Dopo essere stato presentato in anteprima Fuori concorso alla 39a edizione del Torino Film Festival, mercoledì 20 aprile su Netflix uscirà La Svolta, esordio al lungometraggio di Riccardo Antonaroli con, tra gli altri: Andrea Lattanzi, Brando Pacitto, Ludovica Martino, Max Malatesta, Chabeli Sastre Gonzalez, Federico Tocci, Tullio Sorrentino, Cristian Di Sante, Aniello Arena, Grazia Schiavo, Claudio Bigagli, con la partecipazione straordinaria di Marcello Fonte e un brano scritto e interpretato appositamente da Carl Brave.
Il film
Spaventato dalla vita e senza il coraggio di essere se stesso, Ludovico (Brando Pacitto) vive rintanato nel vecchio appartamento della nonna, a cullare sogni che crede irrealizzabili. Il mondo è cattivo, là fuori. Ma una notte, quel mondo cattivo lo viene a trovare e s’insedia a casa sua, per restarci. Quel mondo si chiama Jack (Andrea Lattanzi), un ragazzo dell’età di Ludovico, ma dal carattere opposto: duro, determinato, forse criminale. La convivenza forzata di due esseri umani che più diversi l’uno dall’altro non potrebbero apparire, si trasforma in un percorso d’iniziazione all’età adulta, alla scoperta dei rispettivi veri caratteri, in un’alternanza di comico e drammatico, di gioia e di dolore. E quando la realtà dura che li bracca spietata arriva a presentargli il conto, dovranno affrontarla, forti di una nuova consapevolezza e di un insperato coraggio.
Francesco Cimpanelli (Produttore) racconta…
“La Svolta è un film che si muove tra i generi, un “road movie da fermo”, dove gli eventi si susseguono come cambi di paesaggio. È il viaggio di due solitudini che per caso s’incontrano e si scontrano, dando vita ad un accelerato percorso di formazione che i due giovani protagonisti saranno costretti loro malgrado a vivere. Tra un sorriso e una lacrima, Jack e Ludovico, coetanei dalle esistenze e dai caratteri diametralmente opposti, dovranno fare i conti con un universo criminale sgangherato e feroce, abitato da cattivi dalle debolezze palesi, vittime del loro orgoglio e della loro follia. E se non è difficile scorgere ne Il Sorpasso di Dino Risi la principale fonte di ispirazione del film, le numerose citazioni disseminate qua e là nella casa dei protagonisti vogliono essere un affettuoso omaggio al cinema di genere”.
Riccardo Antonaroli racconta…
“Non ero neanche arrivato a metà del copione e già avevo deciso che quella sarebbe stata la mia Opera Prima (Caso? Destino? Boh!). C’erano tante cose che parlavano di me e tante altre che vivevano silenziose nella mia immaginazione: conflitti interiori, cadute, redenzione, amicizia, amori e crime. Nell’inadeguatezza di Ludovico ho ritrovato le mie insicurezze di inizio carriera, quando pensavo di non essere all’altezza di questa professione, quando la paura del giudizio degli altri e il mettermi in gioco rischiava di mortificare le mie aspirazioni. Mi sono però riconosciuto anche nella spregiudicatezza incosciente di Jack, che cammina lungo il wild side della vita, affrontandone i rischi: trasferirsi a Roma per rincorrere il sogno di fare cinema è stato il mio piccolo grande rischio… i miei mi volevano ingegnere”.
“La Svolta parla di due solitudini che s’incontrano e si scontrano (anche qui: caso? Destino? Boh!) nel cuore di una città raccontata mille volte, ma volutamente circoscritta in un quartiere popolare e storico come la Garbatella, che, se di giorno vive la sua dimensione di normale quotidianità, la notte è molto meno folcloristica di quello che sembra e come ormai tutto il nostro Paese è infettata da piccola e grande criminalità. I malavitosi che minacciano i due giovani protagonisti non sono quelli rappresentati da tanti film e serie televisive di successo, no: qui si parla di mezze calzette, anche loro alle prese con inadeguatezze, ambizioni troppo grandi e frustrazioni. Ma non per questo, o forse proprio per questo, meno feroci e spietati. Ho scelto, quindi, di raccontarli in maniera classica, pulita, attraverso inquadrature statiche e composte, per creare una cornice quasi ‘fumettistica’, che rispecchiasse quella Garbatella che Ludovico sogna di raccontare nei suoi disegni, inconsapevole che presto busserà alla sua porta”.
“Per i due attori protagonisti, talmente innamorati dei rispettivi personaggi da diventare Jack e Ludovico anche nella vita (perlomeno per tutta la durata delle riprese), ho scelto la macchina a mano, mobile e spesso sporca, ma incollata ai loro visi, ai loro occhi, alla caccia di espressioni e sguardi che andassero oltre le parole. Ho condiviso le loro emozioni, ho riflettuto sulle loro paure, le loro angosce, ho ascoltato i loro consigli. Posso aggiungere che ho cercato di forzare il genere, mischiandone magari diversi, provando a percorrere una strada, forse più rischiosa, certamente più personale, ma sempre con l’intento di suscitare emozioni, che è il motivo per il quale faccio cinema“.