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La Tomba delle Lucciole di Isao Takahata torna in sala in versione integrale

La Tomba delle Lucciole (Hotaru no Haka), uscito nelle sale cinematografiche giapponesi nell’estate del 1988, è uno dei lungometraggi più importanti dello Studio Ghibli, acclamato come uno dei più grandi capolavori del regista Takahata Isao. Tratto dall’omonimo romanzo semi-autobiografico di Nosaka Akiyuki, questo film è riconosciuto come un caposaldo indiscusso dell’animazione giapponese, uno struggente ma onesto racconto sulla guerra e sull’infanzia, che verrà proiettato al cinema per la prima volta nella sua versione integrale solo oggi e domani.

1945, città di Kobe. Seita e Setsuko, di quattordici e quattro anni, sono due fratelli che perdono la madre durante una delle incursioni aeree dei B-29 americani sulla loro città. Il padre, ammiraglio della Marina Giapponese, non dà più notizie di sé. Poiché anche la loro bella casa è andata bruciata nei bombardamenti incendiari, Seita prende alloggio con la sorellina a casa di una zia. Frustrato dagli incomodi, dalle difficoltà imposte dalle circostanze, e insofferente nei confronti della situazione domestica in cui si ritrova, Seita decide di trasferirsi con Setsuko in un cava abbandonata sulle rive di uno stagno, dove ricreare una parvenza di calore familiare.

Tuttavia, in assenza di cibo ed igiene, ben presto Setsuko deperisce e va incontro alla morte. Il fratello Seita, disperato, si lascia morire piano piano, esalando il suo ultimo respiro nella stazione di Sannomiya con gli americani ormai alle porte. L’ultima immagine dei due orfanelli è quella di loro stessi, fantasmi ma ancora insieme, mentre osservano la Kobe moderna sfavillante di luci e neon, circondati dalle lucciole.

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La dichiarata passione per il cinema neorealista di Takahata Isao si manifesta qui in ogni singola scelta stilistica, inquadratura, o dialogo. Usando l’animazione come “una specie di surrealismo”, come il regista stesso la definisce, il film mostra un affresco umano più vivido che mai: il giovane Seita, non riuscendo a tollerare le brutture che la guerra gli imporrebbero, rimasto orfano preferisce rifugiarsi in una grotta per “giocare alla famiglia” con la sorellina, che risulterà nei fatti condannata a morte dalla scelta escapista del fratello maggiore.

Benché celebrata, forse a giusto titolo, per la sua intrinseca carica antimilitarista, la pellicola di Takahata intende focalizzarsi piuttosto sulle scelte del giovane protagonista, ovvero sulle ragioni e sugli effetti di queste. Un fanciullo che pare già “addomesticato dal benessere” prima del miracolo economico postbellico, che quindi si comporta ‘anzitempo’ come forse ogni ragazzo contemporaneo si comporterebbe oggi: rifiutando il male di cui è vittima e fuggendo.

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Proprio su questo paradossale anacronismo tra mentalità del soggetto ed epoca storica si appunta l’interesse del regista, che intendeva forse mostrare ai giovani degli anni ottanta un volto, apparentemente già dimenticato, del loro essere viziati dalla sicurezza: l’ineluttabile responsabilità degli anni umani. Proprio questi contenuti rendono la pellicola quanto più attuale, nella società postmoderna i cui membri appaiono sempre più inclini all’escapismo e allo stordimento sociale e individuale, a tutte le età.

“Questa notte spaventosa è rischiarata dai flebili bagliori delle lucciole. Ma all’alba non ne rimarrà più nessuna”.


