Oggi inizia il 71° Festival Internazionale del film di Cannes e ad aprire la competizione sarà Everybody Knows (Todos lo Saben), il film di Asghar Farhadi che si cimenta per la prima volta con un film girato in Spagna che vede protagonisti Penélope Cruz, Javier Bardem e Ricardo Darín.
In occasione del matrimonio della sorella, Laura (Pénelope Cruz) torna con i figli nel proprio paese natale, nel cuore di un vigneto spagnolo. Ma alcuni avvenimenti inaspettati turberanno il suo soggiorno facendo riaffiorare un passato rimasto troppo a lungo sepolto.
Vi proponiamo di seguito un estratto dell’intervista rilasciata dal regista Asghar Farhadi.
Come è nato questo progetto?
Quindici anni fa, sono stato nel sud della Spagna. Durante questo viaggio, in una città ho visto diverse foto di un bambino affisse ai muri. Quando ho chiesto chi fosse, ho saputo che era un bambino scomparso e che la sua famiglia lo stava cercando: lì è nata la prima idea del film. Quella storia mi è rimasta sempre impressa e quando ho finito di girare Il passatone ho tratto un piccolo racconto. Ci ho messo quattro anni, poi, a svilupparlo e a trasformarlo in una sceneggiatura. Ma in realtà il progetto è nato all’epoca di quel viaggio in Spagna. Ad attrarmi sono state soprattutto due cose: il paesaggio e la cultura locale, e il fatto di cronaca al centro della storia. Da allora ho continuato a pensare alla Spagna.
Perché ha scelto di ambientare questa storia in un paesino anziché a Madrid?
Questa storia parla dei rapporti umani tra gli abitanti di un paese. E le loro relazioni sono diverse da quelle che ci sono tra gli abitanti di una città. Inoltre, era tanto tempo che avevo voglia di girare in un piccolo paese in mezzo alla natura. Cercavo storie ambientate lontano dalla città e dal suo frastuono e questo mi ha portato inconsciamente a indirizzare la trama verso un luogo dove ci fossero un paese, una fattoria… Cose che mi suscitano un sentimento di nostalgia. In un paese le persone sono più vicine, perché gli abitanti sono pochi e tutti si conoscono. La storia si nutre anche di questo. Se fosse stataambientata in una città, le persone non si sarebbero incontrate tanto facilmente, le relazioni tra loro sarebbero state diverse. Avrei fatto un altro film. Una delle cose più belle è stato girare in mezzo a tutte quelle fattorie, in un paese dove la gentesi riunisce nella piazza principale ogni pomeriggio. Un altro punto che ci tengo a sottolineare è che i protagonisti del film, pur trovandosi in una situazione complicata, sono persone semplici. E collocarli all’interno di un paesino sottolineava questa semplicità.
Ha scritto qualcuno dei personaggi pensando a un attore in particolare?
I due personaggi principali sono stati scritti per Penélope e Javier. Erano quattro anni che parlavamo della sceneggiatura e avevano già accettato di fare il film. Quindi ho scritto il copione pensando a loro. Ma gli altri li ho scelti tutti dopo aver scritto il copione.
Come mai ha scelto Penélope Cruz e Javier Bardem?
Quando ero in Francia per girare Il passato,una delle candidate per il ruolo della protagonista era Penélope, che purtroppo in quel momento era già impegnata… O meglio, aveva appena partorito. Così, non abbiamo potuto lavorare insieme, ma siamo diventati amici. Ho parlato di questo progetto prima con lei e poicon Javier, quando l’ho incontrato a Los Angeles. Nei quattro anni successivi siamo rimasti in contatto e hanno seguito gli sviluppi del progetto. Ma dopo Il passatoho deciso di tornare in Iran e di girare un altro film, e questo ha rimandato il nostro progetto di altri due anni. Non ci siamo mai persi di vista, però. Al di là delle loro interpretazioni, questi due attori hanno contribuito in modo determinante alla realizzazione del film. In tutti questi anni hanno sempre risposto con grande generosità alle mie domande su qualsiasi argomento potesse riguardare il progetto. Oltre ad essere due attori straordinari, sono anche persone di grande umanità, e il rapporto che c’è tra noi va oltre la collaborazione professionale.
Per concludere…
Quello che cerco durante la stesura di una sceneggiatura e la lavorazione di un film, e che domina il mio spirito, si può riassumere in una parola: empatia. Non mi interessa necessariamente trasmettere un messaggio. Se alcuni spettatori di una qualsiasi parte del mondo, qualunque siano la loro lingua, la loro cultura o il loro carattere, riescono a provare un sentimento di empatia per uno dei miei personaggi, a immedesimarsi in uno di loro, allora ho raggiunto il mio scopo. È questo che metto al primo posto quando faccio un film, la cosa di cui io stesso ho bisogno e di cui il mondo intero ha bisogno oggi: la comprensione per gli esseri umani al di là delle frontiere e delle culture…