Prima che i cinema chiudessero, soltanto poche settimane fa nelle nostre sale usciva Creators – The Past, il primo kolossal di fantascienza made in italy diretto da Piergiuseppe Zaia. In quel film – metaforico e profetico – il nostro pianeta sta andando alla deriva, esattamente come sta avvenendo nella realtà. E non mi riferisco solo alla Pandemia da Covid 19. Penso all’Uomo, violento e sempre più bramoso di potere, che ha sempre (di più) sfruttato la Terra fino a modificarne irreveribilmente il clima. Nella storia di Zaia, senza anticiparvi nulla se non lo avete ancora visto, la salvezza è rappresentata da una Donna, Sofy, l’eroina del film, interpretata da Jennifer Mischiati.
Intervista a Jennifer Mischiati
Sguardo magnetico e bellezza affascinante ed elegante. Dopo aver mosso i primi passi come modella, Jennifer Mischiati ha poi intrapreso la strada della recitazione, la sua (vera) grande passione. Una passione che – tra Italia e USA – ha saputo esprimere non solo al cinema, ma anche in televisione e in teatro. Determinata, caparbia e di grandi ideali: Jennifer è proprio come la sua Sofy. Per me è stato un grande piacere intervistarla.
Jennifer, sulla locandina di Creators – The Past di Piergiuseppe Zaia, il tuo volto è al centro, esattamente come Sofy, il tuo personaggio, è al centro della storia. Che emozioni e che ricordi ti ha lasciato quest’esperienza?
Mi ha lasciato moltissimo, lavorare al fianco di grandi nomi ma soprattutto grandi professionisti è un qualcosa che ti arricchisce moltissimo, professionalmente ed umanamente. E’ stato un ruolo per cui ho lottato e perciò un’ulteriore soddisfazione. Inoltre si è anche rivelato un ambiente lavorativo stupendo, pieno di bellissime persone provenienti da tutto il mondo e ho bellissimi ricordi. Mi sono davvero divertita molto.
Il kolossal di Zaia diventa metaforico. I Creators si trasformano, assumono volti e fattezze che mutano, come le maschere veneziane, identità sfuggenti legate ad un mondo di apparenza. Non pensi che in quest’epoca, più che mai, le persone vivano in più realtà e dimensioni parallele?
Sì, assolutamente. Al di là delle credenze di ognuno, mi sembra che questo film, metaforicamente parlando, contenga un buon tropo del mondo in cui viviamo.
Dopo gli inizi come modella, hai studiato recitazione e a Los Angeles hai frequentato con grande soddisfazione l’American Musical and Dramatic Academy (AMDA). Com’è il modo di studiare e fare cinema negli USA? Penso anche alla tua esperienza in Little America di Kenneth Marken…
E’ stata per me un’esperienza magnifica ed unica. Essendo Los Angeles diventata la culla del cinema mondiale, sicuramente la cosa che salta più all’occhio è che la “recitazione” venga sicuramente presa più sul serio, senti meno il classico –cosa fai nella vita?- -L’attrice- -Si vabbè ma nella vita, come lavoro dico, che fai?– Inoltre l’approccio americano a questa carriera(ma in generale alla vita), seppur oggettivo ed onesto, è sicuramente più ottimista. Si dice –Quando…- non –Se…- e per una come me, per cui le parole sono molto importanti, fa un’enorme differenza.
In primavera a teatro sarai diretta da Douglas Dean nel Macbeth di Shakespeare. Rispetto al set (cinema o tv), cosa ti regala il palcoscenico? Cosa provi ogni volta che reciti davanti ad un pubblico?
E’ un’emozione unica ed indescrivibile. Anche se il cinema è il grande amore della mia vita, il teatro resterà sempre il mio primo amore, quello che non si scorda mai, e che anche a distanza di anni riesce ancora a strapparti un sorriso. Il pubblico è vivo, lo senti, diventa parte di te. C’è uno scambio reciproco di energia pulsante, emozioni vivide che si alimentano a vicenda. Li senti respirare con te, tenere il fiato insieme a te, emozionarsi con te ed è un qualcosa che non si può spiegare fino in fondo.
Dive del passato, italiane e non. Quali sono le tue preferite? Quanto questi miti del cinema ti hanno ispirato negli anni?
La donna e attrice italiana del passato che più ammiro in assoluto è la Magnani, cruda, vera, onesta, con una forza pazzesca. Del presente, le mie luci guida sono Meryl Streep, Cate Blanchett e Jennifer Lawrence, tutte molto diverse tra loro ma accomunate da un carattere forte e un po’ fuori dal coro, grande coraggio e la capacità di creare ogni volta personaggi unici e irripetibili.
Sono anch’io un classe 1986. Siamo una generazione “di mezzo”, per noi c’è un Prima e Dopo Internet. Siamo cresciuti senza internet e social, telefonavamo e scrivevamo su carta lettere d’amore. Oggi i ragazzi vivono in un mondo fortemente interconnesso, quasi totalmente digitale, che, come tutte le cose, ha pregi e difetti. Tu cosa ne pensi di questa nuova “dipendenza” tecnologica? Come la vivi?
La uso e forse come tutti un po’ ne abuso, seppur detestandone molti aspetti. A dire la verità è e può essere una grande risorsa ma anche una pericolosa condanna e quando mi fermo a pensarci non ti nascondo che mi fa un po’ paura… gli scenari raccontati da Orwell diventano sempre più reali e questo mi spaventa. Il progresso e la tecnologia ci ha certamente portato moltissimo ma ci ha anche tolto molto. Sta creando una generazione sempre più anestetizzata, disconnessa, annoiata e molto, molto sola. A me manca moltissimo il pre-cellulari e pre-social, quando imparavi l’emozione e la trepidazione dell’attesa, il telefonarsi a casa, scriversi su quadernini o diari o lasciarsi lettere e bigliettini…
Il momento che stiamo affrontando è nuovamente-drammaticamente delicato. Tu come lo affronti? Cosa ti spaventa di più? Quanto il tuo lavoro – l’arte/lo spettacolo – può aiutare sia chi sia chi lo pratica sia chi ne fruisce?
Purtroppo in questi giorni si è concretizzata una grande paura che noi artisti stavamo vivendo, ovvero la nuova chiusura di cinema e teatri, siamo uno dei settori più penalizzati seppur uno di quelli più controllati e controllabili almeno per quanto riguarda il mantenimento della sicurezza per il pubblico eppure rieccoci qui a fronteggiare una nuova chiusura che rischia di dare un colpo di grazia ad un settore già fortemente martoriato. C’erano già realtà, anche medio grandi, che non avrebbero più riaperto e ora la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Anche molti set hanno deciso di rimandare le riprese, io ho tre progetti rimandati a Marzo/Aprile del prossimo anno, ma la vera paura è che per quella data la situazione potrebbe non essere variata di molto. So che tutti i settori sono importanti e nessuno merita di essere penalizzato e in questa situazione così delicata può sembrare futile parlare di arte e spettacolo perché certamente molti penseranno che ci siano cose più importanti, eppure l’arte e lo spettacolo sono e sono state sempre “ARIA” e in un momento così difficile e delicato un po’ d’aria ci farebbe bene. Inoltre può essere un buono strumento per far riflettere, sensibilizzare, “istruire”, educare, a maggior ragione in questa nuova realtà in cui dovremmo imparare a convivere.
Intervista di Giacomo Aricò