Stasera, domenica 15 marzo, alle 21.25 su Rai 1 andrà in onda in prima tv Bella Da Morire, la serie crime – prodotta da Cattleya con Rai Fiction – in 4 puntate diretta da Andrea Molaioli che denuncia e condanna un orrore della società contemporanea: il femminicidio. Un tema, quello della violenza sulle donne, che negli ultimi anni purtroppo è rimasto sempre d’attualità, ancor di più adesso all’interno dell’emergenza Coronavirus: le donne che versano in situazioni problematiche o vittime di violenza in ambito domestico, in questi giorni stanno vedendo un drastico peggioramento della propria situazione, in compagnia del maltrattante.
Intervista a Benedetta Cimatti
In Bella Da Morire, Eva Cantini, un’ispettrice di polizia (interpretata da Cristiana Capotondi), indagherà su un femminicidio (in un paese in riva al lago, la ragazza più bella, “la regina dei cuori infranti“, viene trovata morta). Un gruppo di donne forti, emancipate ed appassionate del proprio lavoro, cercheranno insieme di ottenere giustizia sia per la ragazza uccisa, sia per ogni altra donna che si è vista privata della vita o della propria voce. Tra le protagoniste della serie, nei panni della sorella di Eva, c’è Benedetta Cimatti, giovane attrice faentina che già da diversi anni abbiamo apprezzato soprattutto in tv in diverse serie (dal debutto in Fuoriclasse 2, a L’Ispettore Coliandro, da La Strada di Casa a La Porta Rossa 2) ma anche al cinema (nella commedia di Luca Miniero, Un Boss in Salotto e nel film In Un Giorno La Fine di Daniele Misischia). Interprete versatile e appassionata, dallo sguardo profondo e deciso, abbiamo avuto il piacere di intervistarla.
Benedetta, stasera andrà in onda in prima serata su Rai 1 Bella Da Morire. Una serie che, nonostante il delicatissimo momento che stiamo vivendo, non deve farci dimenticare quanto sia importante la lotta contro i femminicidi ed ogni forma di violenza nei confronti delle Donne. È soprattutto questo il messaggio della serie?
Assolutamente sì. È una storia al femminile di donne coraggiose, forti e appassionate pronte a fare e a dare giustizia. Donne che non si voltano dall’altra parte ma che combattono instancabilmente per restituire un volto a chi lo ha perduto, le parole a chi non può più gridare. Lanciando un forte messaggio di solidarietà e di denuncia verso qualsiasi forma di violenza sulle donne.
Tu interpreterai la sorella di Eva, Rachele, un giovane mamma single del piccolo Matteo. Una giovane donna che sta attraversando un periodo complicato. Cosa puoi dirci di lei? Quanto della tua anima hai messo in questo personaggio?
Rachele è un universo sopra le righe ma fragilissimo, che grida disperato ma dentro di se. È una voce fuori dal coro, una giovane donna con un passato e una storia più grandi di lei. È stato in assoluto il personaggio più forte e complesso che mi sono mai trovata a dover interpretare. Ho dovuto trovare corde mai sfiorate prima, andare in profondità come non avrei mai pensato di riuscire a fare ma che grazie all’occhio registico e sopratutto umano di Andrea Molaioli è stato possibile. E lo ringrazierò sempre per questo.
Cristiana Capotondi, Lucrezia Lante della Rovere, Margherita Laterza, Elena Radonicich, Giulia Arena. La serie ha visto all’opera un cast soprattutto al femminile. Com’è stato lavorare con le tue colleghe? Sentivate una responsabilità maggiore per via dell’importante storia/messaggio che questa serie racconterà?
Io mi sono trovata a lavorare soprattutto con Cristiana Capotondi essendo sua sorella nella serie ed è stato un rapporto di condivisone meravigliosamente vero e sentito. Siamo state sorelle io e Cristiana, lo siamo state veramente e la ringrazio per avermi messa nelle condizioni ideali di arrivare a creare un’intesa così forte. Sulla responsabilità sì, l’ho sempre vissuta in prima persona anche come un’enorme fortuna per poter arrivare direttamente dentro le case di tutti e parlarne, con gli strumenti del nostro mestiere, vissuti ed emozioni, per raccontare la violenza sulle donne, non solo quella visibile ma invisibile, di poter dar voce a storie che meritano di essere raccontate e ascoltate e allora diventa una responsabilità enorme alla quale noi tutte e tutti abbiamo deciso di partecipare attivamente mettendoci al servizio di un pubblico che dovrà crederci e lottare con noi, contro pregiudizi e convinzioni comuni.
Anni fa, parlando di qualche ragazza che mi piaceva, esclamavo “è bella da morire”. Oggi questa frase, che è anche il titolo della serie, assume altri contorni, drammatici, terribili. Secondo te, per una donna, la bellezza può diventare anche una “condanna”? Può – in una società come la nostra sempre più dominata dagli istinti e sempre meno dai sentimenti – una donna aver “paura” di essere bella?
