Vincitore del Premio per la Miglior Regia nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes e vincitore del Premio della Critica Internazionale Fipresci, giovedì 9 gennaio 2020 arriva nelle nostre sale La Ragazza d’Autunno, il secondo film scritto e diretto da Kantemir Balagov (dopo il folgorante esordio con Tesnota) che si è ispirato al libro La Guerra Non Ha Un Volto di Donna del Premio Nobel Svetlana Alexievich. Il film parla della guerra vista come tragedia personale e dello stress post-traumatico da essa causato.
Il film
1945, Leningrado. La seconda guerra mondiale ha devastato la città, demolendone gli edifici e riducendone gli abitanti a brandelli, fisicamente e mentalmente. Anche se l’assedio – uno dei peggiori della storia – è finito, la vita e la morte continuano la loro battaglia in ciò che rimane della città. Due giovani donne, Iya (Viktoria Miroshnichenko) e Masha (Vasilisa Perelygina), cercano di affrontare la ricostruzione e dare un senso alle loro vite tra le rovine.
Kantemir Balagov racconta…
“Per me è importante che la storia sia ambientata nel 1945: i miei personaggi, come la città in cui vivono, sono straziati da una guerra spaventosa, vivono in una città che ha resistito, sfidando il più orrendo assedio della storia moderna. Il mio film parla di loro e delle persone che incontrano a Leningrado, degli ostacoli che devono superare e del trattamento che la società riserva loro. Menomati dalle ferite psicologiche inferte dalla guerra, ritornare alle consuetudini di una vita normale richiederà loro tempo. Mi interessa il destino delle donne e, in particolare, di quelle che hanno combattuto nella seconda guerra mondiale: stando ai dati a nostra disposizione, è stata la guerra che ha visto in assoluto la più massiccia partecipazione da parte delle donne“.
“Come autore, mi interessa trovare una risposta alla domanda: cosa succede a una persona che la natura ha previsto per creare la vita, dopo essere sopravvissuta alle prove della guerra? Quando ho iniziato a studiare i diari delle persone che avevano vissuto a Leningrado durante l’assedio, mi sono reso conto che, nonostante le avversità, le privazioni e la devastazione, erano sempre circondate da colori vivaci. Anche questo conflitto tra colori vivaci e la natura della vita del dopoguerra mi interessa molto. Per questo film mi sono ispirato principalmente a La Guerra Non Ha Un Volto di Donna del Premio Nobel Svetlana Alexievich, libro che mi ha spalancato un nuovo mondo. Mi sono reso conto di sapere ben poco della guerra e del ruolo delle donne in essa, il che mi ha condotto a un altro pensiero: che cosa potrebbe succedere a una donna, dopo la fine della guerra, nel momento in cui la sua mente e la sua natura hanno subito un cambiamento radicale, che ne mina la struttura?“.
“Particolare importanza riveste per me Leningrado, poiché era la città che era riuscita a sopravvivere a quell’orrendo assedio, le cui conseguenze hanno un ruolo fondamentale nel film. Questo background, che ancora si percepisce nella Leningrado odierna (San Pietroburgo), era di vitale importanza per il film. Avvertiamo le conseguenze della guerra nello spazio dove ha luogo l’azione, nonché nella palette colore e, ciò che più conta, nei volti dei personaggi. Per me era importante mostrare le conseguenze della guerra attraverso i volti della gente, i loro occhi, i loro corpi, non solo attraverso la rappresentazione di edifici abbandonati o distrutti“.
“Il titolo del film è traducibile come “spilungona”, una parola che, nella sua accezione più larga, descrive gli attributi fisici e l’aspetto della principale figura femminile del film, Iya, che è molto alta. Ma per me, “spilungona” sta più per “goffaggine”, ed è così che i personaggi del mio film percepiscono ed esprimono i propri sentimenti – sono goffi, sgraziati, stanno imparando nuovamente a vivere dopo la guerra, cosa per loro molto difficile“.