Il 17 novembre 2017 usciva in sala Justice League, la pellicola che portato per la prima insieme sul grande schermo i più celebri eroi dei fumetti DC. Superman, Batman, Wonder Woman, Acquaman, Flash e Cyborg non sono però bastati a trasformare il film in una pietra miliare dei cinecomics, né un successo di critica o di pubblico, forse anche a causa della travagliata storia produttiva.
Da Justice League al nuovo film
Più che per l’epica lotta dei protagonisti, il film si fa infatti ricordare per il cambio in cabina di regia a lavorazione quasi ultimata, da Zack Snyder a Josh Wedhon, e per le riprese aggiuntive di Henry Cavill, interprete di Superman (in quel momento era impegnato sul set di Mission Impossible: Fallout, vincolato per contratto a portare un paio di bei baffoni). Tornato a girare le scene per Wedhon, i baffi vennero rimossi digitalmente in maniera posticcia e nell’epoca dove tutto diventa meme, “Superman coi baffi alla messicana” diventa presto un simbolo di questa operazione. Se normalmente l’interesse attorno ad un film si affievolisce dopo l’uscita al cinema, in questo caso l’entusiasmo si è amplificato proprio dopo la distribuzione. I fan non si sono arresi e hanno chiesto di vedere la versione che Snyder aveva nel cassetto. Anni di attesa ed infine l’annuncio ufficiale: nel 2021 il film sarà finalmente disponibile nel catalogo del nuovo servizio di streaming di HBO. Questa volta riuscirà a soddisfare il suo pubblico?
La guerra dei cinecomic
Facciamo un passo indietro e torniamo alla metà degli anni ’10 quando, grazie a Kevin Feige, la Marvel sta saldamente dominando il mercato delle opere derivate dai fumetti. La cosiddetta “Casa delle idee” è entrata a far parte del gruppo The Walt Disney Company e ha pianificato un progetto mastodontico: 31 film e 20 serie TV costituiscono il nocciolo del Marvel Cinematographic Universe (MCU) che, senza contare il suo indotto tra giochi, videogame e merchandising, ricava miliardi dollari ogni anno. Un business paragonabile solo a quello della saga di Star Wars – non a caso, anch’essa nel portfolio del gruppo di Mickey Mouse. Dall’altro lato della barricata, la Warner e la sua scuderia di supereroi DC, nonostante abbia creato il genere dei cinecomic con il Superman di Richard Donner nel lontano 1978 e lo abbia ulteriormente rivoluzionato con il Batman di Tim Burton nel 1989, ormai arranca. Incredibili successi come la trilogia di Nolan sul Cavaliere Oscuro (2005, 2008 e 2012) e terrificanti flop come il Lanterna Verde (2011) interpretato da Ryan Reynolds: siamo ancora lontani dal riconoscimento autoriale del Joker di Todd Phillips con l’Oscar a Joaquin Phoenix, stagione 2019-2020. Sebbene L’Uomo D’Acciaio (2013) non abbia particolarmente colpito, Batman v Superman: Dawn of Justice (2016) abbia incassato molto bene e l’imminente Wonder Woman (2017) si preannunci notevole – come poi effettivamente sarà – è grazie agli incassi di Suicide Squad (estate 2016), una pellicola corale basata “sui cattivi”, che le aspettative riposte in quella con i “buoni” iniziano fortemente a lievitare.
La genesi di Justice League
Justice League viene imbastito puntando sull’epica dei suoi tre simboli, cioè Superman interpretato da Henry Cavill, Batman da Ben Affleck e Wonder Woman da Gal Gadot – il personaggio che in questa incarnazione otterrà più successo, tanto da meritarsi oggi il sequel Wonder Woman 1984, a breve nelle sale (si spera!). In cabina di regia viene confermato Zack Snyder, reduce dall’Uomo D’Acciaio, veterano delle trasposizioni dei comics da Watchmen a 300. Purtroppo la tragedia è dietro l’angolo: la figlia del regista si suicida e comprensibilmente Snyder si prende una pausa dalla lavorazione. Warner ingaggia allora Josh Whedon, responsabile proprio del successo dei rivali: sua la regia dei primi due Avengers, oltre che consulente e supervisore del MCU. Whedon rimette mano alla sceneggiatura, gira nuove scene e aggiunge una sua impronta personale. In sala giunge un film dai toni più leggeri rispetto a quelli di Snyder, simile a quello di Iron Man & soci. A fronte di 300 milioni di dollari di costo di produzione – senza contare il marketing – gli incassi arrivano a 640 milioni di tutto il mondo, notevolmente sotto le grandi aspettative di Warner. Nessun sequel diretto, meglio puntare su altri progetti come i film singoli di Aquaman (2018), Shazam (2019) e appunto Wonder Woman, oppure il recente Birds of Prey con la speranza di bissare gli incassi di Suicide Squad grazie alla protagonista Harley Quinn. Spoiler: missione fallita, nessun grande successo all’orizzonte.
