Per parlare di Hungry Hearts di Saverio Costanzo, fresco vincitore del 19° Bobbio Film Festival, l’incipit sbagliato sarebbe: affacciarsi al baratro della follia è sempre vertiginoso e disturbante. Sbagliato perché ciò darebbe per scontato che la mamma, protagonista della storia, sia veramente pazza. Ma l’opera vuole invece farci chiedere altro: cos’è la follia? Quando si è folli?
La risposta sembra facile. Folle e disturbante. E quindi “nemico” è sempre il DIVERSO, non solo l’uomo dalla pelle di diverso colore della nostra o l’ebreo, lo zingaro o omosessuale o chi professa religioni diverse dalla nostra, ma anche e soprattutto, come nelle ipotesi ora ricordate, chi non rientra nel campo della nostra percezione della normalità e del conformismo alle regole scritte e non scritte della nostra società in questo tempo ed in questo luogo.
Cosa sia sano e corretto per la nutrizione di un bambino lo possono decidere solo i medici, secondo esperienza e cultura sedimentata dal tempo, senza che diverse concezioni ispirate a concetti e criteri innovativi e portatori di nuove teorie, pur dettati da considerazioni basate su valutazioni scientifiche ed interpretazioni statistiche, possano trovare spazio, accettazione o, quanto meno un serio ascolto, considerazione e disponibilità a rimeditare con apertura mentale scevra da pregiudizi quelli che vengono considerati a priori dogmi intangibili e pressoché sacri.
Gli studi più moderni ed attenti hanno portato realmente ad enunciare il principio di non eccedere nell’assunzione delle proteine animali e, in generale, a limitare le quantità di alimenti quotidianamente introdotti nell’organismo. Ma ugualmente la giovane mamma Mina (un’ottima Alba Rorhwacher sempre a suo agio nel ruolo di donne stralunate e davvero disturbate mentalmente, come nel ruolo della figlia nel film Il Padre di Giovanna accanto ad un monumentale Silvio Orlando) finisce, con la sua intransigenza nel credere alla sue concezioni nutrizionali, per risultare pazza, irragionevole ed addirittura pericolosa per il suo bambino, che pur amava infinitamente, tanto da dover essere posta in condizione di non nuocere più e non intralciare gli altri saggi e i ragionevoli personaggi della storia.
Questi, (il marito e sua mamma) nella loro superiore saggezza e capacità di comprendere e risolvere i problemi, finiscono col porre fine a questa anomalia della società insopportabilmente riottosa a sottomettersi agli orientamenti dei più e quindi pazza, pericolosa ed irrecuperabile, niente meno che uccidendola con una fucilata, sparata con la stessa cinica indifferenza con cui si può uccidere, anche qui orribilmente, un animale tenero ed innocente come un capriolo, solo per poterne gustare le gustose carni e poi impagliarne la testa da appendere ed esibire in casa per certificare l’assoluta e feroce normalità e praticità del padrone di casa alieno da stupidi ed irrazionali sentimentalismi ed attento solo a perfezionare la sua immagine di ipernormalità ed omologata convenzionalità.
Possiamo sicuramente ammettere che Mina abbia commesso qualche errore, ma se lei non sapeva individuare la giusta soluzione di compromesso tra diverse teorie, perché mai non hanno saputo farlo i migliori, saggi ed illuminati marito e suocera? Come non piangere la sua misera fine e non domandarsi se anche la testa di Mina non venisse poi imbalsamata ed appesa al muro per mostrare al mondo la forza e la coerenza intellettuale e morale di quella gente?
Anche se alla fine il regista ci mostra il padre con il suo bambino, cresciuto forte e sano, non ne nasce sollievo, ma ancor più si avverte l’assenza della madre che, non solo, tanto amore poteva dargli, ma tanti insegnamenti buoni e giusti avrebbe potuto trasmettergli, sicuramente molti di più di quelli che la sua sciagurata, perfida ed ottusa nonna si può immaginare potesse dargli.
Non è quindi un lieto fine, ma uno scenario inquietante e tetro quello che attende il bambino indaco che possiamo solo sperare che in sé possegga già le doti per non farsi corrompere ed omologare nella spietata società dei normali alla quale apparteniamo tutti noi e che questo film vuole renderci accorti e consapevoli per poterla riconoscere e prenderne le distanze ogni volta che ciò debba rendersi necessario per mantenere la nostra umanità e decoro di esseri viventi e senzienti dotati di anima.
Folco Twice