Vincitore dell’Orso d’Oro nella sezione principale del 68º Festival Internazionale del Cinema di Berlino, il 14 febbraio arriva al cinema Ognuno Ha Diritto Ad Amare – Touch Me Not, il film diretto da Adina Pintilie.
Una regista, insieme ai suoi personaggi, si avventura in una personale ricerca sull’intimità. Sul labile confine tra realtà e finzione, Touch Me Not segue i viaggi emotivi di Laura, Tomas e Christian, offrendo una visione empatica delle loro vite. Desiderosi di intimità ma profondamente impauriti, lavorano per superare vecchi modelli, meccanismi di difesa e tabù per superarli ed essere finalmente liberi. Il film guarda a come trovare l’intimità nei modi più inaspettati, come amare un altro senza perdere se stessi.
Adine Pintilie afferma:
“Quando avevo vent’anni pensavo di sapere tutto sull’amore, su come dovrebbe essere una sana relazione intima, su come funziona il desiderio. Dopo vent’anni di difficoltà, tutte le opinioni che avevo sull’intimità perdevano la loro definizione e diventavano sempre più complesse e stranamente contraddittorie. Come riflesso di questo viaggio personale, Touch Me Not è una ricerca artistica sul desiderio umano e ancora sulla (in)capacità di toccare ed essere toccati, di entrare in contatto. L’intimità gioca un ruolo centrale nell’esperienza umana, avendo le sue radici nell’iniziale legame fisico, emotivo e psicologico tra la madre e il neonato. Il primo contatto modella il cervello del bambino, influenzando profondamente l’autostima, le aspettative sugli altri e, in seguito come si avvicina all’intimità da adulto”.
“Oltre al suo ruolo cruciale nella formazione dell’identità, una sana intimità a livello individuale ha importanti implicazioni a livello sociale, consentendo una rete psicosociale di esseri umani connessi attraverso solidi legami emotivi. L’intimità disfunzionale all’interno del nucleo familiare favorisce un terreno fertile per ulteriori conflitti, abusi, discriminazioni e pregiudizi su scala più ampia, sociale e politica”.
“Touch Me Not mira a diventare uno spazio per la (auto)riflessione e trasformazione, in cui lo spettatore è sfidato ad approfondire la propria conoscenza della natura umana e a rivalutare la propria esperienza e le proprie idee sulle relazioni umane intime, con particolare attenzione alla de-oggettivazione e personalizzazione dello scambio umano, stimolando la nostra curiosità sull’ “Altro” e la nostra capacità empatica di metterci nei panni dell’Altro”.
“Personalmente credo che comprendere la natura umana e esercitare la capacità di percepire l’altro come un altro me, come un’altra possibilità di sé, possa avere un potere di trasformazione essenziale, sia del nostro sé interiore che del modo in cui interagiamo con gli altri. Come osserva Gustav Landauer:
“La società non è qualcosa che può essere cambiato da una rivoluzione, ma è una condizione, una certa relazione tra gli esseri umani, una modalità di comportamento umano; lo cambiamo cambiando la nostra modalità di relazione, comportandoci in modo diverso”.