Bella, elegante, sorridente. E soprattutto disponibile. Un vero piacere poter incontrare Stefania Rocca con cui abbiamo parlato di cinema, tra progetti passati e futuri, di teatro e di tv. Un’attrice impegnata su più fronti e capace di interpretare con bravura ruoli diversi in generi diversi.
E’ arrivato al cinema Un Matrimonio da Favola diretto da Carlo Vanzina. Che esperienza è stata?
Mi sono divertita tantissimo. È un film molto carino, è la storia di 5 ragazzi che andavano al Liceo insieme e che si ritrovano dopo vent’anni per raccontarsi tutto quello che hanno combinato in questo tempo. Nella storia sono insieme a Riccardo Rossi, anche se in realtà provo dei sentimenti per il personaggio che interpreta Giorgio Pasotti. È un gruppo di attori che già conoscevo, è stato bello lavorare con loro, andatelo a vedere (ride ndr.)!
Un tuo giudizio sul cinema italiano adesso, anche legato a qualche problema di finanziamenti…
Secondo me nei momenti di crisi si vede sempre la creatività. Sorrentino risponde alla tua domanda. È inutile che stiamo qua a menarcela che il cinema è in crisi. Siamo tutti in crisi e di conseguenza l’arte e la cultura sono le prime che ne pagano le conseguenze più grandi rispetto a tutti gli altri ambiti. Allo stesso tempo però la creatività grazie a Dio non viene ammazzata.
Un altro tuo progetto, da regista, è il film ispirato al libro di Maria Corti L’Ora di Tutti che stai scrivendo con Giancarlo De Cataldo. Posso chiederti un aggiornamento?
Al momento è ancora fermo, ma lo sto scrivendo tra un impegno e l’altro. Non è un progetto facile da realizzare ma ci stiamo lavorando, ognuno con i suoi tempi.
Un tuo film cult è stato Viol@ che fu girato nei primi anni in cui arrivò Internet in Italia. Quant’è cambiata, anche con l’avvento dei social, la comunicazione in tutti questi anni?
La mia risposta è sempre uguale a quella che davo già ai tempi in cui giravo quel film. I mezzi di comunicazione sono importantissimi, più ne sviluppiamo meglio è. Internet e i social network mi piacciono, portano informazione. Ma allo stesso tempo penso che non dobbiamo credere che scrivendo la nostra frasetta su Facebook abbiamo fatto la rivoluzione. Chi scrive la sua frasetta giornaliera del cavolo su Internet e si sente contento perché ha comunicato con il mondo in realtà non si impegna sul serio.
Cosa ne pensi di questa generazione nativa digitale? Credi che si stia isolando dietro ad uno schermo?
Io trovo che c’è così tanta paura di comunicare che ci si isola. Mi sembra che tutti quanti abbiamo molta paura ad esprimere quello che veramente pensiamo. Internet è un po’ un placebo, ci permette di dire quello che pensiamo ma nemmeno tanto, visto che quello che scriviamo si confonde con tutto il resto e perde di senso. Una volta si aveva paura a restare da soli e si cercava il gruppo per sentirsi più forti. Oggi invece all’interno di un gruppo abbiamo paura a metterci in gioco, per cui sembra che sia meglio stare da soli e fingere di fare parte del gruppo.
Passiamo a Ricorda con Rabbia, che è in scena da oltre un anno: com’è stato per te tornare a recitare in teatro?
Non è la prima volta che recito in teatro, è sempre un piacere. Era da un po’ di tempo che non ci tornavo. Il teatro è meraviglioso c’è un rapporto diretto con il pubblico. Soprattutto in questo testo che racconta talmente tante di quelle cose che a volte mi chiedo se sono riuscita a farle arrivare tutte. È molto difficile e sottile come linguaggio e come drammaturgia. È stata un bella scoperta e sono molto contenta.
Tra cinema e teatro cosa ti appaga di più come tipo di recitazione?
Sono tutte cose molto diverse tra loro. Tre mezzi di comunicazione a cui non voglio rinunciare mai. Nel teatro c’è il rapporto diretto con il pubblico, devi fare arrivare tutto subito; nel cinema c’è qualcosa di imminente, ora o mai più. C’è il rapporto con la camera e con le persone che lavorano con te, è fatto a puzzle e il lavoro è totalmente diverso. È molto più interno che esterno, come nella vita, meno fai vedere meglio è. Ci pensa lo schermo ad ingrandire tutto.
E poi c’è la televisione…
Il lavoro è esattamente come quello del cinema. È un mezzo che ti permette di arrivare velocemente all’interno delle case, da sfruttare soprattutto se riesce a raccontare qualcosa, anche di educativo. In questi anni io sono abbastanza soddisfatta delle storie in cui ho lavorato per la Rai.
Ricordiamo i titoli e il perché sono importanti. Partiamo da Altri Tempi…
Era incentrato sulla Legge Merlin e le case chiuse, ancora oggi se ne riparla anche senza sapere o senza aver valutato quello che veramente era successo quando c’erano, quali erano le conseguenze o quali possono essere adesso. Un film che fa riflettere, prima di dire delle cavolate.
Olivetti – La Forza di un Sogno?
Quella è la storia di un imprenditore che ci ha insegnato come la cultura renda liberi e questo sembra che ce lo siamo dimenticati…
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True Romance di Tony Scott: Patricia Arquette riesce a scappare dal suo fidanzato violento, si trova sopra il cornicione di un palazzo e scoppia a piangere. Guarda lui e dice: “quello che hai fatto è molto romantico!”.
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