La versione di Snyder
Né la critica né i fan apprezzano Justice League: un intreccio privo di guizzi, scarsa profondità della psicologia dei protagonisti, un villain poco incisivo – Steppenwolf. È questo ciò che Snyder voleva far uscire in sala? L’accusa è che Whedon e la Warner abbiano ibridato la visione autoriale del regista originale in favore di una trama più semplice per un pubblico più ampio, più “popolare” nell’eccezione negativa del termine, più “Marvelliano” e legato ai proventi del business. Il buzz sui social cresce, si alimenta di indiscrezioni e chiede a gran voce quella “giustizia” presente nel titolo del film. Alimentati dalle stesse voci dei protagonisti, che garantiscono che questa versione esiste ed è davvero valida, gli appassionati si riuniscono sotto un unico vessillo, l’hashtag #ReleaseTheSnydersCut. Esiste un precedente d’eccellenza: Superman II (1980) venne girato praticamente in contemporanea con il primo capitolo. A causa dell’allungamento dei tempi di riprese e di alcuni conflitti con la produzione, il regista Richard Donner venne licenziato e rimpiazzato da Richard Lester. Solo nel 2006 venne pubblicato per l’homevideo il suo Richard Donner Cut che includeva la sua visione e alcune scene tagliate, tra cui quelle girate con il grande Marlon Brando.
Che cosa ci aspettiamo, e quando
Zack Snyder, sempre attivo sul social network Vero – un antagonista di Facebook – ha sempre tenuto alta l’attenzione sul suo lavoro, centellinando artwork e stuzzicando i fan in ogni modo. In base a quanto si può dedurre, il film uscito in sala dura 120 minuti e Whedon ha aggiunto circa 80 pagine (un’ora abbondante di girato) alla sceneggiatura originale. Snyder, sulla base dello screeplay scritto insieme a Chris Terrio, dovrebbe aver montato circa 210 minuti, davvero colossale. Includerebbero sottotrame per alcuni personaggi come Lois Lane, Martha Kent e Flash, oltre che l’introduzione di una nuova Lanterna Verde, dell’alieno Martian Manhunter nonché del carismatico Darkseid, uno dei principali supervillain dell’intero universo DC, forse il vero avversario della pellicola – la prima di una trilogia su questa Lega della Giustizia.
Gli addetti ai lavori hanno confermato tanti cambiamenti rispetto alla versione di Whedon – il direttore della fotografia Fabian Wagner ha raccontato che addirittura cambiò palette di colori tra un regista e l’altro – e molti sostengono che quella di Snyder sia notevolmente migliore. “Il pubblico deve vederlo!” tuona Jason Momoa, l’interprete di Acquaman, che sui social è tra i più entusiasti sostenitori dell’uscita del film, insieme a tanti altri attori che affermano di aver già assistitoo ad una proiezione private. Il 27 maggio negli Stati Uniti HBO, la rete tv celebre per serie capolavoro come I Soprano, The Wire o Six Feet Under, lancerà HBO Max, una nuova piattaforma di streaming nel sempre più affollato mondo digitale accanto a Netflix, Amazon e Disney+. Una settimana prima c’era stato un incontro tra Snyder e i dirigenti dell’azienda, forse per un test screening, un evento che ha fatto impennare l’hype, ovviamente. Poche ore dopo giunge la conferma ufficiale: Zack Snyder’s Justice League sarà uno dei prodotti di punta del nuovo servizio, richiamo perfetto per futuri abbonati. L’entusiasmo di Henry Cavill durante la annuncio, il team di lavoro pronto a tornare all’opera, 20-30 milioni di dollari di budget per terminare la postproduzione e così, nel 2021, sarà finalmente disponibile.
