Tratto dall’omonimo romanzo di Jeff Bauman & Bret Witter (edito in Italia da Edizioni PIEMME) e presentato in anteprima all’ultima Festa del Cinema di Roma, è dal 5 luglio al cinema Stronger, il film diretto da David Gordon Green con Jake Gyllenhaal, Tatiana Maslany, Miranda Richardson, Clancy Brown e Lenny Clarke.
Jeff Bauman (Jake Gyllenhaal) è un 27enne che era alla maratona per provare a riconquistare l’amore della sua ex-ragazza Erin (Tatiana Maslany). È lì al traguardo ad aspettarla quando le bombe esplodono, provocandogli la perdita di entrambe le gambe. Dopo aver ripreso conoscenza in ospedale, Jeff aiuterà la polizia ad identificare uno degli attentatori, ma la sua battaglia personale è soltanto all’inizio. Dovrà affrontare lunghi mesi di riabilitazione fisica ed emotiva, trovando in se stesso e nell’instancabile supporto di Erin e della sua famiglia, la forza per reagire.
Stronger è il racconto intimo e personale di un viaggio eroico che Jeff ha compiuto, un viaggio che ha messo alla prova i legami familiari, ha stimolato l’orgoglio ed il senso di appartenenza ad una comunità, e ha fatto emergere in lui quella forza interiore nascosta che permette a tutti noi di superare anche le sfide più dure che la vita ci presenta. Emozionante, diretto, ricco di umanità: Stronger è l’incredibile storia vera dell’uomo che rappresenta l’incarnazione vivente della “forza di Boston”.
Maratona di Boston del 2013, Jeff Bauman si trova in prossimità del traguardo e di certo non immagina che di lì a poco diventerà un eroe. La sua vita cambia istantaneamente quando due bombe fabbricate in casa esplodono a pochi metri da lui. Un fotografo di passaggio scatta una foto del momento in cui Jeff viene soccorso. La parte inferiore di entrambe le sue gambe non esiste più. Quell’immagine fa il giro del mondo e Jeff improvvisamente si trasforma nell’uomo simbolo di quella tragedia.
Una tragedia che Bauman ha deciso di raccontare in un libro, intitolato Stronger, diventato poi la sceneggiatura di John Pollono, un drammaturgo di successo cresciuto a Londonderry, nel New Hampshire, che perciò aveva un’esperienza diretta dell’ambiente, della cultura e delle emozioni vissute da Jeff: “il suo libro era pieno di cose bellissime – racconta Pollono – più andavo avanti nella lettura, più trovavo elementi interessanti da poter usare nel film. Mi attirava il fatto che fosse la storia di un uomo comune, che lavorasse nel reparto di gastronomia di Costco e che non fosse un atleta, per esempio. Purtroppo, gli capita di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Questo mi ha fatto riflettere su cosa avrei fatto al posto suo”.
Pollono ha impiegato molti mesi per rifinire la sceneggiatura, confrontandosi con Bauman quanto più possibile. Pollono ci tiene a sottolineare che non è un film sul terrorismo, bensì è la storia di un uomo e di tutto quello che ha dovuto affrontare per riprendersi la sua vita: “volevamo capire come un uomo potesse riuscire a trovare un senso in questa tragedia senza cadere nella depressione più profonda – spiega – c’è una tendenza verso l’umorismo macabro che è tipica di Boston e di tutto il New England. Siamo dei combattenti e ne siamo orgogliosi, quindi anche il film doveva contenere questo particolare humor, che è tipico di questa zona”.
Ad interpretare Jeff Bauman è stato un sempre eccezionale Jake Gyllenhaal. Per il poliedrico attore, riuscire a trovare l’essenza del suo personaggio è stato un processo lungo e meticoloso. Gyllenhall era determinato a rendere omaggio alla straordinaria perseveranza di Bauman, senza fargli perdere la sua umanità e vulnerabilità. Purtroppo, l’innato stoicismo di Bauman spesso gli ha reso difficile il compito: “è tipico dei cittadini di Boston, soprattutto degli uomini, si tengono tutto dentro – spiega Gyllenhaal – è stato difficile convincere Jeff a parlare dei suoi sentimenti. Non voleva nascondere nulla, è semplicemente fatto così. Quindi ho dovuto cercare di capirlo attraverso il suo atteggiamento non-verbale o dal suo approccio nei confronti di certi temi”.
La storia di Jeff Bauman è estrema, ma per il regista David Gordon Green ritiene che ci sia qualcosa di universale nella sua esperienza. “La sfida era riuscire a realizzare un film assolutamente realistico. Voglio che gli spettatori abbiano l’impressione di entrare nelle vite di questi personaggi e che s’innamorino di loro. Credo che troveranno grande ispirazione nella storia di Jeff e nell’incredibile sostegno e affetto che ha ricevuto da Erin, dalla sua famiglia, dai suoi amici e dai cittadini di Boston. Sarò felice se guardando il film, gli spettatori capiranno di poter contare sulle persone che gli sono vicine, nelle piccole delusioni o nelle grandi tragedie che l’esistenza di ognuno di noi porta con sé”.