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Lino Guanciale, nuovi misteri nella seconda stagione de La Porta Rossa

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Dopo il successo della prima stagione, da mercoledì 13 febbraio, in Prima Visione su Rai Due (ore 21.20) arriva la seconda stagione de La Porta Rossa, la serie – in 12 episodi (2 episodi a serata per sei serate) – diretta da Carmine Elia e con protagonisti Lino Guanciale e Gabriella Pession.

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Cagliostro (Lino Guanciale) – rimasto nel mondo dei vivi dopo la sua morte – ha scoperto l’identità del suo assassino ed è riuscito a mettere in salvo sua moglie Anna (Gabriella Pession). Tutto sembra risolto, dunque, ma quando giunge il momento di attraversare la porta rossa e lasciare per sempre la vita terrena, accade qualcosa di inaspettato: Jonas (Andrea Bosca), il mentore incontrato nella dimensione spirituale, si risveglia dal coma. Ma chi è davvero quest’uomo? Perché è ritratto in una foto insieme a Rambelli (Antonio Gerardi), capo di Cagliostro e responsabile della sua morte?

In questa seconda stagione Cagliostro è dunque ancora tra i vivi. È accanto ad Anna mentre dà alla luce sua figlia. La nascita della bambina lo porta a farsi domande che da vivo ha sempre evitato: qual è la sua storia? Chi sono i suoi genitori? Perché lo hanno abbandonato? Al suo fianco nelle ricerche c’è di nuovo Vanessa (Valentina Romani), la sola – insieme a sua madre Eleonora – che riesce a vederlo. Ma ben presto la ragazza si ritrova invischiata in una indagine della polizia che coinvolge il suo fidanzato Filip (Pierpaolo Spollon) e molti personaggi della Trieste “bene”. L’unica persona che può darle una mano e proteggerla è Anna, a sua volta in grande difficoltà. Rambelli, al processo per la morte di Cagliostro, presenta una versione dei fatti che ribalta tutto: afferma che sono stati proprio Anna e Piras (Ettore Bassi), amanti clandestini, a uccidere Cagliostro, facendo ricadere la responsabilità della morte su di lui.

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A tutto questo si aggiunge una nuova “visione” del commissario: la sua piccola figlia potrebbe essere a breve in serio pericolo. Ancora una volta il commissario Cagliostro ha poco tempo a disposizione; poco tempo per scoprire cosa si nasconde dietro le nuove dichiarazioni di Rambelli; poco tempo per capire chi è Jonas; poco tempo per comprendere qual è il grande mistero che coinvolge alcuni importanti esponenti della borghesia triestina. Poco tempo per salvare la sua bambina.

Ne La Porta Rossa la morte non è raccontata come un momento di chiusura, ma come un’occasione di riflessione e di cambiamento. La fine non esiste, dice Cagliostro nella frase che conclude la prima stagione, ed è esattamente così: fino a che c’è una domanda in sospeso, un desiderio, un mistero, c’è una storia da raccontare. Cagliostro non oltrepassa la Porta Rossa, e si trova come noi vivi a dover gestire il tempo e le sue insidie. In questa stagione tutti i personaggi si troveranno a fare i conti con ciò che è stato un tempo e ciò che può essere ora, e dovranno riuscire ad andare avanti senza guardarsi indietro, come non è riuscito a fare Orfeo. In fondo, la mitologia dei fantasmi è sempre stata questo: una risposta alla debolezza dell’uomo nell’accettare che le cose possano cambiare o finire.

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Ne La Porta Rossa il fantasma non è solo Cagliostro. È “fantasma” tutto ciò che sta nel passato ma che non riusciamo a dimenticare, sono fantasmi gli errori che abbiamo commesso con i quali non abbiamo fatto pace e quelli che invece avremmo preferito commettere. Fantasmi sono anche le persone che ci vivono accanto, attorno, di cui non abbiamo altro che un’immagine fugace e superficiale, quella che decidono di mostrarci o l’unica che siamo interessati a vedere. Un nuovo mistero e una nuova indagine sono l’occasione per esplorare questi temi, unendo anche stavolta – senza contraddizioni – realismo e mondo sovrannaturale.

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