Oggi, martedì 24 marzo, in prima serata su Rai Uno (alle 21.25) andrà in onda in prima visione Permette? Alberto Sordi, il film diretto da Luca Manfredi che celebra Alberto Sordi – uno dei giganti della storia del cinema italiano – in occasione del centenario della sua nascita (il prossimo 15 giugno). Il film – uscito un po’ sottotraccia nelle sale esattamente un mese fa proprio quando l’epidemia era appena arrivata in Lombardia (venne programmato come Evento solo dal 24 al 26 febbraio, qui il nostro articolo) – racconta gli anni del debutto nel mondo dello spettacolo (tra aneddoti, amicizie e amori) dell’Albertone Nazionale, qui interpretato da un eccezionale Edoardo Pesce.
Alberto Sordi e altri miti del nostro cinema
Il Permette? Alberto Sordi di Luca Manfredi è un film che, soprattutto in questo momento delicatissimo, non può che farci bene. Non solo perchè racconta l’inizio carriera di un artista che ha saputo divertirci come nessun’altro (e che è diventato un volto simbolo della commedia all’italiana in tutto il mondo), ma anche perchè raffigura alcune delle pagine più belle e importanti della settima arte italiana. Oltre ad Edoardo Pesce, vediamo altri attori e attrici “ridare vita” ad altri miti del cinema italiano: Pia Lanciotti interpreta Andreina Pagnani, Alberto Paradossi ricopre il ruolo di Federico Fellini, Francesco Foti veste i panni di Vittorio De Sica, Lillo Petrolo nella parte Aldo Fabrizi. Ma soprattutto Martina Galletta, che nel film è diventata, anima e corpo, la leggendaria Giulietta Masina
Intervista a Martina Galletta
Martina Galletta ha fortememente voluto interpretare Giulietta Masina. Già a partire dai casting, come lei stessa racconta: “ho rivisto più e più volte tutti i suoi film, letto la biografia, le curiosità, studiato le interviste; sono andata in un famoso studio di parrucche e me ne sono fatta acconciare una esattamente come l’attrice portava i capelli nel film La Strada, ho indossato abiti anni ‘50, ho persino fumato due sigarette al casting, per dare verosimiglianza al ruolo, e da ex fumatrice è stata una tortura!“.
Attrice appassionata (tra teatro, cinema e tv) e artista poliedrica (ha firmato ed eseguito le musiche originali dello spettacolo Lezione da Sarah, in cui recita al fianco di Galatea Ranzi), abbiamo avuto il grande piacere di potere intervistare Martina Galletta per parlare di questa sua grandissima prova d’attrice.
Il 24 marzo andrà in onda su Rai 1 Permette? Alberto Sordi. Prima di tutto ti chiedo: che esperienza è stata sul set? Quanto questa storia, che fa rivivere un grandissima pagina della Storia del Cinema Italiano, ti ha riportato indietro nel tempo negli anni d’oro del nostro cinema?
Devo dire che l’esperienza sul set è stata incredibile, un sogno diventato realtà. Innanzitutto è stato un grande privilegio lavorare al fianco di artisti così straordinari, Edoardo Pesce, la bravissima Pia Lanciotti nei panni di Andreina Pagnani, primo amore di Sordi, Alberto Paradossi, il “mio” Fellini, Paolo Giangrasso nel ruolo del fratello di Albertone, tutti gli altri. Insieme al regista, Luca Manfredi, che non mi stancherò mai di ringraziare, abbiamo cercato di ricostruire un’epoca: anche grazie all’aiuto dei reparti, che hanno fatto un lavoro straordinario. Quando andavamo sul set sembrava davvero di calarci negli anni 40, in quei colori, in quella atmosfera. È stato incredibile.
Chi era per te Giulietta Masina?
Un mito assoluto. Mi sono sempre sentita vicina a questo “scricciolo”, questa donna così piccola con un portato emotivo così straordinario, tanto eterea e magica sul set quanto colta, pacata e razionale nella vita. Dovendola studiare per il film, ho rivisto tutte le sue interviste, che lei ha rilasciato in diverse lingue, e mi ha colpito proprio la sua elegante intelligenza. E come artista era senza pari: l’immagine del suo volto in lacrime che lentamente si trasforma in un sorriso pieno di vita, nell’ultima scena de Le Notti di Cabiria, rimane a mio parere una prova d’attrice indimenticabile.
So che nel casting l’hai letteralmente fatta rivivere. Quanto di tuo hai messo in questo personaggio? C’è un po’ di Martina nella tua Giulietta?
Quello che mi ha sempre colpito di Giulietta Masina è che ti lasciava guardare nel suo animo, non metteva nessuno sovrastruttura tra sé e lo spettatore. È per questo che i suoi film sono indimenticabili. Diciamo che, nel mio piccolo, questo è quello che cerco di fare, come attrice, sia in Teatro che dietro la macchina da presa. Un’altra cosa che me la fa sentire molto vicina è che spesso hanno definito anche me “Un piccolo clown“, un po’ per la mia fisicità, un po’ per la mia mimica facciale, un po’ per la mia ironia dolceamara. Ho cercato di mettere il “peperino” che c’è in me al servizio di questo gigante del cinema. È stato un grandissimo onore poter ridare la vita, nel mio piccolo, alla grande Giulietta.
