Tra la metà degli anni Sessanta e il 1980 l’arte in Italia conosce un momento di gloria sulla scena internazionale. La scena animata dagli artisti emergenti, suddivisa prevalentemente tra Torino, Roma e Napoli, si nutre di un clima vitale e dinamico, con continui e fertili scambi tra arti visive, teatro, letteratura, musica e cinema. A documentare la mappa visionaria del periodo in cui l’Italia fu il più contemporaneo dei luoghi, è il film La Rivoluzione Siamo Noi (Arte in Italia 1967-1977) diretto da Ilaria Freccia che giovedì 17 giugno (ore 21) verrà presentato a Cineteca Milano MEET (Viale Vittorio Veneto 2 Milano Porta Venezia) in un talk con la stessa regista, il curatore e critico d’arte Ludovico Pratesi e la gallerista Lia Rumma.
Il documentario di Ilaria Freccia, da un’idea del critico d’arte e curatore Ludovico Pratesi e della stessa regista, prodotto da Istituto Luce-Cinecittà, illustra il periodo che vede al centro dei fenomeni d’avanguardia l’Italia, con le gallerie sperimentali come l’Attico e lo Studio Morra, le grandi mostre come Arte Povera+ Azioni Povere negli Arsenali di Amalfi o Contemporanea nel parcheggio di Villa Borghese a Roma, insieme a festival di danza, teatro e poesia animati da personaggi come Philip Glass o Trisha Brown. Un racconto visivo dal ritmo serrato, arricchito da materiali di repertorio, film d’arte, filmati inediti e dalle rare testimonianze di artisti, critici, galleristi e fotografi, protagonisti di quegli anni davvero incandescenti, per cogliere l’atmosfera di un paese travolto da un cambiamento vissuto all’ insegna della creatività.
Il momento politico e culturale determinato dal ’68, porta l’arte a uscire dalle gallerie e dai musei per entrare a contatto con la vita quotidiana, spesso con opere strettamente collegate alle istanze della politica e ai profondi cambiamenti sociali in atto. Artisti come Michelangelo Pistoletto, Mario Merz, Alighiero Boetti e Jannis Kounellis sperimentano nuovi linguaggi come performance, installazioni e happening, in relazione con la scena internazionale, aperta alle sperimentazioni. L’arte esce dalla cornice del quadro per invadere il mondo, entrare nelle strade e nelle piazze, nei garage e nei parcheggi sotterranei, in un incredibile intreccio con la realtà quotidiana dell’epoca. I galleristi e i critici italiani aprono le porte agli artisti internazionali più estremi, come Joseph Beuys, Hermann Nitsch o Marina Abramovic (foto copertina), che trovano nel nostro paese occasioni di sperimentare linguaggi visionari e provocatori con grande libertà. In quegli anni diventiamo protagonisti della cultura contemporanea internazionale, con un’intensità straordinariamente vivace e radicale.
Ilaria Freccia e Ludovico Pratesi raccontano…
“Volevamo restituire il sapore di quegli anni attraverso i ricordi dei protagonisti, intervistati oggi, insieme alle testimonianze dell’epoca, per creare così un movimento continuo tra passato e presente. Abbiamo trascorso giorni e giorni negli archivi, per cercare attimi di vita vissuta da riportare alla luce: uno sforzo che ha dato una serie di frutti insperati grazie all’enorme disponibilità di protagonisti e testimoni del tempo, che ci hanno aiutato a restituire una narrazione in diretta di quegli anni. Un’occasione straordinaria di scoprire frammenti di vita quotidiana in una fusione tra arte e vita che ha reso quegli anni indimenticabili“.