Dal 26 luglio torna al cinema La Gabbia Dorata, il film di Diego Quemada-Diez che nel 2013 conquistò il Festival di Cannes dando voce a “quegli esseri umani che sfidano un sistema stabilito da impassibili autorità nazionali e internazionali varcando illegalmente i confini, rischiando la propria vita nella speranza di sfuggire alla povertà“.
La Gabbia Dorata racconta la storia di Juan, Sara e Samuel, tre adolescenti dei quartieri poveri del Guatemala che cercano di raggiungere gli Stati Uniti d’America, alla ricerca di una vita migliore. Lungo il loro cammino attraverso il Messico incontrano Chauk, un indio del Chiapas che non parla lo spagnolo e gira senza documenti. Il viaggio è lungo, a bordo dei treni merci o seguendo a piedi i binari delle ferrovie, e porterà i ragazzi verso un’imprevedibile realtà.
Quello raccontato nel film è un viaggio che, spiega il regista Diego Quemada-Diez: “ci dà lo spunto per riflettere sui confini che dividono le nazioni, un viaggio verso la presa di coscienza di ciò che ci divide come esseri umani. Abbiamo realizzato questa avventura nella speranza di smantellare le convenzioni che ci tengono prigionieri in modo da poter reinventare la nostra realtà. Il mio sogno è che le frontiere che ci separano si dissolvano permettendoci di salire a bordo di un altro treno, la cui destinazione non conta, i cui passeggeri sappiano che le nostre vite sono collegate e che gli ostacoli che incontreremo lungo la strada ci siano di ispirazione per celebrare la nostra esistenza con un rispetto e una coscienza che trascendono nazionalità, razze, classi sociali e convinzioni religiose“.
Le parole di un messicano di nome Juan Menéndez López, pronunciate pochi istanti prima che salisse a bordo di un treno merci in corsa insieme a sette suoi compagni, restano impresse nella mente del regista: “Si imparano molte cose lungo il cammino. Qui siamo tutti fratelli, abbiamo tutti le stesse esigenze. L’importante è che impariamo a condividere. Solo così potremo andare avanti, solo così potremo raggiungere la nostra destinazione, solo un popolo unito può sopravvivere. In quanto esseri umani, non siamo clandestini in nessun luogo del mondo”.
“L’emigrazione è legge di natura. Il mondo fisico come il mondo umano soggiacciono a questa forza che agita e mescola, senza distruggere, gli elementi della vita, che trasporta organismi nati in un determinato punto e li dissemina per lo spazio, trasformandoli e perfezionandoli in modo da rinnovare in ogni istante il miracolo della creazione. Emigrano i semi sulle ali dei venti, emigrano le piante da continente a continente portate dalle correnti delle acque, emigrano gli uccelli e gli animali e, più di tutti, emigra l’uomo”.
Beato Giovanni Battista Scalabrini