Per le donne oggi la bellezza continua ad essere una condanna, e non parliamo solo dei casi gravissimi ma anche dell’essere considerata “involucro”: una bambola confezionata al quale poter rivolgere qualsiasi tipo di commento e insulto verbale solo perché bella. Quante volte nel mio piccolo mi sono sentita dire “Non devi uscire di casa così, truccata e vestita in questo modo! Sei troppo bella poi attiri le attenzioni sbagliate“. Questo spaventa perché non si pensa di dover porre fine alla violenza ma invece al più di controllarla, di limitarla. Bisognerebbe invece cambiare il pensiero che c’è di base sulla donna stessa. Solo così, forse, potremo iniziare a pensare ad una nuova vita e libertà per le donne.
A proposito, per te cos’è che rende bella una donna?
La sua creatività e fantasia che da sempre la distinguono. Un mondo di colori lucenti, che sanno amare e sanno amarsi, profondamente. La bellezza fisica prima o poi sfiorisce per tutti, cerchiamo di essere sempre più belle dentro, realizzate e senza paura di mostrare la nostra identità.
I social, soprattutto Instagram, vedono diverse ragazze e donne, siano esse famose o meno, condividere un’immane quantità di immagini e selfie, spesso al limite della volgarità, dove il corpo viene molto ostentato (e dove il corpo stesso è sia medium che messaggio). Tu cosa ne pensi?
Penso che queste donne siano vittime di una società che purtroppo le vede sempre più schiave di una bellezza puramente fisica, di un corpo. Concentrano l’attenzione sul contenente e non sul contenuto che hanno perché probabilmente pensano non interessi a nessuno, almeno questo è un mio pensiero. Mi è capitato di leggere i commenti che scrivono certi uomini sotto a queste foto e mi sono venuti i brividi. Spero con tutto il cuore che prima o poi questi brividi possano provarli anche queste donne e cercare di andare in una direzione diversa, in primis per se stesse ma anche per il messaggio comune che mandano ad altre donne, soprattutto le più giovani. Abbiamo una responsabilità nei confronti delle nuove generazioni.
Da spettatrice appassionata di cinema che attrici modello hai avuto? C’è un personaggio femminile della cinematografia che ti è rimasto impresso nel cuore?
Anna Magnani, lei. Il primo amore non si scorda mai. Per me sarà sempre e solo l’unica e dei suoi personaggi custodisco sempre Maddalena Cecconi in Bellissima di Luchino Visconti.
Teatro, cinema, tv. Quanto ti prepari a recitare hai un momento tutto tuo, come un rituale, prima di entrare nel tuo personaggio? Quanto è importante per te guardarsi allo specchio negli occhi?
Allo specchio mi ci guardo poco perché spesso non riesco a prendermi sul serio e magari sorrido! Sulla preparazione sono abbastanza scrupolosa. Ho bisogno di diversi giorni di solitudine per poter prima fare una buona memoria e quando questa è salda lascio passare qualche altro giorno e metto le intenzioni e da queste poi nascono le emozioni e lì lascio fare a loro. Sembra molto tecnico ma in realtà poi diventa tutto naturale.
Ad aprile parteciperai ad un’altra serie, questa volta di genere medical, di Rai 1: Doc – Nelle Tue Mani. Cosa ci puoi anticipare?
Che sarà una serie sicuramente diversa, un prodotto nuovo, scritta e recitata benissimo e con un cast di attori pazzesco. È stato un grande piacere partecipare e recitare insieme al protagonista Luca Argentero, bravissimo collega e persona eccezionale!
La situazione legata al Coronavirus è pesantissima, stiamo vivendo un incubo. Qualche giorno fa è circolata la fotografia di un’infermiera dell’Ospedale di Cremona allo stremo delle forze, distrutta, dopo un devastante turno di lavoro. Le Donne, come ogni Madre fonte di vita, ci accolgono, ci curano, ci salvano. Tu cosa ne pensi?
Penso che in questo momento così delicato e difficilissimo il nostro grazie più sentito debba proprio andare a queste professioniste e a questi professionisti che con il loro sacrificio e dedizione ci permettono di rimanere nella serenità delle nostre case e per questo il nostro contributo a rispettare la legge deve essere massimo! Bisogna trovare una collettività ora più che mai che ci unisca e che possa aiutare praticamente. Donne che accolgono, curano, salvano come dici tu insieme agli uomini però, che rispettano, amano e accettano questa creatività delle donne. Se questa unione e questo amore profondo riuscissimo a farlo vivere e a mantenerlo nel tempo allora forse avremmo dato davvero un contributo fondamentale al mondo stesso.
Intervista di Giacomo Aricò