Presentato in selezione ufficiale all’ultimo Festival di Cannes, giovedì 29 settembre nei nostri cinema uscirà La Notte Del 12, il film diretto da Dominik Moll che si è rivelato essere la sorpresa dell’estate al botteghino francese, con quattro settimane nella top ten degli incassi e oltre 450.000 spettatori. Il film, che è ispirato a fatti realmente accaduti, ha raccolto anche critiche eccellenti (“Il film francese più potente dell’anno” secondo Le Figaro), soprattutto per il modo in cui rilegge la tradizione del noir in chiave femminista.
Il film
Da poco arrivato a capo della polizia giudiziaria di Grenoble, Yohan (Bastien Bouillon) deve confrontarsi con un terribile omicidio. C’è chi dice che ogni investigatore abbia un crimine che lo ossessiona e per Yohan quel caso diventa l’uccisione della giovane Clara (Lula Cotton Frapier). Insieme al collega Marceau (Bouli Lanners) porterà avanti le indagini su tutti i conoscenti della ragazza, svelando i molti segreti di una provincia all’apparenza tranquilla ma realizzando infine che ogni uomo è un potenziale colpevole.
Dominik Moll racconta…
“Il film si ispira a uno dei casi raccolti da Pauline Guéna in 18.3 — Une année à la PJ, libro inchiesta per cui ha passato un anno a stretto contatto con la polizia giudiziaria. Il caso che raccontava e che mi ha colpito di più era quello di una giovane donna bruciata viva mentre rincasava. Ammetto che la natura sordida del crimine mi ha fatto esitare, perché spesso sono turbato dal modo in cui certi film sembrano affascinati dalla violenza. Ma quelle poche pagine hanno cominciato a perseguitarmi allo stesso modo in cui la morte di quella donna ha perseguitato Yohan, il protagonista”.
“Il libro dice che ogni investigatore incontra un crimine che fa più male degli altri, che per un motivo misterioso si deposita dentro di lui come una scheggia e che la ferita non può rimarginarsi. Il libro di Pauline Guéna è già estremamente ben documentato, ma per me era importante vedere un gruppo di investigatori al lavoro con i miei occhi, così ho passato un periodo in un commissariato di Grenoble. Ho potuto osservare da vicino la macchinosità delle procedure e delle relazioni, i rapporti all’interno di un gruppo, il contrasto tra la tensione degli interrogatori e la banalità dei momenti di relax che permettono ai poliziotti di sfogarsi. Passare del tempo con loro mi ha aiutato a essere più accurato nel tono del film e a evitare spettacolarizzazioni, facendomi invece avvicinare al lato umano, al disagio e alla passione che guidano queste persone”.
“Il rapporto tra uomini e donne è centrale nel film. Sappiamo che molte notizie di cronaca sono direttamente legate a casi di violenza perpetrati dagli uomini contro le donne. È una cosa folle se ci pensi e non la si può vedere solo come una fatalità. Gli ufficiali che devono combattere questa violenza sono di fatto quasi esclusivamente uomini”.
“A cosa pensano questi uomini quando indagano sui crimini commessi contro donne che potrebbero essere le loro figlie, le loro partner, le loro amiche, le loro sorelle? Come vedono i sospetti? E le vittime? Quali sentimenti provoca in loro tutto questo? Volevamo che il film portasse il pubblico a porsi tali domande”.