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L’accoppiata Verdone-Albanese nel rocambolesco L’Abbiamo Fatta Grossa

Carlo Verdone torna oggi al cinema con L’Abbiamo Fatta Grossa, il nuovo film che ha scritto e diretto e di cui è protagonista al fianco di Antonio Albanese. Oltre a questa esilarante coppia, nel cast ci sono anche: Anna Kasyan, Francesca Fiume, Clotilde Sabatino, Virginia Da Brescia, Federigo Ceci e Massimo Popolizio.

Yuri Pelagatti (Antonio Albanese) è un attore di teatro precario che, traumatizzato dalla separazione e in totale esaurimento nervoso, non riesce più a ricordare le battute in scena. Arturo Merlino (Carlo Verdone) è un investigatore privato squattrinato che vive a casa della vecchia zia vedova.

Yuri vuole le prove dell’infedeltà della ex moglie ed assume Arturo credendolo un super investigatore. Ma Arturo non ne fa una giusta: per errore entrano in possesso di una misteriosa valigetta che contiene niente meno che un milione di euro. Da qui seguirà una serie di guai divertentissimi e di rocambolesche avventure, fino a un finale imprevedibile, coraggioso e liberatorio che è anche una “denuncia sociale” sul malcostume quotidiano del nostro Paese.

Antonio Albanese è Yuri

Antonio Albanese è Yuri

Riportiamo ora di seguito un estratto dell’intervista rilasciata da Carlo Verdone.

Come è nata l’idea di questo film?

Questa commedia nasce dall’esigenza di fare un film differente dagli ultimi, nei quali i rapporti generazionali o all’interno della famiglia erano stati il fulcro dei racconti. Sentivo il bisogno di staccarmi dal problema sociale (almeno in parte) e di dare più spazio alla fantasia, partendo dalle figure dei due protagonisti: un investigatore privato senza lavoro, ridotto a recuperare gatti e cani smarriti, e un attore teatrale che, divorato dal panico per l’abbandono della moglie, dimentica le battute in scena. L’incontro tra i due, inevitabilmente, diventa scontro ed ognuno metterà in grossa difficoltà l’altro. Per finire entrambi in una vicenda pericolosa più grande di loro che li porterà ad allearsi per venirne fuori. Sembrano tanto diversi, ma alla fine c’è qualcosa che li unisce: il fallimento professionale e matrimoniale. E sotto sotto finiranno per volersi bene: il finale, in questo, sarà emblematico.

Hai scritto la sceneggiatura insieme a Pasquale Plastino e Massimo Gaudioso. Su cosa avete puntato?

La scrittura del film è stata lunga, ma il nostro intento era di scrivere con cura estrema un soggetto molto articolato e rocambolesco. Volevamo renderlo quanto più possibile elegante nella realizzazione e divertente nello scontro fra I due protagonisti, la cui comicità nasce dagli ottimi tempi recitativi che si sono creati tra me ed Antonio già dalla prima settimana. Ognuno è stato un perfetto alleato dell’altro. Ad oggi posso dire che Antonio Albanese è tra i migliori partner che abbia avuto. Prima di pensare ad Antonio come co-protagonista, ho puntato sulla scrittura. Volevo che questa commedia fosse solida ed elegante. Al pubblico la sentenza.

Massimo Popolizio è l'Uomo Elegante

Massimo Popolizio è l’Uomo Elegante

Chi è Arturo Merlino?

Per troppi anni ho interpretato personaggi borghesi in giacca e cravatta. Il mio detective non è proprio un proletario, ma certamente di borghese non ha nulla. Ex carabiniere, ex marito (divorziato da una donna che vive a Miami con un greco), ex detective di piccolo successo, la sua vita è tutta un “ex”. La ex casa l’ha dovuta vendere per far fronte a problemi economici, ed ora vive a casa della vecchia zia che gli ha offerto come ufficio il vecchio studio del marito scomparso. C’è una certa frustrazione in quest’uomo che vorrebbe esser richiesto per azioni più avventurose piuttosto che accettare lavoretti come ritrovare un cane o un gatto. E allora la sera, davanti alla scrivania, si diverte a scrivere racconti (Le Notti Insonni di Peter York) in cui il protagonista è un detective immaginario alle prese con casi di spionaggio internazionale. E’ chiaro che Peter York è quello che, infantilmente, avrebbe volute essere lui stesso. Tutta la comicità del mio Arturo Merlino nasce sempre da una provocazione di Yuri (Albanese). Il duetto è una raffica di azioni e reazioni, di patemi d’animo e di spaventi. Di fughe e nascondigli. Dove la diversità tra i due fa scaturire grandi scintille divertenti. E, spero, momenti di brillante recitazione.

Hai pensato da subito ad Antonio Albanese? Come sei arrivato a sceglierlo?

Ho pensato ad Antonio Albanese (con il quale non avevo mai lavorato in coppia) già dai primi due soggetti che avevo scritto e che sono rimasti poi nel cassetto. Avevo voglia di lavorare con lui perché è un attore che mi ha sempre sorpreso sia nel film serio che in quello comico. Avendo lui un carattere molto forte, pensavo fosse l’ideale per me che ho sempre bisogno di esser messo in difficoltà dalla controparte per dare il meglio. Terminato il soggetto del film, e una volta ricevuto il gradimento di Antonio, ci siamo buttati a scrivere il personaggio proprio pensando a lui, introducendo gran comicità e momenti più seri, nei quali poteva esprimersi a 360°. Si è stabilita una forte alchimia tra noi due, al punto che al momento opportuno l’uno lasciava spazio all’altro e viceversa, senza mai sopraffare. La forza della coppia è nella sua diversità. Ma allo stesso tempo in un‘alleanza strettissima. Una coppia che, se piacerà al grande pubblico, potrà ripresentarsi nuovamente – perché no – in una nuova idea in futuro.

Carlo Verdone e Antonio Albanese

Carlo Verdone e Antonio Albanese

Qual è il messaggio che vorresti far arrivare al tuo pubblico con questo film?

Nessun messaggio particolare. Se il pubblico apprezzerà, forse l’idea che, nonostante I tanti anni in cui sto svolgendo questa professione, l’interesse nell’osservare la società che cambia non è mai venuto meno. E aggiungerei che anche in un film di assoluta fantasia, una critica sociale o di costume è possibile. Anzi, va fatta. Altrimenti la commedia resta fine a sé stessa.

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