È da oggi al cinema Un Posto Sicuro il primo film diretto da Francesco Ghiaccio (qui la nostra intervista) che racconta la tragedia dell’Eternit a Casale Monferrato e che vede protagonisti Marco D’Amore (che lo ha anche sceneggiato insieme a Ghiaccio), Giorgio Colangeli e Matilde Gioli.
La storia è ambientata a Casale Monferrato nel 2011. Eduardo (Giorgio Colangeli) e Luca (Marco D’Amore) sono padre e figlio, ma si sono persi da tempo. A rimetterli drammaticamente in contatto sarà una telefonata improvvisa. Intanto, intorno a loro, l’intera città si agita, in cerca di riscatto alla vigilia della prima grande sentenza del processo alla fabbrica di amianto “Eternit”.
Un Posto Sicurò è un film a tratti duro, un film-denuncia che non vuole avere solo un intento documentaristico: nonostante gli oltre duemila morti infatti la pellicola si carica di messaggi positivi e di speranza. Noi lo abbiamo visto in anteprima proprio a Casale Monferrato e abbiamo avuto il piacere di intervistare i due protagonisti del film, Marco D’Amore e Giorgio Colangeli.
Cominciamo da Marco D’Amore che nel film è Luca, un trentenne che vive di lavori saltuari, che si arrangia, che ha abbandonato i suoi sogni e vive lontano da suo padre Eduardo, nonostante abitino nella stessa città. Luca sarà costretto, per via della malattia del padre, a conviverci ed è li che inizierà la sua rinascita.
Come nasce l’idea di interpretare il protagonista di questo film, di finanziarne il progetto e di partecipare alla sceneggiatura?
Di solito mi dicono che sono abile ad intrattenere con freschezza conferenze stampa, anteprime, interviste, oggi ammetto di far fatica, perché oggi è il momento unico di restituzione di quello che assieme a Francesco (Ghiaccio, ndr) e al resto della troupe abbiamo fatto. C’era una pesantezza importante da raccontare, inutile negarlo, una storia che si fa quasi difficile da affrontare nel momento in cui in sala difronte ci sono i diretti interessati. Noi siamo qui a rappresentare un gruppo di persone che ha avuto al suo interno una forte spinta giovanile, cosa assai rara in un paese come il nostro oggi. Casale per noi è un posto sicuro, non fosse altro che per il modo in cui ogni singolo cittadino di questo paese è stato in grado di farci sentire a casa.
Proprio in questi giorni si è chiuso il 33° Torino Film Festival. Perché questo film non ha avuto il palcoscenico che avrebbe meritato, proprio quello del TFF? Si giocava in casa.
Per noi il festival è la sala, il pubblico, al di la della magnifica vetrina che rappresenta ogni singolo Festival del Cinema. Accompagneremo questo film in tutta Italia, dopo tre giorni di assoluta anteprima nella città di Casale, con tre sale esaurite ogni giorno e con oltre 3000 ragazzi arrivati dalle scuole del paese accorsi a vivere ciò che in parte conoscono già.
Cos’è Un Posto Sicuro?
Una storia d’amore, non di un dramma. Il riscatto di un paese che sullo sfondo rivive l’epopea dell’Eternit.
Passiamo ora a Giorgio Colangeli, uno dei migliori attori italiani, sempre capace – a teatro, al cinema e in televisione – di regalare emozioni. Laureato in Fisica Nucleare, nel film di Francesco Ghiaccio interpreta Eduardo, il padre di Luca. È una compostezza pacata quella che lo contraddistingue a Casale Monferrato, subito dopo l’anteprima del film.
Giorgio, come arriva ad essere il protagonista di Un Posto Sicuro?
Sono un compagno di viaggio di Marco e Francesco (Ghiaccio, ndr), arrivato a cose avviate e nel momento migliore, quanto al film dovevamo semplicemente mettere le ali e farlo volare. Dopo aver letto la sceneggiatura ero riluttante al film, lo ammetto. Pensavo fosse zoppa proprio la sceneggiatura poi ho capito che mi sbagliavo: la profondità del film non mi è arrivata subito o semplicemente non ero pronto a riconoscerla. Era stata sovvertita una convenzione, si è deciso di adottare un nuovo linguaggio. In questo film si fa cinema ma si fa anche teatro, tanto caro sia a me che a Marco, ed è un modo poetico e non realistico di raccontare invece una forte realtà.
È stato il film a scegliere lei più che lei il film, allora?
Mi ha portato avanti, inizialmente, la conoscenza di Francesco e di Marco, gente molto affine al mio modo di intendere il cinema. Siamo diventati i magici 3 e l’atmosfera di cui spesso parla Francesco è reale, tangibile, nel film come sul set. Il film non è nato solo per la stima che lega lo staff che ha lavorato alla sua realizzazione, il film si è fatto da solo, voleva venir fuori, dava a tratti le vertigini e noi assieme alla nostra creatività siamo stati la parte non attiva di una magnifica quanto amara storia tutta italiana.
Interviste e servizio di Nadia Afragola