Un secolo fa – 8 febbraio 1921 – a Wallace nasceva Julia Jean Turner, una delle dive più importanti di Hollywood tra gli anni ’40 e ’60 che, per la sua bellezza e per il suo fascino, venne ribattezzata dalla stampa americana Lanallure (“allure di Lana”). Da qui il suo nome d’arte che tutti noi conosciamo: Lana Turner.
La ragazza col golfino
Innamorata dello spettacolo fin da bambina (passava le serate ballando e ascoltando musica alla radio), la Turner da giovane dovette affrontare un trauma che segnò tutta la sua vita, l’uccisione di suo padre, un uomo con il vizio del gioco. Affrontò il lutto e la perdita attraverso il cinema (andava a vedere i film tutti i sabati pomeriggio, con i propri risparmi), affascinata dal potere delle pellicole e dei bellissimi costumi indossati dalle attrici. Un giorno, siamo nel 1937, un cronista dell’Hollywood Reporter la notò in un bar e la presentò al regista Mervyn LeRoy che non ci mise molto a farsi convincere e che la fece debuttare, nello stesso anno, in Vendetta, un film dove lei interpretò una ragazza che viene assassinata. Nella sequenza, lei indossa un maglione molto attillato che la portò – per diversi anni – ad essere soprannominata The Sweater Girl (“La ragazza col golfino“). Un anno dopo arrivò un altro film, Uno Scozzese Alla Corte del Gran Kan (di Archie Mayo), in cui il noto produttore Samuel Goldwyn ordinò che le sue sopracciglia venissero rasate e disegnate con una matita (le rimasero così per sempre).
Il successo a Hollywood
Tra gli anni ’40 e ’50 la carriera di Lana Turner decollò. Recitò in film di successo come Il Dottor Jekyll e Mr. Hyde (1941, di Victor Fleming), Le Fanciulle Delle Follie (1941, di Robert Z. Leonard e Busby Berkeley, con James Stewart), Se Mi Vuoi Sposami (1941, di Jack Conway), Incontro a Bataan (1942, di Wesley Ruggles). Da bellezza mozzafiato diventò una magnetica femme fatale a partire da Il Postino Suona Sempre Due Volte (1946, di Tay Garnett). Seguirono poi I Tre Moschettieri (1948, di George Sidney), L’Indossatrice (1950, di George Cukor). Con l’inizio degli anni ’50, la Turner passò dai ruoli di dark lady a parti più impegnate. La ricordiamo in pellicole come: Il Bruto e la Bella (1952, di Vincente Minnelli, dove recitò al fianco di Kirk Douglas), La Fiamma e la Carne (1954, di Richard Brooks), Controspionaggio (1954, di Gottfried Reinhardt), Le Piogge di Ranchipur (1955, di Jean Negulesco), Diana la Cortigiana (1956, di David Miller), I Peccatori di Peyton (1957, di Mark Robson, film che le valse una nomination all’Oscar), Estasi d’Amore (1958, di Lewis Allen, con Sean Connery).
La vicenda Stompanato
Donna dalla vita privata tumultuosa (si sposò ben 7 volte, ebbe una figlia Cheryl, e visse molti episodi di violenza), Lana Turner sprofondò all’inferno a seguito della sua storia con il gangster Johnny Stompanato che, durante una lite domestica dove lui minacciò di sfigurarla, venne ucciso dalla figlia di lei, Cheryl. Il clamore mediatico (le sue lettere d’amore a Stompanato furono pubblicate, lei venne fatta a pezzi dall’opinione pubblica) stravolse la vita di Lana. Gli studios vollero utilizzarla soprattutto in ruoli di donne peccatrici, dominate dal senso di colpa, tormentate da un passato devastante. Il suo primo film dopo l’omicidio Stompanato, fu Lo Specchio Della Vita (1959, di Douglas Sirk) e la sua prova fu molto apprezzata dalla critica e dal pubblico. Per la Turner iniziò da qui un nuovo florido periodo, quello dei melodrammi.
Madame X, l’ultima da protagonista
Seguirono altri melò a tinte noir, come Ritratto in Nero (1960, di Michael Gordon, con Anthony Quinn), Ossessione Amorosa (1961, di John Sturges), Strani Amori (1965, di Alexander Singer), e film più leggeri, come Uno Scapolo in Paradiso (1961, di Jack Arnold), Come Ingannare Mio Marito (1962, di Daniel Mann). L’ultimo apice della sua carriera, ormai prossima al declino, fu Madame X (1966, di David Lowell Rich), un altro melodramma strappalacrime, in cui recitò accanto a John Forsythe e Constance Bennett, e che rimane il suo ultimo ruolo da protagonista: la struggente interpretazione di una madre tormentata ed alcolizzata, che ritrova suo figlio (interpretato da Keir Dullea) dopo anni di separazione ma senza rivelarsi fino alla fine, le valse anche un David di Donatello. Forse è proprio questa prova a diventare il simbolo della sua vita.
Gli ultimi anni
Dalla seconda metà degli anni ’60 le apparizioni della Turner al cinema diventarono più sporadiche. Dopo quattro film – tra cui Amore Dolce Amore (1976, di David Miller) e Witches’ Brew (1980, di Richard Shorr e Herbert L. Strock) – Lana si dedicò maggiormente al teatro e alla tv. La “ragazza con il golfino” si è spenta il 29 giugno 1995, provata dalla vita, ma sicura di aver lasciato un segno importante nella storia del cinema: non solo come attrice, ma soprattutto come donna che ha saputo rialzarsi dopo tante batoste.