Dal romanzo best seller di Seth Grahame-Smith che ha rivisitato Jane Austen, è arrivato al cinema (anteprima mondiale in Italia) PPZ – Pride and Prejudice and Zombies il film che sta già diventando un cult diretto da Burr Steers con Lily James, Sam Riley, Jack Huston, Douglas Booth e Lena Headey.
Una misteriosa epidemia si è abbattuta sull’Inghilterra del diciannovesimo secolo. Il paese è invaso dai non morti, che stravolgono le raffinate usanze vittoriane e trasformano la bucolica campagna inglese in una zona di guerra. Nessuno è al sicuro, e anche gli amici più stretti si possono trasformare in nemici famelici e selvaggi. In questo orribile scenario fa la sua entrata la nostra grintosa eroina Elizabeth Bennet (Lily James), maestra nelle arti marziali e nell’uso delle armi, donna indipendente, perspicace e dalla forte forza di volontà.
Le gravi circostanze forzano la ragazza ad allearsi con Mr. Darcy (Sam Riley), un affascinante ma arrogante gentiluomo, che Elizabeth detesta profondamente ma per il quale nutre un sincero rispetto per le sue doti di killer di zombie. Elizabeth e Mr. Darcy dovranno mettere da parte i pregiudizi personali e sociali e allearsi sul campo di battaglia per liberare il paese dalla terribile minaccia zombie.
PPZ nasce dal romanzo-fenomeno di Seth Grahame-Smith, un libro che ha raccolto ottime recensioni ed è diventato un successo editoriale, apparendo perfino nella classifica dei bestseller del New York Times, rimanendoci per diversi mesi. Un testo arguto che non stravolge Orgoglio e Pregiudizio e che offre, secondo la produttrice Allison Shearmur, “la possibilità di gustarlo in chiave diversa, presentando questa storia a una generazione nuova”.
Un’idea sostenuta dall’altro produttore del film, Sean McKittrick: “il libro è una perfetta estensione della storia di Jane Austen e gli zombie diventano una componente fisica che amplifica i temi del testo originale”. Gli zombie rappresentano la nostra paura più grande: “sono un’esasperazione del tema della scala gerarchica presente nel romanzo della Austen, rispetto al sistema di classe dell’Inghilterra vittoriana e a una donna indipendente come la protagonista Elizabeth Bennet”. Anche se nella storia c’è una punta di humor nero, McKittrick ha ritenuto che il tono “rispettasse sia il testo originale che quello del genere zombie, di sicuro non volevamo farne una versione caricaturale da quattro soldi”.
Steers è ben consapevole del fatto che toccare un classico spesso può essere percepito come sacrilegio, ma assicura che in questo film restano tutti i palpiti di Orgoglio e Pregiudizio: “È solo ambientato in un mondo in cui, invece delle guerre napoleoniche, sopraggiunge un’apocalisse zombie che sono un surrogato della classe sociale più umile. I temi della ricchezza e del matrimonio sono reinterpretati bene”.
L’aggiunta degli zombie era la ciliegina sulla torta: “l’idea era che si trattasse di un’epidemia cominciata all’inizio del 1700 – spiega Steers – ho pensato alla peste nera e ho immaginato che fosse il motivo per cui tutti si fossero trasferiti fuori Londra per allontanarsi dal contagio nella capitale”. Il Settecento ha anche segnato l’epoca dell’industrializzazione “e per questo – continua – con l’epidemia in corso, si vedono enormi motori a vapore creati per distruggere gli zombie, non lo definirei proprio steampunk, ma c’è giusto qualche accenno”.
Come nel romanzo di Grahame-Smith, le sorelle Bennet e Darcy usano le arti marziali dell’Oriente per combattere l’invasione degli zombie. “È un’epoca in cui l’Inghilterra era già in Asia – sottolinea Steers – era già sulla Via della Seta e, ovviamente, quello che un tempo era tipicamente asiatico divenne inglese. Il tè, la polvere da sparo e altri prodotti furono integrati nella cultura inglese. Così abbiamo pensato che, con questa guerra in corso, fossero state assorbite anche le arti marziali”.
Il tipo di combattimento, dice Steers, scaturisce dai personaggi, alla maniera dei grandi film orientali sulle arti marziali come I Sette Samurai: “ognuno ha specifiche abilità a seconda di quello che è, e non a casaccio”. Nel romanzo di Grahame-Smith l’idea era di usare le diverse storie dell’Oriente per evidenziare le differenze sociali che intercorro fra i personaggi. All’epoca il Giappone preservava le classi più alte; così, lo stile di combattimento giapponese sembrava particolarmente appropriato per quel mondo agiato con cui i Bennet stanno faticosamente provando a mischiarsi.
“Il Giappone è l’Eton e la Cina è di minore importanza ed è in Cina che sono andate le Bennet – conclude il regista – il senso di superiorità dei Bingley dipende dal fatto che non le ritengono degne del loro lignaggio. Sono questi i temi che risuonano in Jane Austen, ed esplorano il concetto di ruoli di genere e dell’affermazione delle giovani donne”.
“Tutti i temi di Jane Austen sono enfatizzati mentre i personaggi combattono l’apocalisse zombie”.
Burr Steers