Dopo l’anteprima veneziana di settembre, lo scorso 6 ottobre Suburra – La Serie è sbarcata su Netflix. La serie – composta da dieci episodi – è diretta da Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi e rappresenta il prequel dell’omonimo film uscito nel 2015, a sua volta ispirato dal romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini. Sfondo e protagonista della storia è Suburra, un quartiere dell’antica Roma dove – ancora oggi, dopo millenni – si incontrano segretamente potere e malavita. Dove si muovono animali criminali, voraci e ferocemente pericolosi. Come Livia Adami, il personaggio-rivelazione della serie interpretato magnificamente da un’attrice di teatro che, per la prima volta, ha recitato davanti ad una macchina da presa: Barbara Chichiarelli.
Già alla 74. Mostra del Cinema di Venezia, alla première di Suburra – La Serie (presentata lo scorso 2 settembre nella sezione Cinema nel Giardino), la prova di Barbara Chichiarelli venne applaudita dalla critica. La sua Livia, sorella di Aureliano (Stefano Borghi) è una donna criminale tutta d’un pezzo, dura e implacabile. Barbara l’ha resa con naturalezza e credibilità, come solo i grandi attori sanno fare. Cameralook.it ha deciso di intervistarla.
Barbara, prima di tutto volevo chiederti le emozioni che hai provato alla 74. Mostra del Cinema di Venezia, in occasione della presentazione di Suburra – La Serie. Cosa ha rappresentato per te quel momento? Sia a livello professionale che a livello umano…
Anche se non ero lì fisicamente, ero molto emozionata e lo sono tuttora. Per me ha rappresentato un traguardo insperato e sognato.
Che soddisfazione è stata per te leggere e sentire tutti questi commenti positivi? È nata una stella?!
Non mi aspettavo tutte queste parole meravigliose. C’è una parte di me che ancora fatica a crederci! E’ nata una stella?! Parliamone tra vent’anni…
La critica è rimasta sbalordita dalla tua interpretazione. Il merito è tuo, ma anche di Livia, il personaggio che interpreti. Chi è Livia? Come l’hai preparata? Quanto ci hai messo del tuo carattere?
Livia è una donna forte e determinata, è una mamma, una moglie, una nemica. È una donna che si ritrova a portare sulle spalle pesi che non le appartengono, e responsabilità altrui. Se ne fa carico apparentemente senza battere ciglio. L’ho vista da subito così, e non mi è stato difficile darle vita perché condivido alcuni aspetti caratteriali con lei, pur venendo fortunatamente da altri contesti sociali.
Com’è stato lavorare con un grande regista e attore come Michele Placido? Qual è stata la lezione più importante che ti ha dato?
Ho cercato di ascoltare ed imparare il più possibile, è stato divertente, sono lusingata che il mio “battesimo” cinematografico sia avvenuto con lui! La lezione più grande è stata poter conoscere la sua vitalità, vederlo lavorare!
Dopo Romanzo Criminale e Gomorra, anche Suburra diventa una serie. Tu cosa pensi della versione film? La serie in che cosa secondo te gli anche superiore?
Le serie sono la forma narrativa più potente della contemporaneità come negli ultimi cinquant’anni lo sono stati i film. Mi piacerebbe confrontarmi anche con le sfide del cinema in futuro, per il momento ho molto apprezzato la possibilità che la serie offre di andare nel profondo, di cogliere tutti gli aspetti umani di un personaggio e sociali di una città come Suburra ha fatto con Roma.
Facciamo un passo indietro, torniamo in teatro. A differenza del piccolo e grande schermo, in teatro il pubblico lo vedi, ogni sera, lo respiri. Com’è stato il debutto in una serie tv rispetto ad un debutto teatrale?
Molto diverso ovviamente. Il teatro è un “qui e ora” che prevede un duro lavoro a priori e poi un salto nel vuoto verso il pubblico. Il feedback è immediato, il pubblico si respira appunto. Il cinema ha tempi più lunghi di lavorazione, di concentrazione e di fruizione, è un’altra forma di linguaggio, un altro tipo di investimento fisico ed emotivo per un attore.
A novembre sarai in tour (dal 2 al 5 novembre al Teatro Storchi di Modena, dal 7 all’8 novembre al Teatro Secci di Terni e dal 10 al 12 novembre al Teatro Morlacchi di Perugia) con Il Libro di Giobbe. Ce ne puoi parlare rapidamente?
Che dire….sono emozionatissima! Spero che il pubblico possa apprezzare a pieno lo spettacolo, e soprattutto che venga numeroso! Noi daremo il meglio questo è garantito!
Nel 2018 (dal 17 al 27 maggio) invece riporti in scena al Piccolo di Milano Santa Estasi…
Sì…e sono molto contenta, perché recitare al Piccolo è sempre stato uno dei miei sogni. È un progetto a cui tengo tantissimo, spero che Milano posso accoglierlo nel migliore dei modi!
Torniamo a Suburra, una fotografia piuttosto inquietante di Roma e di questo periodo storico alquanto caotico. Una jungla in cui regna egoismo, sete di potere e disperazione e dove mancano sempre più punti di riferimento. Come attrice e come donna, che responsabilità ti senti nel dare forma e sostanza a Livia, ovvero un personaggio figlio del nostro tempo?
I personaggi di Suburra sono tutti antieroi, o al massimo vittime, questo sembra un riflesso di ciò che è Roma al momento, una città con poca speranza, in cui tutto crolla e poi si ricrea, senza eroi da celebrare o da seguire. Raccontare Roma con gli occhi di Livia non è stato facile, perché è una donna lontana da me come valori e attività, ma soprattutto perché Roma è la mia città. La speranza è che da una presa di coscienza maggiore di alcune dinamiche e interessi possa innescarsi un cambiamento nei romani e non solo in loro.
L’arte, però, ci salverà. In questo senso, quanto sono importanti serie come Suburra? Qual è il messaggio che vorresti arrivasse al pubblico?
Vorrei che il pubblico si indignasse. Siamo artefici del nostro destino come della nostra felicità, possiamo e dobbiamo cambiare stile di vita e passo, non è facile ma è necessario!
Come spettatrice, ami di più i film o le serie tv? Ma la domanda può anche essere: utilizzando Netflix ti scatta un po’ di nostalgia della sala buia del cinema?
Sono una spettatrice esigente e curiosa, amo tutto ciò che è ben fatto, che sia cinema o serie televisive, l’uno non esclude le altre. Il cinema come edificio rimarrà per sempre uno dei luoghi più affascinanti per me, come del resto il teatro!
Da attrice teatrale appassionata ad autentica rivelazione di una crime fiction. Qual è il tuo prossimo obiettivo? Perché i sogni non devono morire mai?
Continuare a crescere professionalmente e umanamente, continuare a lavorare sempre meglio e provare a dare un contributo al mondo in questo modo. I sogni mi aiutano a camminare, sperare e sorridere.
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