Tralasciando la sua turbolenta vita privata (che non ci interessa più di tanto, ognuno può farsi l’idea che vuole liberamente), esiste un prima e un dopo nella carriera registica di Gabriele Muccino, che oggi compie 50 anni. C’è un dopo che racchiude i suoi lavori, da Padri e Figlie (2015) a Un’Estate Addosso (2016), ed altri precedenti, alcuni riusciti altri molto meno, girati negli USA. Ma c’è soprattutto un prima che invece rappresenta, a mio modo di vedere, il suo talento innovativo.
Un poker d’assi
Un poker di film girati tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila. Tutti prodotti da Domenico Procacci per la Fandango e con protagonista una giovane leva di attori diventati poi grandi, da Claudio Santamaria a Pierfrancesco Favino. Personaggi e protagonisti che incarnano l’indole stessa del loro regista: frenetici, irrequieti, eccessivamente passionali, esagitati. Giovani uomini e donne mossi da pulsioni, da istinti, stracolmi di sentimenti e pensieri repressi, sempre pronti a buttarsi a capofitto nella vita, a mandare tutto al diavolo per iniziare a vivere veramente. Liberando se stessi. Muccino ha così raccontato, con uno stile innovativo, gli adolescenti, i ventenni, i trentenni, e gli ultra quarantenni. Passo dopo passo, alzando il tiro, ma restando fedele a se stesso. A quel modo di raccontare le loro storie con un pathos e un climax emotivo che difficilmente manca il bersaglio. Andiamo a ripercorrerli insieme.
Ecco Fatto (1998)
Ecco Fatto è il primo film di Gabriele Muccino, una commedia frizzante che ha come protagonista un giovane Giorgio Pasotti nei panni di Matteo, un liceale cronico che da tre anni continua a fallire l’appuntamento con la maturità. La sua vita viene invasa dall’amore per Margherita (Barbora Bobulova), una ragazza slava più grande e intraprendente di lui, già inserita nel mondo del lavoro. Piterone (Claudio Santamaria) è il migliore amico di Matteo e, trovandosi nella stessa situazione scolastica, elabora un metodo per falsificare i registri dei Professori per essere ammessi all’esame. Mentre Matteo è divorato da una gelosia ossessiva per Margherita che gli fa perdere la testa, Piterone viene scoperto dal preside. La loro storia è raccontata attraverso i ricordi, i due infatti lavorano in una lavanderia. Piterone ha dunque passato l’esame, mentre Matteo, nel finale, si dimostra ancora inguaribilmente geloso nei confronti di Margherita.
Come Te Nessuno Mai (1999)
Autentico film cult per un’intera generazione di adolescenti, Come Te Nessuno Mai (foto copertina) è una vitale e poetica fotografia di un’epoca, quella degli studenti liceali di fine anni Novanta. Irrequieti e agitati, in cerca di ideali e soprattutto dell’amore. Una generazione figlia di genitori sessantottini che sente il medesimo bisogno di far sentire la propria voce, in un mondo che, ancora senza cellulari, inizia però a permettere loro un pò tutto. A partire dall’autogestione con cui si occupano della scuola, con scuse e motivazioni ben diverse (deboli) dalle lotte politiche e sociali dei propri genitori. Il protagonista è Silvio, ovvero Silvio Muccino, il fratello di Gabriele. Avere lo stesso nome del personaggio sottolinea la totale aderenza tra questo e il suo interprete, anche co-autore della sceneggiatura. Il film, che mette simpaticamente in mostra le diverse “classi” di ragazzi (il look e i vestiti indicano uno status e un credo politico ben preciso), raggiunge con le musiche di Paolo Buonvino, la follia e la poesia di quel momento della vita. Il fantasticare sotto le stelle, le prime amicizie, quelle che sopravvivono a tutto e quelle che si sgretolano dopo un tradimento. E poi l’amore, quello che “conta più di tutto“.
L’Ultimo Bacio (2001)
Probabilmente il film più famoso di Muccino, L’Ultimo Bacio è “la storia di tutte le storie d’amore“. Con un ritmo davvero unico e concitato, vediamo le relazioni in crisi di una generazione di trentenni che non vogliono crescere. In primis quella tra Carlo (Stefano Accorsi) e Giulia (Giovanna Mezzogiorno), che si amano e stanno per sposarsi e diventare genitori. Circondati da altre coppie in crisi (tra gli interpreti, ancora Pasotti e Santamaria, e poi Stefania Sandrelli e Sabrina Impacciatore), anche per loro le cose non sembrano andare per il verso giusto. Folgorato dalla straordinaria bellezza in fiore di Francesca (l’esordiente Martina Stella), incontrata al matrimonio dell’amico Marco (Pierfrancesco Favino), Carlo cede alla tentazione e tradisce Giulia. La scoperta del tradimento e la successiva sequenza (senza stacchi) che vede lo scontro acceso e furioso tra i futuri sposi è entrata nel cinema. Nel 2010 seguirà il più scadente e più commerciale Baciami Ancora, con Vittoria Puccini nei panni di Giulia, con i trentenni diventati ormai davvero adulti, ma ancora terribilmente irrisolti.
Ricordati di Me (2003)
Con Ricordati di Me, Muccino firma uno sconfortante ritratto di una tranquilla famiglia borghese. Ogni componente della famiglia protagonista, deve affermare se stesso, in modo egoistico, in cerca di riscatto: “vedrete quanto valgo, lo vedrete“. A partire da Carlo (Fabrizio Bentivoglio), che sognava di diventare uno scrittore famoso ed è finito a lavorare in una azienda finanziaria. La moglie Giulia (Laura Morante) avrebbe invece voluto fare l’attrice, ma ha scelto la più sicura professione di insegnante. Le giovanili aspirazioni vengono risvegliate dalle velleità artistiche della figlia Valentina (Nicoletta Romanoff), disposta a tutto pur di diventare una velina. Completa il quadro di famiglia il diciannovenne Paolo (Silvio Muccino), alle prese con gli esami di maturità e le prime delusioni sentimentali (con una giovane Giulia Michelini). Giulia torna a recitare in un piccolo teatro off, Carlo riprende il suo incompiuto romanzo, spinto dalla passione che riesplode per una sua vecchia fiamma (Monica Bellucci). Ancora una volta, vince un ritmo e una capacità di racconto davvero unica.
Ultimo esempio di un poker di film che, seppur con l’eccesso, hanno saputo raccontare con realtà una società che iniziava il nuovo millennio piena di sogni, pulsioni e la voglia di affermarsi.