Gli scorsi giorni al Festival del Cinema di Roma Tulipani di Seta Nera è stato premiato un film molto importante, Gramigna – Volevo Una Vita Normale per la regia di Sebastiano Rizzo. Uscita nelle sale lo scorso novembre, la pellicola l’esemplare e coraggiosa storia di Luigi Di Cicco (liberamente ispirata al libro testimonianza scritto dallo stesso Di Cicco con Michele Cucuzza, lo trovi QUI), un uomo che ha deciso di ribellarsi alla camorra e ad un destino già scritto.
In particolare, Gramigna ha ricevuto due premi. Il primo alla Produzione, la Klanmovie Production (a Roma rappresentata da Alfonso Santoro e Vincenzo Pezone), il secondo allo straordinario interprete del film, Gianluca Di Gennaro, premiato come Miglior Attore Protagonista. La sua prova, il suo personaggio, sono la forza del film e del suo messaggio, soprattutto rivolto ai giovani. Quello di ribellarsi: Luigi Di Cicco, figlio di un camorrista, ha detto no alla malavita. Per questo motivo, per la sempre attuale impoortanza che ha e dovrà continuare ad avere questo film, ho deciso di intervistare Gianluca Di Gennaro.
Gianluca, prima di tutto complimenti per questo riconoscimento. Per un giovane attore come te cosa rappresenta questo premio?
Ricevere un premio è un po’ come tornare bambini, la sensazione è quella di ricevere un buon voto dopo un compito in classe..In questo caso ricevere il consenso di persone del settore dopo aver svolto un lavoro è decisamente gratificante, ti consente di avere maggiore determinazione e un briciolo di consapevolezza.
Gramigna è uscito nei cinema lo scorso novembre ma, come capita solo ai grandi film, è destinato a far riflettere sempre, anche al di là dei premi ricevuti a Roma. Diventando un simbolo, quello di una gramigna, appunto. Credi sia questa la sua forza?
Gramigna è diventato un progetto, nasce da un libro, diventa film ma la cosa più importante è che rimane una storia vera! È l’esempio del fatto che non esistono destini segnati, e che non si deve parlare di camorra come se fosse una malattia dalla quale non si può guarire.
La pellicola nasce dalla vera storia di Luigi Di Cicco, figlio di un camorrista che ha scelto di ribellarsi alla malavita. Cosa pensi di lui? Cosa ha significato per te interpretare la sua vita?
Luigi ci ha insegnato che basta avere gli “anticorpi” e tanta forza di volontà…Da attore napoletano non potevo desiderare un ruolo diverso per evidenziare un riscatto sociale!
Gramigna è un film di grande valore socio-culturale. Il regista Sebastiano Rizzo ha citato una frase del maestro Francesco Rosi: “I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, autentica è, invece, la realtà sociale e ambientale che li produce”, riferendosi a Le Mani Sulla Città. Quanto Gramigna invece punta a ribaltare la realtà e a combattere il male?
Da un punto di vista cinematografico sappiamo tutti che il cinema non deve essere necessariamente pedagogico, spesso si raccontano storie solo per il piacere di farlo. Il discorso diventa invece più delicato quando molti ragazzi prendono spunto o tendono a mitizzare quello che vedono in tv, in questo caso Gramigna tende a bilanciare quanto ci viene proposto dai mass media, ovvero una percentuale altissima di storie che rappresentano il male senza alcuna via d’uscita e pochissimi esempi positivi.
Il film lancia un messaggio ai più giovani, che sono costantemente alla ricerca di valori, stili, ma anche di stimoli e mode, in un tempo dove spesso gli ideali sono confusi e alterati dalla mancanza di certezze e riferimenti stabili. Cosa pensi della tua generazione? Quanto diventa vitale continuare a osare, cambiare, fare e sognare?
La mia è una generazione in bilico, ma mi ripeto sempre che se ora la situazione non è delle migliori il problema forse è nato già da un paio di generazioni. Siamo il risultato di chi ci ha preceduto. Oggi è fondamentale essere curiosi, ed è sempre più difficile avere una cultura ed informazioni “incontaminate”. Mi accontenterei se per magia sparissero alcuni programmi televisivi e tutti gli smartphone che ci rendono zombie lobotomizzati..
Prossimi progetti: dove ti vedremo?
Ad ottobre (data da definire) uscirà Capri Batterie ultimo film per il cinema di Mario Martone in cui sarò coprotagonista. In queste settimane termino le riprese di Cobra Non è opera prima di Mauro Russo, film “poco italiano” decisamente pulp, fiero di esserne il protagonista. A breve torno in Svezia per la terza serie di Var dit ar nu, prodotto dalla jarowsky. Serie di punta della Svt che sarebbe un po’ come la nostra Rai in Svezia.
Intervista di Giacomo Aricò