Con Maurizio Carucci, il cantante degli Ex-Otago, eravamo rimasti ai primi di febbraio. Avevo pubblicato la prima parte dell’intervista realizzata nella sua Cascina Barbàn. C’era il Festival di Sanremo alle porte e stava per uscire al cinema Siamo Come Genova, il documentario dedicato al suo gruppo diretto da Paolo Santamaria. Vi avevo promesso che, al momento giusto, avrei pubblicato la seconda parte, incentrata su un altro documentario che sta nascendo e che Maurizio sta portando avanti in questo periodo (tra una data e l’altra del tour): AppenninoPOP. Sì, è vero, ve lo avevo anticipato. Ma ora il momento giusto per parlarne è arrivato.
AppenninoPOP – Intervista a Maurizio Carucci
“Il percorso doveva partire la scorsa estate, poi però, anche per fortuna, abbiamo visto che c’è stato un interesse crescente verso questo progetto abbiamo deciso di aspettare ancora un anno per strutturarci. Senza fretta. È quello che abbiamo fatto e ora siamo pronti a partire“. Con queste parole Maurizio Carucci ha iniziato la nostra chiacchierata su AppenninoPOP, un documentario itinerante che avrà come protagonisti, oltre all’intervistato, anche Cosimo Bruzzese, Elisa Brivio e Eugenio Soliani.
Iniziamo dal principio. Hai detto che sarà un percorso. Quale?
Sarà un anello, chiamato Borbera Spinti, di circa 105 km, che collega tutta la valle. Come appassionato camminatore, era da tanto che avevo in mente di farlo. Così ne ho parlato con un po’ di soggetti amici che si stanno spendendo per il territorio, tra cui Marco Guerrini che è il Sindaco di Carrega Ligure. Abbiamo pensato di collegare la camminata a delle tematiche legate al territorio. Lungo il percorso, all’interno della valle, incontreremo tante persone diverse tra loro – dall’antropologo al prete, dal contadino al cameriere – che secondo noi possono offrire un punto di vista autorevole. Con loro cercheremo di far emergere l’anima di questo posto, attraverso le testimonianze del passato ma anche, e soprattutto, cercando di proiettarci verso un futuro. Un futuro che purtroppo, oggi, ci appare sempre più sconosciuto.
Cosa intendi?
Mancano delle visioni e, ahimè, mancano da tanti anni. Serve fare un punto della situazione attuale e bisogna cercare di immaginare questi luoghi tra dieci-quindici anni. Capire cosa potrebbe accadere. Anzi, cosa vorremmo che accadesse. Lo capiremo, e lo capirete, attraverso il nostro cammino. Tutte le persone che incontreremo parleranno con noi, a pranzo, merenda o cena, o davanti un Corochinato. In modo molto conviviale, sincero ed autentico.
Come hai detto prima, occasioni giuste per ricordare il passato e ragionare sul domani…
Innanzitutto questo sarà un viaggio a piedi, uno stimolo per chi ama camminare e le escursioni, in questo territorio, sono assolutamente consigliate. Saremo promotori di un turismo dolce, lento, che porta con sé anche una visione politico-sociale-culturale. Una cosa così qui non era mai stata fatta prima. L’idea di base è questa, non ci resta che iniziare il cammino e scoprire tutto quanto.
Tra i tuoi interlocutori ci sarà anche Cristiano Zanardi – con il quale porti avanti anche il progetto Camminare In Val Borbera, so che stai scrivendo una guida al riguardo! – uno scrittore (è appena uscito il suo ultimo romanzo La Zappa e la Forca) ed esperto camminatore, ideatore di AUnPassoDallaVetta. Molti degli itinerari proposti portano a piccoli paesi abbandonati. Secondo te questa parte di Italia può tornare a vivere?
È una domanda da un milione di dollari, non so se qualcuno ha una risposta. Quello che a noi interessa far capire è che questi territori hanno un valore, sempre crescente rispetto alla direzione verso la quale sta andando il mondo. Sono luoghi che possono essere vissuti con grande gioia e anche con grande profitto, attraverso diverse attività. Io sono solo un mezzo contadino, un mezzo cantante e un grande camminatore. Non ho la pretesa di avere la soluzione. Ho delle visioni, faccio delle ipotesi, ma non mi metto dalla parte di colui che sa. Però sono quasi vent’anni che lavoro in campagna, mi sono sempre speso per rivitalizzare l’entroterra ligure. Non credo ci sia una formula esatta, ma tanta, tantissima voglia di dare una nuova prospettiva.
La politica locale è l’unica che funziona?
È senza dubbio quella che mi attira di più e che mi dà più fiducia. L’altra, quella nazionale, faccio fatica a comprenderla. Un po’ perché sono infinitamente ignorante, un po’ perché è davvero, semplicemente, incomprensibile. Per quello tendo a rifugiarmi nel piccolo, dove c’è maggior comprensione umana. È nel locale che si possono provare a muovere le cose, per me sarebbe già un grande risultato. E sono convinto che se tante piccole comunità realizzassero cose belle, forse ne godrebbe tutto il Paese.
Maurizio, una domanda che non ti hanno mai fatto. Sei contadino e cantante, passi dalla tua cascina, immerso nella natura, ad un palco davanti a migliaia di persone. In realtà te l’hanno già chiesto mille volte, ma mi aggiungo anch’io: cosa ti emoziona di più tra le due cose?
La stessa identica emozione per entrambe. Sono due emozioni molto forti e complementari. Quando assaggio una bottiglia di vino che ho prodotto qui, consapevole degli anni e della fatica che ho ci ho messo per darle quel sapore, provo la stessa adrenalina che vivo davanti ad un pubblico di tremila persone che canta in coro una mia canzone. Non potrei mai vivere senza una o l’altra cosa.
Natura e Musica.
Sono stato fortunato perché io nasco contadino, mentre il progetto musicale con gli Ex-Otago era nato come “hobby”, anche se odio questa parola. Dopo diversi anni, l’album Marassi ci ha cambiato la vita, è stato un enorme successo e io stesso sono stato travolto dall’enorme quantità di date del tour nell’estate 2016: 59 concerti. Non lo farò mai più, sia perché non voglio perdere la salute, sia perché voglio seguire Cascina Barbàn, il luogo dove vivo dal 2002 e che gestisco con Martina, la mia compagna. L’anno di Marassi trascurai troppo la campagna, ma senza gli otaghi, sarebbe obiettivamente difficile portare avanti con semplicità l’attività agricola della Cascina.
Quindi la prossima estate sarai più presente?!
Ci saranno una trentina di date, tra giugno e settembre riuscirò a incastrare tutto, mezzo contadino, mezzo cantante. Musica e Natura, ripeto, mai senza l’una o l’altra.
Intervista di Giacomo Aricò
Come sostenere AppenninoPOP
Per realizzare il documentario AppenninoPOP è stata aperta in collaborazione con Produzioni dal Basso una campagna di crowdfunding che prevede, in base all’apporto offerto, delle ricompense molto interessanti. Chi fosse interessato trova tutto qui: https://www.produzionidalbasso.com/project/appenninopop-2/