In occasione della Festa Internazionale della Donna, oggi pomeriggio a Roma (ore 17,15 in via Bixio 80/A) si terrà un bellissimo appuntamento intitolato Donne nell’Arte, un omaggio alle donne che lavorano nel campo artistico con proiezioni, anteprime, trailer, cortometraggi, spot, videoclip, presentazioni di libri, dibattiti e uno speciale su Anna Magnani. A questo evento – promosso dall’associazione culturale Romarteventi e Cinema D’Autrice di Elena Tenga, in collaborazione con Apollo 11 e con la direzione artistica di Francesca Piggianelli – prenderà parte anche la regista Laura Luchetti che presenterà il suo ultimo cortometraggio di animazione Bagni, un piccolo gioiello che ha riscontrato un grande successo in molti festival finendo anche nella cinquina finalista dei Nastri d’Argento 2016. Un corto in cui ritroviamo lo stile malinconico, dolce e raffinato della Luchetti, autrice al cinema dell’apprezzato Febbre da Fieno (2011) e ora alle prese con il suo secondo lungometraggio. Dei suoi lavori e di questa giornata dedicata alla Donna abbiamo parlato con lei.
Innanzitutto, dopo il suo esordio con Febbre da Fieno, so che sta lavorando al suo secondo film. Cosa ci può anticipare?
Fiore Gemello il mio secondo film è la storia di due ragazzini in fuga che lottano per riconquistare la propria innocenza massacrata da una realtà durissima che li ha segnati entrambi. Il film verrà interamente girato in Sardegna e le riprese cominceranno tra pochissimo…
Oggi, in occasione dell’evento Donne nell’Arte, presenterà il suo cortometraggio Bagni. Ce lo può presentare?
Bagni è un cortometraggio in Stop Motion, che racconta la storia di Lea, una vecchina che ha lavorato per anni nello stesso bagno pubblico. Lea ama il suo lavoro, l’ordine e la pulizia ma più di ogni altra cosa ama sognare… È il mio debutto nell’animazione, reso possibile dalla bellissima collaborazione con i Moonchausen, Lulù Cancrini e Marco Varriale, che hanno creato ed animato i pupazzi. Bagni ci ha regalato moltissime soddisfazioni, tante partecipazioni a Festival nazionali ed internazionali, premi, una nomination ai Nastri D’Argento come miglior animazione. L’esperienza è stata cosi bella che abbiamo già iniziato a girare un altro progetto sempre in stop motion che speriamo di terminare prima dell’estate…la storia di un amore senza fine….
Che Donna è la protagonista del corto? Io l’ho trovata un’inguaribile sognatrice, piena di dignità e con due occhi carichi di sentimento…
Lea è una donna semplice, lavoratrice, che ama ciò che fa e che non ha smesso di sognare e di credere che la generosità altrui possa ancora fare la differenza….
Riprendendo il titolo dell’incontro, come descriverebbe il suo rapporto con l’Arte? Quanto c’è di se stessa in ciò che scrive e dirige? Quanto è importante l’arte – nel suo caso, l’arte cinematografica – per esprimere la propria anima e lanciare un messaggio?
C’è sempre qualcosa di noi in ciò che facciamo. Questo mestiere regala la grande fortuna di poter raccontare storie che ci appartengono cercando di farle diventare universali.
La Festa della Donna è una data sul calendario, occasione di auguri, fiori e tante parole. Da uomo, io al giallo della mimosa preferisco il giallo della fiamma che ogni donna ha dentro, ovvero ciò che non è apparenza ma autenticità (citando la cantante Noemi, tutto quello che sta dentro a “La Borsa di una Donna”). Lei cosa pensa delle donne di oggi? Può esserci una femminilità che vada oltre a l’immagine (talvolta anche volgare e svilente, da “selfie” compulsivo e troppo intimo)?
Non le saprei dare una risposta che possa definire tutto il genere femminile…..le posso dire che le donne che amo e che fanno parte della mia vita sono persone generose, forti, che lavorano a testa bassa per realizzare un sogno che sia carriera o famiglia. Esseri umani resilienti caratterizzate sempre da una leggerezza che non è superficialità e da uno spiccato sense of humour. Queste sono le mie amiche più care e le donne con cui lavoro. Degli esseri bellissimi e molto complicati….
Riguardo ai terribili, incessanti e sempre più frequenti femminicidi, lei cosa pensa? La sensazione è non si esca dai luoghi comuni. Si condannano i gesti, si fanno campagne, ma poi piccoli e deboli uomini continuano a perdere la testa. Lei come si spiega tutto questo orrore?
Come mi spiego la violenza in generale che parte sempre dalla stessa matrice. Un gioco di forza sproporzionato. La violenza contro i bambini, contro gli anziani, contro gli immigrati. La violenza è una “malattia” legata all’incapacità di gestire il proprio potere o la propria forza fisica nei confronti di qualcuno che in quel momento ha meno possibilità di potersi difendere. Bisogna fare un passo indietro e partire da questo problema, da questa incapacità che genera poi tutti i tipi di abuso incluso quello sulle donne.
Fatti di cronaca che sempre più spesso nascono nel virtuale, sui social. Foto e video privati rubati e diffusi, chat e messaggi con le persone sbagliate. Quanto sta diventando rischioso il web per le donne?
Il web sta diventando rischioso per tutti. L’uso compulsivo di ogni mezzo di comunicazione provoca danni. I più a rischio sono i ragazzini e le ragazzine che si interfacciano con un mondo in cui il proprio valore è misurato in “likes”. Ho una figlia di dodici anni e mi confronto con questo problema quotidianamente. Credo che l’unica cosa che si possa fare è iniziare ad educare i più piccoli all’uso reale dei social, aiutandoli a non trasformarlo in una abitudine compulsiva.
Prendo ad esempio, con simpatia, la giovane protagonista del videoclip di Boosta Come la Neve, da lei diretto. Provi ad immaginare quella innocente ragazzina vestita da Superwoman come il simbolo della generazione di donne del domani. Che consiglio sentirebbe di darle per affrontare questo mondo meraviglioso e complicato allo stesso tempo?
Di fare come la mia ragazzina Super Woman nel video di Boosta…di occuparsi di salvare le cose “più piccole” che al resto del mondo sembrano invisibili, di mettersi la gonna anche se si hanno le cosciotte, e di fare ruote, verticali e acrobazie di ogni genere ogni qualvolta ci sia uno spazio che lo permetta!
Intervista di Giacomo Aricò