Quando ho avuto il grande piacere di incontrare Serra Yilmaz – un’attrice davvero unica e una donna speciale – l’emergenza del Coronavirus era appena arrivata a bussarci la porta. Quella sera, era venerdì 21 febbraio, al Teatro Fraschini di Pavia stava per andare in scena il Don Chisciotte interpretato da Alessio Boni (che lo ha anche diretto insieme a Roberto Aldorasi e Marcello Prayer), uno spettacolo davvero molto bello che si merita in pieno il successo di pubblico che ha avuto. Non solo grazie alla consueta bravura dell’attore che veste i panni del protagonista-titolo, ma anche grazie alla Yilmaz, qui nei panni di un uomo, Sancho Panza.
Quella sera, dicevo, non si respirava ancora l’angoscia che ora ci sta attanagliando. Quella sera (la seconda replica del 23 febbraio fu poi cancellata a seguito della prima ordinanza di Regione Lombardia) il Teatro era pieno di vita, di entusiasmo, di occhi sognanti. Perché questo fa l’arte, crea emozioni e lega in un abbraccio simbolico attori e spettatori. Prima di questo magico scambio di energia, prima dello spettacolo, ho aspettato che Serra Yilmaz arrivasse al suo camerino. Capelli blu, due occhi grandi, e una voce dal tono e l’accento inconfondibile. Appena l’ho vista ho realizzato di avere davanti a me non solo un’icona mondiale del cinema del suo connazionale regista Ferzan Özpetek (vent’anni di film insieme, da Harem Suare, 1999, all’ultimo La Dea Fortuna, 2019) ma una vera e propria artista nata per comunicare.
“Io faccio teatro, recito, non do messaggi. Spetta sempre al pubblico tirare le proprie conclusioni” mi dice quando le chiedo cosa vuole trasmettere questo Don Chisciotte. Diretta e decisa, Serra Yilmaz è così, va subito dritta al punto.
Cosa mi dice del suo Sancho Panza?
È uno che ha i piedi sulla terra, non prende rischi inutili. Quando vede che i mostri non sono tali ma sono mulini non si lancia contro di loro, è ragionevole, pur mantenendo viva la capacità di sognare.
Come si è trovata ad interpretare la parte di un personaggio maschile?
Sancho è universale, non vale nessun discorso di genere, non ho fatto niente per diventare questo personaggio. Sono qui, senza trucco, con i miei capelli blu.
Come si è trovata a lavorare al fianco di Alessio Boni? Tra l’altro lui è anche uno dei registi dello spettacolo…
Con Alessio è andata benissimo. Con lui c’è stata intesa, sia come persona, come amico, che come regista. Anche passando attraverso dei conflitti, perché questi fanno parte della vita. A tal proposito, uno con cui ho avuto più litigate nella vita è proprio Ferzan (Özpetek ndr.). Non penso che i conflitti siano qualcosa di negativo, anzi. Servono sempre, ti possono migliorare.
Una piccola digressione. Stasera lei reciterà a Teatro, un luogo ancora più coinvolgente del cinema. Oggi ci sono sempre più film on demand e in streaming. A lei piace o, come me, preferisce sempre la sala buia?
Lo streaming non farà mai sparire i cinema. Non vedrò mai film al computer, lo trovo ingiusto per il regista. Per quanto mi riguarda adoro la sala buia e amo andare al cinema. La tv non la guardo mai, la uso solo per vederci dei film. Mi hanno regalato uno schermo molto grande, perfetto per vedere i film. Prendo molto seriamente la visione domestica di un film.
Il prossimo aprile (il 17 al Teatro La Perla di Montegranaro in provincia di Fermo), riporterà in scena lo spettacolo Grisélidis – Memorie Di Una Prostituta (testo di Coraly Zahonero, regia di Juan Diego Puerta Lopez) che racconta la storia di una donna realmente esistita…
Griselidis è un personaggio che mi è molto caro, sono molto affezionata a lei. Prostituta, attivista, una donna di grande cuore e di grande presenza. Griselidis è un insegnamento, ci fa vedere gli aspetti della prostituzione ai quali non abbiamo mai pensato. Parlo di quel tipo di prostituzione che una donna fa senza che nessuno glielo comandi, senza che nessuno la sfrutti. È lei che decide di guadagnarsi così la vita, è una sua libera scelta.
Purtroppo si continuano a registrare femminicidi. Negli ultimi tempi questa piaga è stata più volte denunciata. Oltre a questo, oggi si parla molto del ruolo della Donna nella società. Lei che idea ha a tal proposito?
Se ne parla tanto perché la Donna è la minoranza più numerosa al mondo e ha ancora tanto da conquistare. Per questo se ne deve continuare a parlare. È una battaglia e dobbiamo ancora lottare tantissimo. Anche per impedire i femminicidi, che sono sempre più in aumento. In questo mondo c’è un’ondata di violenza sempre più importante e forte. Un’ondata che in particolare travolge le donne, spesso abbandonate e indifese. La Legge non deve avere pietà per quelle bestie. Lo stato deve proteggerle, ci sono state tantissime donne che si rivolgono alle forze dell’ordine per avere protezione senza riceverla. E dopo averne fatto richiesta più volte, senza ottenere nulla, sono state uccise. È inammissibile.
[È stata questa risposta, molto sentita e appassionata, che mi ha fatto capire subito che questa intervista andava pubblicata oggi, domenica 8 marzo, il giorno che celebra la Donna].
Torno in conclusione al Don Chisciotte. Il Maestro Federico Fellini disse che “l’unico vero realista è visionario“. In questa società che ci standardizza e ci vuole tutti uguali, c’è ancora spazio per i visionari? Andare fuori dagli schemi è folle?
Nella società di oggi abbiamo tanti Don Chisciotte. Non li pensiamo come tali ma ci sono persone che con il loro coraggio lottano per cause che per altri sembrano già perse prima ancora di combattere. Penso a Ilaria Cucchi che ha lottato tanto per avere verità e giustizia per suo fratello. E ha vinto.
Un atto eroico…
Eroico è una parola che non mi piace. Vorrei una società che non abbia bisogno di eroi. Serve più coraggio, senza la pretesa di diventare eroi.
CAMERALOOK
Amo gli sguardi di Steve McQueen, un attore che ho amato tanto.
Intervista di Giacomo Aricò