La musica come salvezza è al centro di Nelle Tue Mani, il film scritto e diretto da Ludovic Bernard con Lambert Wilson, Kristin Scott Thomas, Jules Benchetrit. La pellicola sarà in sala dal 27 dicembre, distribuita da Cinema di Valerio De Paolis.
Il film
Protagonista del film è Mathieu Malinski (Jules Benchetrit). Un giorno nella confusione di una stazione di Parigi Mathieu inizia a suonare un pianoforte a disposizione del pubblico. Il mondo sembra fermarsi, soprattutto per il direttore del Conservatorio Pierre Geithner (Lambert Wilson), che ne riconosce l’eccezionale talento. Ma la sua proposta di frequentare il Conservatorio non interessa il giovane, che vive di piccoli furti messi a segno insieme a due suoi amici.
Quando finisce in arresto per un colpo andato storto, Pierre gli propone uno scambio: gli eviterà la prigione in cambio di qualche ora di lavoro socialmente utile. Il suo vero scopo, però, è prepararlo a un concorso nazionale di pianoforte. Sotto la guida dell’intransigente “Contessa” (Kristin Scott Thomas), Mathieu affronta una sfida che non riguarda soltanto lui, ma il futuro stesso del Conservatorio.
Lasciamo ora spazio ad un estratto dell’intervista rilasciata da Ludovic Bernard.
Com’è nato questo film?
L’idea mi è venuta in modo molto semplice: mentre mi trovavo alla stazione di Bercy e mi accingevo a prendere un treno, ho sentito un giovane suonare il pianoforte. Era un ragazzo che, a prima vista, non possedeva assolutamente i codici della musica classica, ma che interpretava divinamente bene un valzer di Chopin. È stato un momento magico: attorno a me c’erano poche persone. Sono salito sul treno e mi sono messo a immaginare e a scrivere il passato e il futuro di quel giovane, chiedendomi come avesse potuto imparare a suonare così bene. E questo è stato il punto di partenza della mia storia che in seguito ho ambientato nella stazione ferroviaria parigina Gare du Nord.
Possiamo dire che Mathieu è nato nel posto sbagliato?
Assolutamente! In tutta sincerità io credo che oggi la musica classica sia considerata un po’ polverosa, in particolare nei quartieri poveri o negli ambienti popolari ed è questo l’aspetto che mi ha spinto a riflettere ascoltando quel giovane suonare nella stazione. Con questo film, ho tentato di avvicinare ai gusti attuali la musica classica e di mostrare che chiunque può conoscere Rachmaninov, Mozart e altri. La musica classica è considerata troppo elitaria, ma in realtà migliaia di canzoni moderne si ispirano ad essa. Deve diventare popolare. Per Mathieu è difficile ammettere la sua passione per la musica classica. Viene da un quartiere disagiato e ha avuto accesso a un pianoforte, ma per i suoi amici è un argomento di derisione, come capita a tutti i giovani di periferia che non hanno la possibilità di coltivare la musica classica, perché c’è una certa pressione sociale che li spinge a conformarsi alla cultura dominante, cioè ad ascoltare la musica rap per esempio. È difficile rivendicare un desiderio del genere. Se Mathieu avesse scelto di suonare la batteria, tutti lo avrebbero incoraggiato, ma suonare Chopin risulta ridicolo, quindi lo ha fatto con discrezione.
Attraverso questa storia, lei parla del dono e dell’altruismo…
Nella prima stesura della sceneggiatura, Mathieu opponeva molti rifiuti: il rifiuto degli ostacoli, il rifiuto del lavoro e del rigore, il rifiuto dell’autostima e della fiducia negli altri… Mathieu è l’incarnazione di quel tipo di ragazzo che non ha mai osato alzare la mano a lezione per recitare una poesia e che è sempre rimasto in fondo alla classe. E bisogna essere seguiti molto bene per imparare a non temere più lo sguardo degli altri, per prendere coscienza del dono che si possiede, per spezzare i pregiudizi.
È anche un racconto sull’importanza della trasmissione…
Già dalla scrittura sapevo di non volere che Pierre fosse un uomo anziano, perché se la trasmissione sembra scontata quando c’è una differenza di età importante, è al contrario più complessa e sottile tra persone meno distanti con gli anni. Per me era essenziale cancellare l’evidenza visiva, scompigliare la comprensione immediata, in modo tale che Mathieu potesse, con grande libertà, opporsi e resistere ai personaggi incarnati da Lambert e Kristin. Quando la Contessa dice a Pierre «rifiuta di lavorare, rifiuta il rigore, ci sono altri allievi che possiedono il suo stesso talento e che collaborano», Pierre sa che Mathieu ha un supplemento d’anima che può trasformarlo in un virtuoso e che nella musica l’impegno è sicuramente essenziale, ma di per sé non è sufficiente. E infatti dice a Mathieu «La musica è una parte di te e molto semplicemente non puoi sopprimerla».
In fondo, Mathieu e Pierre hanno in comune il fatto di aver entrambi trasceso la loro condizione esistenziale – le origini modeste e le difficoltà del vivere per l’uno, l’elaborazione del lutto e l’ostilità della direzione per l’altro – grazie alla loro fede nella musica.
È esattamente questo che volevo raccontare. Credo molto nell’abnegazione, nella volontà di riuscire in una cosa, nel superamento di se stessi. È questo che trascende un individuo. Io sono uno che pensa positivo e sono convinto che si possa raggiungere un obiettivo con la forza di volontà, la perseveranza e l’ambizione. Ho cominciato a lavorare nel cinema come stagista, sono stato aiuto regista e ho avuto la fortuna di lavorare con grandi cineasti e poi ho potuto fare i miei film. Sono animato da questo convincimento che ho trasmesso ai miei personaggi. Non ho paura dei buoni sentimenti, delle emozioni: volevo che questo film fosse pervaso di benevolenza e non in modo filtrato che spesso si accompagna a una certa condiscendenza nei confronti dei personaggi.