Amore, destino, mistero, lontananza. È tutto questo La Corrispondenza, il nuovo film – da domani al cinema – scritto e diretto da Giuseppe Tornatore che vede protagonisti Jeremy Irons e Olga Kurylenko e la colonna sonora dell’infinito genio Ennio Morricone, fresco vincitore del Golden Globe per la Migliore Colonna Sonora in Hateful Eight di Quentin Tarantino.
Amy (Olga Kurylenko) è una giovane studentessa universitaria impiega il tempo libero facendo la controfigura per la televisione e il cinema. La sua specialità sono le scene d’azione, le acrobazie cariche di suspense, le situazioni di pericolo che nelle storie di finzione si concludono fatalmente con la morte del suo doppio. Le piace riaprire gli occhi dopo ogni morte.
È qualcosa che la rende invincibile, o forse l’aiuta a esorcizzare un antico senso di colpa. Ma un giorno Ed Phoerum (Jeremy Irons), il professore di astrofisica di cui è profondamente innamorata, sembra svanire nel nulla. Non si sa se è fuggito, e nel caso non se ne conoscono le ragioni. Quello che si sa è che continua a inviare, ogni istante della giornata, dei messaggi a Amy. La ragazza si chiede dove sia finito, intraprendendo la strada di un’indagine molto personale.
Lasciamo ora spazio all’intervista rilasciata da Giuseppe Tornatore.
Qual è la storia de La Corrispondenza?
La Corrispondenza è una storia d’amore dei nostri tempi. Forse vent’anni fa si sarebbe potuto classificarla come una storia di fantascienza, l’intreccio poteva sembrare qualcosa al di fuori del mondo. Ma oggi no, perché tutto ciò che vi si racconta è assolutamente realistico. È una storia sull’amore che non conosce ostacoli di nessuna natura, sulla forza di questo sentimento così grande e misterioso.
Come l’è venuta l’idea del film?
L’idea del film, come spesso mi è capitato, è molto antica. Originariamente prevedeva un protagonista maschile e diversi personaggi femminili, ma non mi persuadeva del tutto, e continuavo a tenerla chiusa nel cassetto. In seguito ho ritenuto di rimodellare la storia basandola solo su due personaggi, un uomo e una donna. Poi, grazie alle evoluzioni della tecnologia in tema di comunicazione, è diventato un progetto maturo per essere raccontato, concreto.
Parliamo dei due protagonisti, Olga Kurylenko e Jeremy Irons.
I due protagonisti Olga Kurylenko e Jeremy Irons sono il frutto, come spesso succede, di una lunga ricerca. Olga era proprio quella che cercavo. Avevo bisogno di un’attrice giovane, bella e soprattutto brava, perché il suo era un ruolo molto difficile. Il film è tutto raccontato dal suo punto di vista e lei è in scena sempre. Mi serviva una coppia che avesse un certo divario di età, ma che potesse avere una chimica di comunicazione molto forte. La chimica ha funzionato. La formula anche. Ecco, è stata un’esperienza bella e singolare.
Lui per lei sembra essere solo virtuale…
C’è una specificità nel rapporto fra i due personaggi, nel senso che nel film, ad eccezione di due sequenze, lui è presente nella vita di lei sempre e soltanto attraverso messaggi, lettere, videomessaggi, email. E quindi il personaggio di Ed pre-esiste a tutto il resto. Tanto è vero che è stato realizzato e montato prima di iniziare il film. Pertanto durante le riprese, tutte le volte che Olga Kurylenko si è trovata a interagire con Jeremy Irons, in realtà interagiva con un personaggio che era già mediato dal lavoro di edizione. Olga quindi interagiva con il personaggio e non con l’attore. Sin dall’inizio mi sembrava che questa impostazione fosse talmente ricca di possibili e imprevedibili sorprese, che spesso non ho fatto prove perché volevo cogliere immediatamente la sua vera e spontanea reazione.
Anche in questo film si conferma il sodalizio con il Maestro Ennio Morricone.
Il mio primo incontro con Ennio Morricone risale al gennaio del 1988, e da allora non abbiamo mai smesso di lavorare insieme. Perché Ennio non ha mai confuso la nostra profonda amicizia per una sorta di scorciatoia professionale, il grande equivoco che può nascere tra collaboratori storici i quali finiscono – magari inconsapevolmente – per confondere l’affetto con una sorta di naturale scorciatoia verso la tolleranza, impoverendo così il frutto del rapporto professionale. Con Ennio questo non può accadere perché è troppo rigoroso rispetto al suo mestiere. Non ci facciamo sconti in virtù della nostra fratellanza. Lui si presta generosamente, mette a mia disposizione tutta la sua capacità professionale, tutta la sua grandissima esperienza che è pressoché sconfinata, quindi so che gli posso chiedere qualunque cosa. Sento sempre di muovermi come un acrobata che fa qualunque piroetta nel trapezio, ma sa che sotto i piedi ha una magnifica rete di protezione e quindi non si potrà fare mai male. Ecco il mio rapporto con lui funziona e funzionerà sempre per questa ragione.
Qual è invece il suo rapporto con il pubblico?
Il mio rapporto con il pubblico è molto semplice, nel senso che ritengo di essere parte del pubblico, e durante tutte le fasi di lavorazione del film cerco di non dimenticare mai di esserlo. Cioè non mi domando mai, quando invento una storia, cosa diranno gli spettatori, se apprezzeranno o meno il tema e lo stile della narrazione. Sono domande che non mi pongo mai, perché mi sento di essere io stesso spettatore del racconto che sto progettando, quindi ciò che accade a me mentre sviluppo la storia è esattamente ciò che penso potrà accadere al pubblico, quindi più che un rapporto è una vera e propria identificazione.
Esistono analogie con La Migliore Offerta?
La Corrispondenza è una storia totalmente diversa da quella di La Migliore Offerta però credo ci siano dei fili rossi, non saprei dire quanto invisibili, che legano i due film. C’è qualcosa nel disegno di questa storia che la rende vicina a quel tipo di prospettiva narrativa. È una storia d’amore, come in fondo lo era quella, e anche qui la componente di mistero è molto forte, anche se non in linea con lo schema “giallo” classico di La Migliore Offerta. Ma forse l’elemento che più accomuna i due racconti è che anche qui uno dei due protagonisti della love story è poco visibile. Lì era per la presunta agorafobia della ragazza, qui l’assenza riguarda invece il personaggio maschile; ma la ragione della sua distanza dalla scena è molto più complessa, anzi elementare.