Le prime nuvole di settembre si affacciano sull’Italia, tanto per ricordarci che una calda estate sta finendo. Ma per chi ama il cinema, la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è sempre un appuntamento che scalda il cuore. In questa 72esima edizione, che prende il via oggi per chiudersi il 12 settembre, si vedranno55 i nuovi lungometraggi, così suddivisi: 21 in Concorso, 16 Fuori Concorso (di cui 9 documentari), 18 in Orizzonti. Spazio poi ai grandi Classici ed alle sezioni autonome della Settimana Internazionale della Critica (30esima edizione) e delle Giornate degli Autori.
Prima del buio della sala, prima di far parlare le immagini, vogliamo entrare in questa Mostra attraverso le parole del Direttore Artistico Alberto Barbera:
“Sempre più, il continente del cinema si presenta come una geografia dai confini variabili e dall’articolazione interna sottoposta a continui cambiamenti, quasi fosse l’esito di un quotidiano movimento di assestamento. Se volessimo pensare a una forma, sarebbe forse oggi quella di un arcipelago, composto da isole fluttuanti, alcune delle quali tendono ad aggregarsi temporaneamente per poi tornare ad allontanarsi le une dalle altre. Il fatto è che, dal punto di vista creativo e produttivo, la geografia del cinema segue inevitabilmente quella del mondo per come lo abbiamo visto trasformarsi negli ultimi anni”.
“Non esiste più un centro, né tantomeno un mono-duopolio (il cinema hollywoodiano e quello europeo, per dirla sbrigativamente), ai margini del quale proliferavano altri più o meno ridotti agglomerati destinati a generare un equilibrio di sostanza che bastava a regolare le cose. Il Novecento è finito anche da questo punto di vista. Ci muoviamo in un territorio nuovo, che ha nuove regole, e anche una nuova forma. Solo che si tratta di una forma cangiante, e il quadro di riferimento si modifica con molta più velocità di quanto riuscissimo a immaginare non molti anni fa”.
“La Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia prova a tener testa a questi cambiamenti, a inseguirli, a fotografarli, a fermare per un attimo lo stato dell’arte della scena cinematografica internazionale. Se la società e il mondo sono diventati liquidi, esplorare le tante terre emerse dopo la grande mutazione significa partire all’esplorazione dell’inedito, ma anche alla riscoperta dell’antico che si presenta sotto nuove vesti”.
“Se è vero che un’intera generazione di cineasti – la punta dell’iceberg di una produzione di massa che per trenta, quarant’anni ha rappresentato il blocco di riferimento per critici, cinefili e spettatori attenti – sta venendo meno per raggiunti limiti di età, o blocchi creativi, o crescenti difficoltà di finanziamento, significa che siamo in un momento storico che sta ancora cercando le sue stelle polari per riuscire a orientarsi, mentre l’industria culturale non è già più là dove ancora pensiamo si trovi in base alla nostra limitata capacità di percezione e analisi”.
“Il programma della Mostra del Cinema è il fermo immagine che consente di osservare un po’ più da vicino, e con opportuno discernimento, alcuni degli elementi e dei soggetti candidati a diventare i cardini di questa nuova costellazione. Consapevoli, noi che li abbiamo scelti e isolati dal contesto, che alcuni potranno entrare a far parte di una corrente consolidata e mainstream, mentre altri saranno travolti dalla marea inarrestabile prima che qualcuno abbia il tempo e il modo di aiutarli a crescere e a irrobustirsi.
Assumere questo impegno significa rivendicare per la Mostra un ruolo di ricerca e di stimolo, di controcanto rispetto al mercato e alle sue vetrine, senza accontentarsi di fungere soltanto da piattaforma promozionale e certificazione del già noto”.
“Se, come dimostra Francesco Casetti in La Galassia Lumière, il cinema non solo sopravvive a chi lo ha dato per spacciato da tempo, ma anzi per molti aspetti si espande e rifiorisce, è proprio la persistenza del cinema sin dentro i profondi rivolgimenti che lo stanno cambiando, che questa edizione del festival si augura di veder confermata”.
Alberto Barbera