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Il Peccato, Andrei Konchalovsky alla scoperta del furore di Michelangelo

Evento speciale di chiusura alla 14. Festa del Cinema di Roma, giovedì 28 novembre esce al cinema Il Peccato – Il Furore di Michelangelo, il kolossal d’autore che il maestro Andrei Konchalovsky dedica a Michelangelo qui interpretato da Alberto Testone. Nel cast ci sono anche Jakob Diehl, Francesco Gaudiello, Orso Maria Guerrini e Massimo De Francovich.

Il film

Il Peccato ripercorre alcuni dei momenti della vita di Michelangelo per rivelare l’umanità più profonda del genio del Rinascimento attraverso la visione di Andrei Konchalovsky. L’Autore cerca di addentrarsi nel mondo dell’uomo del Rinascimento ricco di fantasie religiose, con tutti i suoi pregiudizi e tutte le sue credenze. Lo sguardo immaginifico del grande regista indaga un artista inarrivabile e un uomo in perenne ricerca, in lotta con i potenti del tempo, in conflitto con la sua famiglia e, soprattutto, con sé stesso. “Quando ho letto per la prima volta il verso di Michelangelo, la celebre Risposta allo Strozzi, ho trovato molto interessante l’invocazione al silenzio come antidoto al dolore e alla vergogna – racconta Konchalovsky non avrei mai pensato che Michelangelo potesse avere questa visione della vita e ho avuto voglia di conoscerlo meglio, di saperne di più. E ho iniziato a leggere molti libri su di lui, il suo epistolario ma anche le sue poesie da cui emerge il suo terribile temperamento”.

Un Michelangelo inedito

Comincia così il lungo viaggio, durato otto anni, che ha portato il Maestro Konchalovsky alla realizzazione de Il Peccato, un percorso che mette in scena un Michelangelo inedito, l’uomo pieno di difetti che si cela dietro il genio incomparabile e che in pochi conoscono. Un racconto cinematografico per rappresentare la sua proverbiale terribilità che allude sia all’impetuoso tormento del suo carattere – modesto e vanitoso, stravagante e misantropo, avaro e generoso, violento, permalosissimo e intransigente – sia all’altezza sublime e inarrivabile della sua arte.

Il Peccato 1

L’essenza del Rinascimento

Lontano dalla tradizione del biopic, Il Peccato si dispiega piuttosto su un preciso periodo della vita di Michelangelo raccontato attraverso la lente visionaria e immaginifica di Konchalovsky. Il regista spiega: “questo film è dedicato al grande Michelangelo ed è inteso come una “visione”, genere che fu popolare nel tardo Medioevo ed ebbe il suo culmine con la dantesca Divina Commedia. Questo genere offre ampie possibilità di interpretazione dei personaggi e dei fatti per far luce sulla coscienza del genio, uomo del Rinascimento con le sue superstizioni ed esaltazioni, il suo misticismo e la sua fede nei miracoli. Voglio quindi esprimere non solo l’essenza del carattere di Michelangelo, ma anche “sapori e odori” dell’epoca in cui è vissuto, sanguinosa e crudele, ma piena di ispirazione e di bellezza. La poetica del film nasce dall’intreccio tra la barbarie, che non intende ritirarsi dalla scena, e la straordinaria capacità dell’occhio umano di vedere la bellezza intramontabile del mondo e dell’uomo da trasmettere alle generazioni che verranno”.


EXTRA – Parola allo Storico dell’Arte Antonio Forcellino

C’è un Cinquecento cancellato dall’immaginario contemporaneo delle serie televisive e dei film hollywoodiani, che ci offrono un secolo fatto di mani troppo morbide, unghie laccate, capelli vaporosi, dove gli artisti, anche i grandissimi artisti come Raffaello, Michelangelo, Leonardo, sembrano delle cocottes accucciate ai piedi dei potenti. Nelle sue migliori espressioni questa messa in scena del Rinascimento somiglia più al mondo della moda con tutto il suo falso scintillio, che all’arte impregnata di sangue e di passione del Rinascimento italiano. Andrei Konchalovsky, con il suo film Il Peccato, ha frantumato questo finto universo rinascimentale inventato dal cinema e dalle serie TV. E non solo perché, da inarrivabile maestro del cinema qual è, ha saputo confezionare tecnicamente e visivamente un racconto inappuntabile fin nei dettagli, dove finalmente le mani sono tornate sporche e le unghie rotte dal lavoro, i capelli impregnati di sudore, della polvere del marmo, delle foglie d’oro e dell’azzurro di lapislazzuli con cui questi artisti cambiavano il volto del mondo”.

Il Peccato 2

Guardando questo film sembra di sentire perfino l’odore, o la puzza, degli ambienti spesso inospitali in cui si muove Michelangelo: della sua casa di Firenze e delle cave di Carrara dove cercava di estrarre le anime bianche che poi avrebbe consegnato al mondo e a noi, che ancora 500 anni dopo ci sbalordiamo di fronte a quelle anime di marmo. Forse la perfezione estetica e la cura filologica erano quasi scontate nelle mani di un maestro come Konchalovsky, ma quello che lui ha fatto, la vera forza del pugno con cui ha frantumato questo finto universo mediatico, ha radici nella sua creatività di artista. Solo un artista profondamente creativo poteva intuire e restituirci una figura come Michelangelo Buonarroti, la passione violenta della sua creatività sempre in bilico tra la grazia divina, un dono inspiegabile e l’ambizione scaltra, l’avidità, spesso la voglia di primeggiare che non si ferma davanti a niente, neanche davanti ai propri sentimenti”.

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Ecco, questo è il film di Konchalovsky, un capolavoro in cui si piange e si esce un po’ frastornati, tanto è diverso da tutto ciò a cui siamo stati abituati negli ultimi trent’anni, tanto è diverso da tutto ciò che quella finta narrazione vuole consegnare al nostro immaginario. Con Il Peccato si entra nelle case vere e nei sentimenti veri del Rinascimento, se ne sentono gli odori raffinati e i fetori insopportabili. Si esce dalla visione del film con l’impressione di aver capito finalmente qualcosa di importante, di aver capito che la chiave del Rinascimento italiano e del lavoro di Michelangelo fu il coraggio, forse troppo cinico, ma il coraggio di andare oltre tutti i limiti che avevano tenuto prigionieri gli uomini per mille anni, e oltre quei limiti aprire le strade che hanno portato alla nostra modernità. Nel bene e nel male il film sarà sicuramente ricordato come una delle poche chiavi di lettura offerte dal cinema moderno per l’arte del passato”.

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