Nella selezione ufficiale del 36° Torino Film Festival, giovedì 6 dicembre arriva al cinema Colette, il film diretto da Wash Westmoreland con Keira Knightley e Dominic West. La pellicola racconta la storia di Sidonie-Gabrielle Colette, l’autrice più innovativa e spregiudicata della Belle Époque parigina.
Il film
Nata e cresciuta in un piccolo centro della campagna francese, Colette (Keira Knightley) arriva nella Parigi di fine Ottocento dopo aver sposato Willy (Dominic West), un ambizioso impresario letterario. Affascinata dalla vivacità intellettuale dei salotti della capitale e spinta a scrivere dal marito, Colette riprende i suoi scritti di scuola e dà alla luce una serie di libri pubblicati con il nome di Willy. I romanzi diventano ben presto un fenomeno letterario e la loro protagonista – Claudine – un’icona della cultura pop parigina, oltre che un simbolo di libertà femminile. Mentre cresce insieme alla sua Claudine, diventando sempre più consapevole di se stessa, Colette decide di porre fine al suo matrimonio e inizia una battaglia per rivendicare la proprietà delle sue opere e guadagnare la sospirata emancipazione sociale.
Sidonie-Gabrielle Colette
Fin dal momento della sua ascesa al successo – a tratti famigerato – nella Francia di inizio ventesimo secolo, Sidonie-Gabrielle Colette è stata un’affascinante fonte di ispirazione per innumerevoli lettori. A lungo sfruttata dal marito, Henry Gauthier-Villars (noto a tutti come ‘Willy’), fu inizialmente spinta a pubblicare i fortunati romanzi semi-autobiografici della serie Claudine col nome di lui, ma col tempo trovò la forza di rompere questo legame malsano e acquisì finalmente una notorietà propria. Chéri (1920) e Gigi (1944) furono infatti pubblicati entrambi sotto il suo vero nome, e furono tanto acclamati dal pubblico che quest’ultimo, nel 1958, fu trasformato dalla MGM in un musical oggi diventato celeberrimo.
Un passo davanti agli altri
“Era sempre un passo avanti agli altri” afferma il regista Wash Westmoreland, riferendosi in particolare al coraggio con cui Colette esponeva, attraverso velati riferimenti, elementi spesso scandalosi della sua vita personale. La sua storia doveva finire sul grande schermo: “era un periodo davvero cruciale – aggiunge – l’inizio dell’era moderna: si assisteva a movimenti tettonici nella definizione dei ruoli di genere, le donne chiedevano maggior potere in ogni ambito e gli uomini resistevano con tutta la loro forza. Tutto ciò sembrava essere rappresentato alla perfezione dal matrimonio tra due personaggi formidabili Colette e Willy”.
Keira è Colette
Quella narrata dal film, è una storia tutta al femminile, che narra di una figura estremamente rilevante rispetto al percorso delle donne nella letteratura e nella politica. Ha messo in discussione i costumi sociali, la sessualità e i ruoli di genere. In tutti questi ambiti, Colette, piena di arguzia e di calore, ha rappresentato una vera e propria svolta. Ad interpretarla è stata una bravissima Keira Knightley: “Colette era una forte, una persona veramente interessante, e che la sua relazione con Willy fosse affascinante. C’era un senso di verità, di realtà a cui io, come donna, avendo vissuto delle relazioni con degli uomini e avendo lavorato con loro, potevo veramente attingere”.
Colette e Willy
Colette e Willy incarnavano la modernità. Colette è la storia di un matrimonio essenzialmente basato sullo sfruttamento ma, come in ogni relazione, la questione era più complicata di così. “Per poterne fare un film, c’era bisogno di capire la complessità del loro matrimonio – afferma Westmoreland – in quell’unione c’era tutto: amore, odio, tenerezza, perversione, il rapporto con un mentore che era anche un avido sfruttatore. E, non ultimo, il carattere pubblico della relazione stessa, che per molti versi si sviluppava sotto gli occhi di tutti. Colette e Willy erano di fatto ciò che oggi definiremmo una celebrity couple”.
“Era una vera celebrità, all’epoca – spiega Dominic West, riferendosi al suo personaggio Willy – era un impresario, aveva creato un brand (ed è per questo che aveva seminato il suo ufficio di statuette) e interpretava un ruolo in questo teatro che era la Parigi di inizio 20° secolo, il centro del mondo dal punto di vista culturale”. Fu lui ad incoraggiare Colette ad usare dettagli personali ed eventi della sua vita reale nei libri di Claudine, compreso un episodio in cui entrambi avevano una relazione con la stessa donna. Accoglieva gli scandali di buon grado e sapeva come manipolare la popolarità. “Willy era come Malcolm McLaren – aggiunge Westmoreland – credeva fermamente che più la notizia faceva scalpore, più la gente si sarebbe leccata i baffi, e per un po’ fu un successo commerciale incredibile, il pubblico ne era affascinato”.
Una donna senza paura
Più che essere una ‘battaglia tra i sessi’, però, il film è la storia di una donna che non poteva essere fermata né messa da parte: “nella sua vita prese delle decisioni sorprendentemente radicali – conclude Westmoreland – saliva sul palco per far sentire la sua voce e una volta, al culmine di Flesh, si scoprì il seno sinistro creando grandi polemiche: era un momento in cui tra donne si dibatteva ancora se mostrare la caviglia. Colette era senza paura”.