animazione Andrey Khrzhanovsky ha meditato per decenni, da quando il compositore, ormai anziano e malato, gli affidò le musiche originali del suo lavoro per trarne un’opera visuale. Il risultato è un viaggio nel tempo, un’operazione postmoderna ricca di citazioni artistiche, un caleidoscopio di animazioni di diversi stili che celebra quegli “anticonformisti” che si opposero alle imposizioni culturali del regime staliniano.
Il film è dedicato ai pionieri, agli innovatori dell’arte e della scienza, a coloro i quali anticiparono i tempi con il coraggio di andare controcorrente, a discapito del proprio benessere e spesso della vita. Il primo “sogno” è dedicato all’assessore di collegio Kovalev, che una mattina si risveglia senza naso. Sgomento, egli scopre che il suo organo olfattivo ha assunto un’identità propria muovendosi indisturbato per Pietroburgo nelle vesti di consigliere di stato. Lo sventurato Kovalev cerca di avvicinarlo per convincerlo a tornare al proprio posto, ma neppure le persone a cui domanda aiuto sembrano dargli retta, mostrando, al contrario, una sorta di venerazione per il nuovo personaggio. Il secondo “sogno” narra la curiosa storia dettata dallo scrittore Michail Afanas’evič Bulgakov alla moglie Elena Sergeevna. Secondo questa testimonianza, lo scrittore avrebbe inviato una lettera a Stalin firmandosi con il misterioso nome “Trampazlin”. Stalin, dopo averla letta, chiama al suo cospetto Bulgakov mostrandogli ogni sorta di benevolenza. Tra i due sembra così nascere un’amicizia, presto interrotta, però, dall’improvvisa partenza dello scrittore che deve assentarsi per un viaggio di lavoro. Triste e annoiato, il leader raduna i membri del suo stato maggiore per andare all’opera, dove è in scena proprio Il naso di Dmitrij Šostakovič.
Nel terzo “sogno” assistiamo all’adattamento di un’altra creazione di Šostakovič, l’opera breve Rayok antiformalista, elaborata in un lungo arco di tempo che va dal ’48 al ’68, in cui satira e grottesco si mescolano per narrare la drammatica campagna lanciata da Ždanov nel 1948, con cui gran parte dei compositori sovietici (dallo stesso Šostakovič a Prokof’ev e Kačaturjan) venne tacciata di “formalismo”.
Esteticamente questi tre “sogni” sono legati tra loro dallo spirito di Gogol’. Spiega Khrzhanovsky: «Gogol’ non è solo una figura centrale nella letteratura russa, ma è anche il pioniere delle diverse correnti che lo seguirono, dal realismo critico al surrealismo. Inoltre, è un geniale maestro del montaggio! Un maestro del collage, in un certo senso». A livello compositivo i “sogni” di Khrzhanovsky sono invece uniti dalle immagini di un aereo di linea. A bordo troviamo alcuni rappresentanti della moderna cultura russa: Rezo Gabriadze, Anatolij Vasil’ev, Jurij Rost, Kama Ginkas, Naum Klejman, Čulpan Chamatova, Leonid Fëdorov, Dmitrij Krymov, Viktor Golyšev, Jurij Arabov, Njuta Federmesser e altri attori, registi, critici, amici e collaboratori dell’autore del film. Tra loro spicca anche il nostro Tonino Guerra, un omaggio al poeta e sceneggiatore con il quale Khrzhanovsky condivise una lunga amicizia. Tutti, a bordo di questa nave del cielo, guardano gli schermi situati nella parte posteriore dei sedili, in cui scorrono immagini di film che hanno segnato la storia del cinema.
La presenza di questi schermi preannuncia fin da subito la natura multi-testuale del film stesso: è infatti da uno di questi schermi che prende vita l’animazione dell’opera. Dice il regista: «L’interno buio, dove di notte si illuminano centinaia di schermi che offrono storie diverse, è uno spettacolo bellissimo. Sentivo che sarebbe stato quasi impossibile comporre l’intero film con una sola tecnica. Così pensai che un aereo con più proiezioni fosse lo spunto perfetto per introdurre la combinazione di diversi stili e tecniche di animazione. Per me era altrettanto importante mostrare quante persone meravigliose mi circondano, mostrare una direzione comune verso la quale ci muoviamo. Amici e colleghi che amo, onoro e rispetto. Potevano essercene molti di più, ma purtroppo non è stato possibile sistemarli tutti su questo aereo virtuale. Da qui nasce l’idea di inserire fotogrammi di film di coloro che non potevano essere presenti, adattando una mia suggestione raccolta circa quindici anni prima, viaggiando su di un volo diretto in Argentina». Al motivo del volo è affidata anche la chiusura del film: immagini di molteplici aerei, ciascuno recante il nome di uno degli “anticonformisti” che in vita subirono la persecuzione del regime staliniano. Chi conosce la storia dell’URSS, vedrà in queste “navi del cielo” un’eco delle cosiddette “Navi dei filosofi”, le imbarcazioni con cui Lenin decise nel 1922 di esiliare gli intellettuali che si opponevano al potere bolscevico, momento simbolico in cui la cultura russa si divise in due: cultura sovietica e cultura dell’emigrazione.
Genesi del film
L’idea di adattare l’opera Il Naso per il grande schermo accompagnò Khrzhanovsky sin dalla fine degli anni Sessanta. Continua il regista: «Ne Il Naso, c’è una combinazione di genere, tecnica, stilistica ed estetica che mette insieme epoche diverse: la Pietroburgo di Gogol’ a tratti assume sembianze della realtà sovietica o della Russia di Putin. È una dimensione polifonica che in gran parte ha preso vita dall’intuizione, nella ricerca espressiva durante la fase concreta del lavoro. Così ho inserito sentinelle contemporanee nella Cattedrale di Kazan’ e messo telefoni cellulari nelle mani delle signore tra il pubblico. E all’ultimo momento ho pensato che sarebbe stato interessante imbrigliare i trasportatori di chiatte del dipinto di Repin all’equipaggio del Naso, mentre la folla del dipinto di Surikov La boiarda Morozova lo avrebbe salutato con la mano. Volevo che le immagini fossero il più dense possibile di dettagli e di sorprese. Nulla era premeditato in questo senso, spesso non riuscivo a immaginare l’aspetto di una scena prima che fosse finita. Il film si è costruito lungo un percorso durato molti anni, un’esplorazione straordinaria con una troupe straordinaria».