Premiato con il Leone d’Oro alla 74. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, sarà in sala dl 14 febbraio La Forma Dell’Acqua – The Shape of Water, l’attesissimo film di Guillermo del Toro candidato a 13 Oscar, tra cui: Miglior Film, Miglior Regista, Miglior Attrice Protagonista a Sally Hawkins, Miglior Attrice Non Protagonista a Octavia Spencer, Miglior Attore Non Protagonista a Richard Jenkins, Miglior Sceneggiatura Originale. Nel cast anche Michael Shannon, Doug Jones e Michael Stuhlbarg.
Una favola ultraterrena
La Forma dell’Acqua – The Shape of Water è una favola ultraterrena ambientata in America nel 1962, durante il periodo della Guerra Fredda, in un segreto laboratorio governativo ad alta sicurezza muove i passi Elisa (Sally Hawkins), giovane donna solitaria intrappolata in una vita di isolamento che cambierà quando lei e la sua collega Zelda (Octavia Spencer) verranno a conoscenza di un esperimento classificato come segreto che mette in trappola una strana creatura, un misterioso essere prelevato dalle buie profondità oceaniche. Non è solo anfibio, ma sembra avere delle capacità di adattamento tipiche dell’acqua, essendo in grado di assumere i contorni psichici di ogni essere umano con cui viene in contatto, riflettendone sia l’aggressività che l’amore incommensurabile. Con l’aiuto di un fidato amico (Richard Jenkins), Elisa e Zelda riusciranno a dare vita ad una storia appassionata di riscatto e redenzione.
Un racconto d’amore
L’intenzione di Guillermo del Toro, che per questo film ha già vinto il Golden Globe per la Miglior Regia, era quella di scrivere un racconto d’amore che venisse narrato non solo dalla protagonista principale, tra l’altro muta, ma anche dai sensibili personaggi che la accompagnano nel suo percorso di riscatto: “I tre – Elisa, Giles e Zelda – costituiscono un singolo personaggio, come se fossero parti diverse dello stesso cervello – ha spiegato del Toro – tutti e tre sono marginali e invisibili per diversi motivi: uno per la razza, uno per l’orientamento sessuale, uno per la disabilità. Il laboratorio che nasconde la creatura pensa di combattere potenti spie sovietiche, ma in realtà i loro veri nemici sono due donne delle pulizie e un artista gay”.
Un leggendario Monster-Movie
Eletto Film dell’anno dall’American Film Institute (AFI) e designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) (che lo ha ritenuto “caloroso e giocoso inno alla libertà, alla vita e al cinema”), La Forma Dell’Acqua, mescolando molti generi, dai lussureggianti musical ai noir pieni di suspance, rivisita e rinvigorisce il fascino immortale dei “monster-movie”, facendo leva sulle nostre emozioni primordiali come la paura, il senso di abbandono e il pericolo, ma anche la curiosità, la soggezione e il desiderio. D’altra parte, Guillermo del Toro ha sempre avuto la passione di impaurire e incantare allo stesso tempo il pubblico. Nato a Guadalajara, in Messico, sin da ragazzo si è cibato di misteriose storie di fantasmi, film con i mostri e favole che hanno dato vita a una fervida fantasia. Quando ha iniziato a scrivere e dirigere i film, tutte queste influenze si sono intrecciate creando un suo personale stile visivo molto viscerale, che sembra toccare direttamente la psiche umana.
Speranza e redenzione
Approfondire l’idea dell’amore e dei suoi limiti era fondamentale per del Toro, anche produttore di questo suo ultimo lavoro di lungometraggio: “volevo creare una storia bella ed elegante sulla speranza e sulla redenzione come antidoto al cinismo dei nostri tempi. Volevo che questa storia prendesse la forma di una fiaba, in cui un umile essere umano si trovasse a vivere un’avventura più grande e trascendente di qualsiasi altro evento della sua vita – ha aggiunto il regista – ho pensato che sarebbe stata una buona idea contrapporre quell’amore a qualcosa di tanto malvagio come l’odio tra le nazioni complice della Guerra Fredda, o l’avversione tra le persone causato dalle differenze di razza, colore, abilità e genere”.
L’Amore senza parole
All’interno del racconto di del Toro, i temi di bene e male, innocenza e minaccia, attualità ed eternità, bellezza e mostruosità, emergono intrecciandosi tra loro e rivelando che nessuna oscurità può mai sconfiggere completamente la luce. Riassume del Toro: “mi piace creare dei film liberatori, che dicono che è bene essere ciò che si è, cosa che, in questo momento, mi sembra molto pertinente”. Il fatto che i due protagonisti del film non parlino, quanto meno in maniera convenzionale, non fa altro che intensificare la storia d’amore spogliandola delle incomprensioni che spesso si creano tra gli esseri umani: “una cosa dell’amore è che è così incredibilmente potente, che non richiede parole” conclude del Toro.
“L’acqua prende la forma di tutto ciò che la contiene in quel momento e, anche se l’acqua può essere così delicata, resta anche la forza più potente e malleabile dell’universo. Vale anche per l’amore, non è vero? Non importa verso cosa lo rivolgiamo, l’amore resta se stesso sia verso un uomo, una donna o una creatura”.
Guillermo del Toro