Giovedì 28 marzo, alle ore 18, nella Sala Zavattini presso la Fondazione AAMOD (Via Ostiense 106, Roma – Centrale Montemartini) verrà proiettato La Memoria Del Condor, il film documentario sulle vittime del Piano Condor diretto da Emanuela Tomassetti. La regista sarà presente in sala insieme al presidente dell’AAMOD Vincenzo Maria Vita, la giornalista Nadia Angelucci e l’avvocato Arturo Salerni, e Amedeo Ciaccheri, presidente VIII municipio.
Il documentario
Partendo dal processo, seguito nelle tante udienze del primo grado, La Memoria del Condor racconta le storie personali di alcune delle vittime. Sullo sfondo scorre il drammatico periodo storico in cui avvengono i fatti, riletto e ripercorso alla luce dei racconti privati e di una attenta analisi storica. Le testimonianze dei protagonisti, in Tribunale e durante le interviste, si alternano perciò alle immagini di repertorio, proveniente sia da archivi italiani, argentini e uruguayani, sia dagli archivi privati dei sopravvissuti. I familiari e gli amici delle vittime ripercorrono quelle storie ancora oggi per loro così dolorose, regalandoci testimonianze intense e intime che fanno riflettere su quanto sia importante salvaguardare la memoria.
Il Piano Condor
Il Piano Condor (o “Operazione Condor”) è una alleanza nata negli anni ‘70 tra forze militari e di polizia di diversi paesi sudamericani, con il benestare degli Stati Uniti e del Segretario di Stato Henry Kissinger. Ha interessato in particolare Argentina, Cile, Uruguay, Paraguay, Brasile, Bolivia e in ultimo anche il Perù. Una vera e propria organizzazione politico-militare nata con il compito di eliminare oppositori e dissidenti, oltre i confini dei singoli stati.
Il Processo a Roma
Il 12 febbraio 2015 inizia a Roma il Processo Condor. 43 vittime latinoamericane, di cui 23 di origine italiana, uccisi o scomparsi in Sudamerica negli anni delle dittature. Imputati 36 militari e civili di quattro diversi paesi latinoamericani: Uruguay, Bolivia, Perù e Cile. La sentenza arriva due anni più tardi. Nel frattempo sei imputati sono morti. 8 sono condannati all’ergastolo, uno solo è dichiarato innocente, per 18 di loro viene dichiarato estinto il reato perché ormai prescritto. Tutte le parti hanno impugnato la sentenza e ora è in corso il Processo d’Appello. Quello di Roma è il primo processo in Europa a emettere delle condanne per reati commessi nell’ambito dell’Operazione Condor.
Il mandato d’arresto per Pinochet
Tutto parte dall’indagine del giudice spagnolo Baltasar Garzón, che nel 1998 spicca un mandato di arresto internazionale nei confronti dell’ex dittatore cileno Augusto Pinochet, per crimini contro l’umanità. L’arresto provoca in Italia una interrogazione parlamentare su Pinochet, accusato di avere ucciso alcuni cittadini italo-cileni durante il suo mandato. Un anno più tardi la denuncia di alcune madri e parenti di desaparecidos uruguaiani e argentini fa aprire una nuova indagine legata agli omicidi di italiani avvenuti nell’ambito del Piano Condor. È il P.M. Giancarlo Capaldo, che segue entrambe le inchieste, a unificarle nel 2006 quando chiude le indagini, e a spiccare più di 140 mandati di cattura contro i militari sudamericani. Solo nel 2013 si arriverà alle udienze preliminari.
Il ricordo delle vittime
Sullo sfondo del processo Condor il racconto di alcune delle vittime delle dittature: Juan Montiglio, che fu la guardia del corpo di Salvador Allende; Juan Maino, fotografo cileno membro del MAPU; Daniel Banfi, uruguayano che fa parte del movimento dei Tupamaros, ucciso a Buenos Aires dai servizi segreti del suo paese; Horacio Campiglia, argentino dirigente dei Montoneros, sequestrato a Rio de Janeiro e desaparecido; Mariana Zaffaroni, Victoria Moyano e Macarena Gelman, argentine e uruguayane, figlie rubate ritrovate grazie alla tenacia delle Abuelas de Plaza de Mayo. E infine Martín Almada, sindacalista paraguayano, che nelle prigioni del suo paese conosce il Piano Condor e una volta liberato ne segue le tracce fino a trovare nel 1992 le prove della sua esistenza.