Per festeggiare il suo 40° anniversario, torna oggi al cinema Barry Lyndon, uno tra i diversi (tanti, considerando la sua filmografia ridotta) capolavori realizzati dal genio Stanley Kubrick. Un ritorno sul grande schermo che affascina ed entusiasma: il film verrà infatti proiettato nella sua versione restaurata grazie all’iniziativa Cinema Ritrovato promossa dalla Cineteca di Bologna.
Tratta dal romanzo Le Memorie di Barry Lyndon di William Makepeace Thackeray, la cui prima edizione risale al 1844, quest’opera cinematografica (lunga poco più di tre ore) è suddivisa in due parti separate da un breve intervallo: Con quali mezzi Redmond Barry acquisì lo stile e il titolo di Barry Lyndon e Resoconto delle sventure e dei disastri che accaddero a Barry Lyndon.
Ryan O’Neal ha interpretato il protagonista, quel Barry ambizioso ma ingenuo, ostinato e deciso più che mai a conquistarsi una migliore posizione sociale. Le sue avventure hanno inizio quando sfugge alla legge dopo un duello combattuto a causa di una donna infedele. Si arruola nell’esercito inglese, ma diserta dopo la sua prima battaglia. Viene catturato dai prussiani e costretto ad entrare nelle loro file.
Con gli occhi sempre più aperti sulle cose del mondo, Barry viene introdotto, prima come spia e poi come baro, nella più prestigiosa e splendida società europea, dove il suo successo con il gentil sesso e la sua abilità e velocità con la spada e la pistola diventano le sue caratteristiche più sorprendenti.
Alla fine, abbandonate tutte le idee romantiche sull’amore, con le quali aveva iniziato la sua vita, decide di consolidare la sua fortuna sposando la Contessa di Lyndon (Marisa Berenson), una donna di grande bellezza e di enormi ricchezze. Nonostante questo matrimonio gli dia un figlio e una considerevole agiatezza, nondimeno lo condurrà alla rovina.
Com’è risaputo, Stanley Kubrick non ha mai vinto un Oscar come Miglior Film o Miglior Regia (lo vinse per gli Effetti Speciali di 2001: Odissea nello Spazio). Eppure questo suo autentico capolavoro in costume è stato il suo film più premiato a Los Angeles con ben quattro statuette: per la Miglior Fotografia di John Alcott; per la Miglior Scenografia di Ken Adam, Roy Walker e Vernon Dixon; per la Miglior Colonna Sonora di Leonard Rosenman; ed infine per i Migliori Costumi di Ulla-Britt Soderlund e della ‘nostra’ Milena Canonero.
La stessa Canonero, così si era espressa in un’intervista rilasciata a Stefano Masi nel 1990: “per i costumi mi sono ispirata ad alcuni pittori minori del Settecento: a Tristam Shandy per la parte irlandese, a Gainsborough, Reynolds per la parte inglese ed a pittori tedeschi come Menzel per le scene a lume di candela (…). Insieme ad Ulla-Brit Soderlund realizzammo tutti i costumi in modo autonomo, anche le uniformi, anche le ghette, anche i cappelli… Fu una cosa abbastanza insolita e lo era ancor più a metà anni Settanta, quando girammo questo film”.
La pellicola venne girata alla Powerscourt Estate, una famosa tenuta irlandese del XVIII secolo nella contea di Wicklow. Le riprese, durate in tutto 300 giorni, furono effettuate anche nel castello di Howard, in Inghilterra (in cui vennero girati gli esterni della tenuta Lyndon), nel castello di Dublino, in Irlanda, dimora dello Chevalier e in alcuni edifici governativi a Potsdam, vicino Berlino.
Una scenografia che lascia senza fiato anche grazie alla fotografia di Alcott. Kubrick cercò infatti di essere quanto più realistico possibile, utilizzando sul set solamente candele o lumi a olio ed evitando luci artificiali. Il suo scopo, quello di ricreare l’atmosfera “da affresco” tipica del XVIII secolo, fu pienamente raggiunto grazie all’uso di speciali obiettivi molto luminosi forniti nientemeno che dalla NASA (Kubrick chiese un Zeiss Planar 50mm f/0.7 da adattare alla cinepresa BNC). Il risultato fu enorme: un vero incanto che il restauro riuscirà a rendere ancora più potente.
Intervistato da Michel Ciment, nel 1976 Stanley Kubrick disse che Barry Lyndon “offriva l’opportunità di fare una delle cose che il cinema può realizzare meglio di qualunque altra forma d’arte, presentare cioè una vicenda a sfondo storico. La descrizione non è una delle cose nelle quali i romanzi riescono meglio, però è qualcosa in cui i film riescono senza sforzo, almeno rispetto allo sforzo che viene richiesto al pubblico”.
Secondo il genio, il cinema muto aveva molte più qualità del cinema sonoro. Come una magia che scatta tra i due protagonisti, Barry e Lady Lyndon.
Per Kubrick infatti i loro sguardi silenziosi esprimono in silenzio qualcosa di estremamente romantico che però suggerisce “quell’attrazione vuota che sentono l’uno per l’altra e che scomparirà con la stessa rapidità. Credo che gli attori, le immagini e la musica di Schubert funzionassero bene insieme”. Hanno funzionato bene insieme. Eccome.
“Barry e Lady Lyndon siedono entrambi al tavolo da gioco e si scambiano lunghe occhiate. Non dicono una parola. Lady Lyndon esce sulla terrazza per prendere un po’ d’aria. Barry la segue. Si fissano negli occhi e si baciano. E ancora non hanno detto una sola parola”
Stanley Kubrick