 

Dentro al film

Il soggetto del La Tomba delle Lucciole fu affidato entusiasticamente da Suzuki Toshio, produttore dello Studio Ghibli, a Takahata Isao affinché tornasse al cinema d’animazione in veste di regista, ruolo in cui mancava ormai da ben sei anni, nonostante avesse operato come produttore a fianco del collega Miyazaki Hayao per i film Nausicaä della Valle del Vento (1984) e Laputa il Castello nei Cieli (1986). Un anno prima di gettarsi nella lavorazione de La Tomba delle Lucciole, Takahata era riuscito a farsi produrre, grazie a un finanziamento personale da parte del giovane Miyazaki, un sontuoso documentario (2 ore e 45 minuti) intitolato Yanagawa Horiwari Monogatari (La Storia dei Canali di Yanagawa, 1987), rivolgendo il suo sguardo registico sulla microsocietà paesana di una cittadina giapponese alla riscoperta delle sue radici orografiche e urbanistiche.

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La storia della realizzazione del capolavoro Hotaru no Haka è più che mai legata all’attività dell’ardito genio della produzione Suzuki Toshio. Nel 1987, tra i progetti al vaglio dello Studio Ghibli c’era in primis Tonari no Totoro, una storia che Miyazaki Hayao sognava di realizzare in animazione già una ventina d’anni. Nel mercato dell’animazione giapponese ottantino, popolato da fantascienza e storie graffianti, molti non vedono di buon occhio il progetto bucolico e infantile di un Miyazaki Hayao non ancora consacrato come maestro assoluto.

Fu così che Suzuki TOoshio puntò arditamente al rilancio, proponendo di realizzare La Tomba delle Lucciole in parallelo a Totoro. La casa editrice Shinchosha, già responsabile della pubblicazione del best-seller di Nosaka, era parecchio interessata a gettarsi nella produzione di animazione, un mercato che ai tempi stava conoscendo in Giappone un vero e proprio boom. Fu così che Suzuki Toshio ottenne il consenso e il finanziamento dalla casa editrice per produrre il film, che sarebbe così stato realizzato in parallelo a Totoro, e quindi proiettato in abbinamento a quello.

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Confermando la sua fama di regista intellettuale e sperimentatore, Isao Takahata è però assai perplesso al momento di realizzare il film. Vorrebbe tentare qualcosa di mai visto prima, a dispetto dei limiti in termini di tempi e budget. Il guaio più grosso è la difficoltà produttiva di mandare avanti in parallelo due film totalmente differenti, la fiaba di Totoro e un film realistico come La Tomba delle Lucciole. Takahata, che è un regista esigente e severo, ha assolutamente bisogno di professionisti di altissimo livello e così riesce a coinvolgere il compianto Yoshifumi Kondo (1950-1998) a firmare il character design del film e a supervisionare le animazioni.

Nello staff viene incluso anche il giovane Hideaki Anno, al quale si devono le scene con i B-29 americani. Altri disegnatori saranno reclutati grazie al sostegno di Toru Hara presso lo studio Topcraft, con il quale Miyazaki aveva fatto Nausicaä della Valle del Vento. Tutta la fase pre-produttiva aveva visto Takahata recarsi a Kobe per la documentazione: ogni aspetto del film doveva essere riprodotto nel dettaglio, non solo nella cura dei particolari ma anche delle cose in apparenza banali o secondarie. La Tomba delle Lucciole diviene così uno straordinario lavoro, un’opera il cui estremo realismo raggiunge un livello di originalità espressiva animata pressoché unica e del tutto inedita nella tradizione di casa Ghibli, come il pubblico giapponese avrebbe scoperto in occasione della proiezione abbinata con Totoro.

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Se la pellicola di Takahata lasciò emozioni contrastanti nello spettatore, una volta presentata fuori dal Giappone sollevò un moto ei consensi si fa sempre più irrefrenabile. Mai prima di allora il cinema animato era sembrato così tanto “cinema”. La pellicola arriva in Francia già nel 1992, mentre in Italia la prima è organizzata nell’ambito del festival Cartoombria nel 1995, per poi venire distribuiti sul solo mercato dell’home video. A più di venticinque anni dalla sua creazione, il film di Takahata resta ancora una delle sue regie più amate e discusse. Difficile e problematico per la sua crudezza, è uno dei pochi film a conservarsi intatto a dispetto delle proiezioni. Come se per lo spettatore fosse sempre la prima volta.

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