Oltre ad Alberto Sordi, un secolo fa nasceva anche Federico Fellini, un altro colosso, unico e indimenticabile, della settima arte a livello mondiale. Un visionario, un genio. Quanto la Masina influì sulla sua arte cinematografica?
Fellini disse questo, a proposito di Giulietta: «Il nostro primo incontro io non me lo ricordo, perché in realtà io sono nato il giorno in cui ho visto Giulietta per la prima volta! Giulietta mi è parsa subito una misteriosa persona che richiamava una mia nostalgia di innocenza. Vi è una parte di incantesimi, magie, visioni, trasparenze la cui chiave è Giulietta. Mi prende per mano e mi porta in zone dove da solo non sarei mai arrivato». Credo che queste parole rendano al meglio il rapporto particolarissimo, il sodalizio artistico e umano che legava questi due giganti. Spesso si dice che non ci sarebbe stato Sordi senza Fellini; io credo che non ci sarebbe stato Fellini senza Masina. Nonostante l’enorme differenza tra Giulietta e le muse di Fellini, bellezze giunoniche e sensuali, credo che fosse per lui una fonte di ispirazione continua, una creatura irreale sul set e una donna concreta, colta, affettuosa e intelligente nella vita.
Il legame tra la Masina e Fellini fu fortissimo, segnato da tragedie e trionfi, fino alla morte, che nel giro di pochi mesi prese prima lui e poi lei. Ripenso a quando Fellini, pochi mesi prima di morire, quandò riritrò l’Oscar alla Carriera, disse alla sua Giulietta (in lacrime, in platea) di smettere di piangere. Come definiresti la loro storia?
Trovo che la loro storia sia stata un esempio illuminato di comprensione, oltre che d’amore. Giulietta ha affermato che, avendo perso un figlio e non avendone avuti altri, erano diventati figli l’uno dell’altra. E nonostante i tradimenti e gli innamoramenti di entrambi, credo che abbiano voluto mantenere una relazione di coppia basata sulla reciproca conoscenza, sull’affetto, sulla tenerezza. Le lettere scritte da Fellini a Giulietta poco prima di morire sono qualcosa di straziante, e fanno capire ancora di più quanto lei sia stata, indiscutibilmente, la donna della sua vita.
Passiamo ora al protagonista del film, Alberto Sordi. Cosa ha rappresentato per te l’Albertone Nazionale? In che modo l’hai visto “rivivere” in Edoardo Pesce?
So che potrà sembrare assurdo, ma il mio primo ricordo di Alberto Sordi è la sua interpretazione (peraltro eccezionale) di Don Abbondio ne I Promessi Sposi… E per quanto poi io abbia ovviamente visto tutti i suoi film, nel mio cuore rimarrà sempre vivida l’immagine di quel personaggio, così umano nella sua fragilità, simpatia e vigliaccheria. Il lavoro fatto da Edoardo Pesce è stato incredibile: è riuscito a restituire l’anima di Albertone senza minimamente imitarlo. È stato in grado di tratteggiare quella romanità così alta, quel modo travolgente di parlare, quella simpatia contagiosa che contraddistinguevano Sordi. È stato veramente un privilegio poter lavorare al fianco di un attore così straordinario.
Solo poche settimane fa stavi per andare in scena con Galatea Ranzi in Lezione da Sarah. Si sono fermati i teatri, si sono fermati i cinema. Cosa hai provato, come attrice all’inizio dell’epidemia (la situazione ha sollevato anche riflessioni sulla tutela dei lavoratori del mondo dello spettacolo) e cosa provi ora che la situazione si sta facendo sempre più delicata?
Come tutti, sono stata colta alla sprovvista da questa tragica emergenza che ci ha colpiti. L’annuncio della chiusura dei teatri fu dato proprio la sera prima del nostro debutto, e ricordo l’incredulità che abbiamo provato. È un periodo difficilissimo, in cui tutto viene messo in discussione. Tutta l’Italia è in ginocchio, ma non c’è dubbio che la categoria dei lavoratori dello spettacolo sia stata particolarmente colpita; spero che vengano stanziate delle risorse per la nostra tutela, perché sono fermamente convinta che il nostro lavoro sia necessario alla società, che siamo l’ultima agorà civile alla quale appellarsi. In questi giorni cerco di restare ottimista e creativa: leggo, scrivo, suono, studio, faccio sport correndo su e giù per le scale e allenandomi sul balcone, pratico, faccio aperitivi su Skype con le mie amiche…
Permette? Alberto Sordi: cosa significa guardarlo a casa adesso? Quanto, in questo momento durissimo, può farci bene all’anima?
Albertone diceva: “la nostra realtà è tragica solo per un quarto: il resto è comico. Si può ridere quasi su tutto”. Credo che regalarsi un momento di leggerezza, di divertimento e di riflessione sulla storia italiana sia fondamentale, soprattutto in giorni difficili come questi. E speriamo di riuscire a farvi ridere e sognare come Sordi ha fatto con noi tutti!
Intervista di Giacomo Aricò