Nato sull’onda di un progetto di educazione all’integrazione, giovedì 24 giugno con Emera Film arriva nelle sale La Guerra a Cuba, il film diretto da Renato Giugliano con Younes El Bouzari , Marco Mussoni, Luigi Monfredini , Elisabetta Cavallotti, Lorenzo Carcasci, Ousman Jamanka, Laura Pizzirani, Antonio De Matteo e Annalisa Salis che affronta in un racconto corale l’orrore che nasce dal mescolarsi di intolleranza, cinismo e fake news.
Il film
La vicenda è quella di una piccola comunità in Valsamoggia, nel bolognese, dove il tranquillo andazzo quotidiano è turbato da uno sciopero degli operai di una delle principali fabbriche della zona. Parallelamente cinque storie si rincorrono intrecciandosi. Ad esasperare la situazione sopraggiunge una giorn+alista in caccia di notizie spettacolari. Fra vicende private e collettive nascosto da qualche parte tra l’indifferenza della gente e il proliferare di fake-news, cresce un sottile e infido malcontento che attecchisce proprio in chi non ha ideali forti a cui far riferimento. Ed è così che all’alba della festa in Valsamoggia si registra un proliferare di piccoli grandi reati, più o meno gravi: dal pestaggio di un ragazzo di colore, fino alla fuga di un ragazzo richiedente asilo ed il rimpatrio forzato di un giovane immigrato che era invece considerato parte della comunità. In un’escalation di scontri, frustrazioni e conflitti, qualcuno – in piena Festa Patronale – sale in cima al campanile della Chiesa cittadina e spara sulla folla. Chi sia è piuttosto indifferente: molti dei personaggi del film potrebbero avere delle ragioni (buone o cattive, ma sempre vere) per farlo. E anche se non sarà uno di loro, il punto è che potrebbe esserlo. Uno di loro, o forse meglio: uno di noi.
Una società fondata sull’odio
Scritto dallo stesso Renato Giugliano assieme a Mario Mucciarelli ed ambientato fra Valsamoggia, Spilamberto e Savignano sul Panaro, va a scandagliare – dall’osservatorio privilegiato della provincia e del piccolo centro – una società che si è sgretolata e i cui cittadini, confusi e smarriti, finiscono sempre di più per diventare vittime di falsi miti, odiatori seriali e fake news. In un mondo infarcito di frustrazioni e in cui sempre di più i media sono succubi dell’ossessione del click e della pubblicità, in un attimo si genera il mostro che, guarda caso, è sempre l’altro, il diverso da noi, il soggetto in minoranza. E’ questo il gioco malato in cui il rancore che è in noi fomenta il rancore negli altri e viceversa.