Lunedì 9 agosto, all’interno della XXVII edizione de I Solisti Del Teatro, alle 21:30 in via Flaminia 118 (presso i Giardini della Filarmonica Romana) è in programma La Polvere del Mondo, uno spettacolo dedicato a Irene Brin (1911-1969), scritto e interpretato da Clara Galante che dà anima ad una delle voci femminili più cosmopolite del secondo dopoguerra. All’anagrafe Maria Vittoria Rossi, la Brin è stata una giornalista brillante, editorialista, traduttrice, scrittrice, intellettuale, gallerista. Ancora oggi è un’icona e modello di emancipazione femminile in italia e nel mondo.
Poliglotta, eccentrica, amante dell´arte, viaggiatrice colta, Irene Brin era dotata di grande cultura, ferrea disciplina, senso dell´umorismo ed eleganza. I suoi consigli sul saper vivere e sulla buona educazione, sulla moda e sull´arte che apparivano regolarmente nelle pagine di Omnibus e della Settimana Incom, divennero un appuntamento, per gli intellettuali dell´epoca. Fra i suoi tanti pseudonimi, Marlene, Mariú, Oriane, Geraldine Tron, Maria del Corso, Contessa Clara Ràdjanny von Skèwitch, Madame d’O e altri ancora. Irene Brin (nome inventato da Leo Longanesi quando l’invitò a scrivere per Omnibus nel 1937) ispirò Alberto Sordi e Franca Valeri nelle loro parodie e rubriche di bon ton. Clara Galante oggi racconta in musica, una originale biografia, il microcosmo di intelligenza e gentilezza che questa donna dal nome leggero come una piuma, incarnava molto bene. Attraverso gli articoli che la Brin scrisse tra gli anni ’40 e il ‘69 Clara Galante riscrive ed interpreta un nuovo filo drammaturgico. “La bellezza emana sempre da dentro” scriveva Irene, la bellezza di uno stile interiore, le maniere buone di una lingua lontana dall’ipocrisia, dalla finzione e il lusso sfacciato.
Ci sono in lei, l’ironia e il gusto del piacere, il gusto di prenderti per mano per portarti fino al segreto di certi gesti, certi pensieri altruisti, liberando come una leggera polverina che si insinua dappertutto con eleganza. Una narrazione congiunta alla musica e alle canzoni che hanno segnato la storia italiana di quegli anni. Anni appena successivi alla guerra e in cui maggiormente le donne, soffrono i postumi di una battaglia mondiale. Anni in cui l’impegno, l’amore e la ricerca della bellezza, sembrino fare quasi scandalo. Questa figura di signora camaleontica sintetizza un modello di eleganza ineguagliato e tra la necessità sempre più attuale di riservarci la possibilità di curare la forma come contenuto, questo breviario di donna, dà voce a una figura unica in un mondo che sta per esplodere. Molto lontana dalle ostentazioni Irene Brin conosceva bene come rendere la vita più umana e mai come in questo momento avremmo bisogno di ripensare a come ritrovarci, provando a creare quella Bellezza che emana sempre da dentro, e che forse riuscirà a salvare questo mondo.
Chi era Irene Brin
Nomade e cosmopolita per nascita, Irene Brin con il marito Gaspero Del Corso, aveva dato vita nel dopoguerra, in via Sistina a Roma, alla galleria d’arte l’Obelisco. Promotori dell’ Arte Contemporanea italiana, ne fecero punto d’incontro di artisti, scrittori e intellettuali come Burri, Morandi, Vespignani, Moravia, Pasolini, Visconti, Palma Bucarelli. Un vero e proprio riferimento per artisti come Picasso, Calder, Maria Lai, Duchamp e tutta l’arte d’avanguardia del dopoguerra. La galleria venne anche censurata e chiusa per “oscenità” dopo aver ospitato una mostra di disegni di Grosz. La Brin è donna di eccezionale eleganza, forza rivoluzionaria ed emblema dell’ arte come meraviglia e invenzione continua.