Presentato in anteprima mondiale nel 2019 al Toronto International Film Festival, giovedì 5 maggio arriverà nei nostri cinema L’Audizione, il film diretto da Ina Weisse con protagonista Nina Hoss.
Il film
Anna Bronsky (Nina Hoss) è una severa insegnante di violino in un liceo musicale a Berlino. È sposata con il liutaio francese Philippe (Simon Abkarian) e insieme hanno un figlio di 10 anni, Jonas (Serafin Mishiev), che frequenta la stessa scuola. La relazione con suo marito sembra sgretolarsi e Anna è alla ricerca di nuove sfide nella sua piuttosto noiosa vita familiare e professionale. Durante gli esami di ammissione annuali della scuola, Anna rimane affascinata dal talento di un candidato chiamato Alexander (Ilja Monti), al punto che si mette contro tutti gli altri insegnanti per ammetterlo. Mentre Anna prepara Alexander per gli esami intermedi, lui diventa rapidamente la sua nuova fissazione.
Trascorrendo la maggior parte del tempo con lui e concentrandosi ampiamente sul suo miglioramento, inizia a trascurare la sua famiglia anche più di prima, mettendo il suo dovere al di sopra dell’amore per suo marito e suo figlio. La pressione aumenta ancora quando il suo collega e amante segreto Christian (Jens Albinus) la invita a esibirsi in un quintetto e la sua esibizione si rivela un disastro. Dopo questo evento umiliante, Alexander diventa l’unico obiettivo di Anna e la distanza tra lei e la sua famiglia cresce drammaticamente. Fin quando arriva il giorno dell’esame e gli eventi prendono una svolta inattesa.
Ina Weisse racconta...
“Quando metti in discussione tutto, quando sei molto esigente con te stessa e in ansia per un possibile fallimento, diventi vulnerabile perché sai che nessuno potrà mai liberarti da questo tuo dubbio. Anna è convinta che tutto debba essere subordinato alla musica, che bisogna combattere incessantemente, che anche se tu dai tutto, niente è mai abbastanza buono né abbastanza completo, e questo la sottomette a una pressione tremenda. Questa pressione aumenta dopo il suo fallimento con il quintetto, quando spinge il suo allievo a prestazioni eccezionali. Ciò che conta per lei è questo ragazzo, ma alla fine è anche se stessa. L’origine del dramma è la sua ricerca dell’assoluto e della sua inflessibilità con se stessa. C’è anche un complesso d’inferiorità. Quando in tutte le lodi, fin dall’infanzia, non si è percepito altro che una critica mascherata, è difficile, da adulti, cambiare prospettiva sui propri figli, ma questa non è una scusa per l’abuso di potere nell’istruzione”.