Oggi è il 70° compleanno di Kathleen Doyle Bates, per tutti, semplicemente Kathy Bates. Donna esemplare, messa a dura prova dalla vita (ha sconfitto due tumori), sempre capace di combattere, di mettere passione nella sua passione diventata lavoro, la recitazione. Kathy Bates è una vera forza della natura, come testimoniano i numerosi premi ottenuti per i suoi lavori a teatro, al cinema e soprattutto in televisione (sul piccolo schermo premiata sia come attrice che come regista). Ma su tutti spicca l’Oscar vinto nel 1991 per l’indimenticabile prova in Misery Non Deve Morire di Rob Reiner.
E pensare che il suo sogno era quello di cantare. Kathy fin da subito però scopre la sua naturale attitudine alla recitazione. È verso la metà degli anni settanta che debutta nel cinema, in Taking Off di Milos Forman (1971). Dopo Vigilato Speciale di Ulu Grosbard (1978), nel 1982 ottiene il suo primo importante ruolo cinematografico nel film Jimmy Dean, Jimmy Dean, (1982) di Robert Altman, in cui è una fan del divo James Dean, al fianco di attrici del calibro di Sandy Dennis, Cher e Karen Black. Da quel momento inizia per la Bates una lunga carriera anche sul grande schermo. Se in Tv la Bates ha saputo esprimersi al meglio, al cinema, a oggi, sono più di sessanta i film a cui ha preso parte.
Se Misery merita un capitolo a parte (tra poco ne scriviamo), vanno ricordate anche le sue interpretazioni ne I Colori Della Vittoria di Mike Nichols (nel 1999 riceve le nomination agli Oscar, ai Golden Globe e ai BAFTA, portando a casa uno Screen Actors Guild Award e un premio della critica per la sua performance) e in A Proposito di Schmidt di Alexander Payne (nel 2003 riceve la terza nomination all’Oscar e al Golden Globe, oltre che la candidatura ai SAG Award e la vittoria del National Board of Review Award come miglior attrice non protagonista). Il suo lavoro cinematografico è stato riconosciuto anche dalle nomination ai Golden Globe e ai BAFTA Award per Pomodori Verdi Fritti Alla Fermata Del Treno di Jon Avnet (1991), oltre alle nomination collettive ai SAG Award insieme agli altri membri del cast del film campione di incassi Titanic di James Cameron (1997) e del grande successo di Woody Allen, Midnight in Paris (2011).
Ma il successo internazionale le arriva grazie alla sua interpretazione dell’infermiera Annie Wilkes apparentemente dolce e cortese, ma in realtà sadica e mentalmente disturbata, che è disposta a tutto perché il suo personaggio letterario preferito non muoia, nel thriller Misery Non Deve Morire, (1990) di Rob Reiner con James Caan nella parte dello scrittore Paul Sheldon, tratto dall’omonimo romanzo (titolo originale, Misery) di Stephen King pubblicato nel 1987. Il film ottiene grande successo, e la sua interpretazione viene così acclamata tanto da ricevere un premio Oscar e un Golden Globe come Migliore Attrice Protagonista. Per questa sua prova superba, la Bates è stata inserita dall’American Film Institute al 17º posto nella classifica dei 50 migliori “cattivi” del cinema statunitense.
Il film può considerarsi, per alcuni elementi, un fratello di Shining di Stanley Kubrick. Del resto il padre è lo stesso, Stephen King. Sia Jack Torrance che Paul Sheldon sono scrittori, come il loro autore. La neve, l’inverno, fa da sfondo a queste due storie. Se Torrance, in piena crisi esistenziale e lavorativa, impazzisce e diventa carnefice, Sheldon è uno scrittore di successo che dopo un incidente viene prima soccorso e poi (di fatto) sequestrato da Annie Wilkes, la sua fan più accanita. La vicenda, sapientemente diretta da Reiner, è un crescendo mozzafiato di tensione e angoscia. Il fanatismo omicida della Bates è al centro di questo film che non invecchia, fatta eccezione per il mezzo della creazione (nonchè arma liberatrice), la macchina da scrivere (ma ci sono scrittori che ancora la usano). Il sentimento, patologico e distorto, che lega la donna all’uomo, ci fa riflettere sul rovescio della medaglia del successo: colei che sembra un angelo caduto dal cielo per salvare il suo idolo, diventa un folle demone capace di farti fuori, dopo, tra una tortura e l’altra
Ad un secondo livello di lettura, Misery Non Deve Morire può anche considerarsi una metaforica parabola sul legame tra autore e lettore: Annie Wilkies è allo stesso tempo lettrice e critica letteraria. E ancor di più, rappresenta l’odierno pubblico. Un target di marketing da soddisfare in tutto e per tutto. Quel che è certo che la Wilkies (in questo caso sì, proprio come Jack Torrance), è una donna che non si può dimenticare. Grazie soprattutto a lei, a Kathy Bates (magnificamente doppiata in italiano da Vittoria Febbi) e alle sue espressioni allucinate. Un sito come il nostro non può tralasciare i suoi innumerevoli cameralook. Primi piani di un personaggio entrato nell’immaginario collettivo, primi piani di un’attrice entrata nella storia del cinema. Tanti auguri Kathy!