Un momento, siamo sicuri di volerlo vedere?
Il pensiero va subito alla serie Il Trono Di Spade, il cui finale dell’ottava stagione veniva messo in onda giusto un anno fa. Un successo planetario che ha entusiasmato e al contempo deluso milioni di spettatori. Il libro conclusivo su cui si basavano gli ultimi capitoli non erano stato ancora scritti dall’autore originale George R. R. Martin (e chissà per quanto tempo ancora questo libro tanto atteso non sarà dato alle stampe!) e il finale architettato dagli showrunner Benioff e Weiss ha portato tantissimi fan insoddisfatti addirittura a richiedere di rigirare tutto. Un’ipotesi infattibile, anche se assolutamente affascinante. Anche in questo caso il coinvolgimento emotivo del pubblico si è fuso con la narrazione stessa. Quello che vediamo sullo schermo non è più qualcosa che appartiene solo a chi l’ha prodotto, diretto o interpretato. È diventato un corpus fluido, sul quale ci sentiamo il pieno diritto di modellare ogni aspetto, sulla base dei nostri desideri e ambizioni. Sfogliamo i fumetti di Batman fin da bambini, conosciamo intimamente il nostro pipistrello, quali nemici affronterebbe e anche in che modo li sconfiggerebbe. Ormai quei personaggi ci appartengono e vogliamo che sia resa loro giustizia. Sicuramente anche un talento come Snyder avrà avuto la stessa nostra visione, che la grande macchina di Hollywood avrà in qualche modo violentato. Oppure semplicemente, una Justice League 2.0 sarà sicuramente migliore di quella che ci siamo sorbiti in sala nel 2017.
Lo strapotere del pubblico
Il marketing legato un film è ormai cambiato. Ancora prima dell’uscita è possibile misurare la temperatura del pubblico attraverso le reazioni dei social. Emblematico è il caso di Sonic, tratto dall’omonimo personaggio dei videogiochi. Il character design del personaggio è risultato così tanto distante dalle aspettative del pubblico che, subito dopo la presentazione del trailer e il conseguente polverone, Paramount ha scelto di prendersi ancora un anno di post-produzione per adeguare la CGI secondo le indicazioni del pubblico. Magari l’estetica può essere un fattore marginale, ma non è raro che seguire il sentiment determini notevoli cambiamenti anche dietro le quinte. L’alieno Jar Jar Binks costituiva la linea comica della trilogia prequel di Star Wars, oltre che un richiamo commerciale verso gli spettatori più piccoli. Unanimemente bistrattato, in modo anche molto feroce tanto che l’interprete Ahmed Best arrivò addirittura a considerare suicidio, il regista George Lucas lo escluse poi dai capitoli successivi. Non dimentichiamo che Hollywood è un’industria che opera in un mercato dove si incontrano domanda e offerta, ed è coerente che cerchi di accontentare i suoi futuri clienti. Si creano però pericolosi precedenti poiché vincolarsi ai desideri del pubblico, anche se ponderati e condivisi, conseguentemente rischia di limitare sempre di più la libertà artistica dei videomaker.
La Justice League di Schroedinger
Forse il film – o miniserie, dipende da come verrà proposta data la lunghezza – risulterà strepitosa, oppure invece regalerà nuove sfumature al significato di cocente delusione. Non è né bello né, brutto: è la “Justice League di Schroedinger“. Ed è proprio in questo momento di stasi che è più affascinante che mai. Sappiamo com’era, non sappiamo com’è adesso, ma sappiamo con precisione cosa dovrebbe essere nella nostra testa. Adesso è perfetto. Nel 2021, prima di prendere play su HBO Max o dovunque sarà reso disponibile, dovremmo prima fermarci un attimo e assaporare per l’ultima volta questo nostro film privato, che ci ha fatto emozionare, nel bene e nel male, e soprattutto ci ha fatto sognare. Perché in fondo è questo lo scopo e la vera essenza del cinema. Oppure, parafrasando Lessing: e se l‘attesa dello Snyder cut fosse essa stessa lo Snyder cut?
Enrico Banfo