Quando la mafia non esisteva, un giornale l’ha sbattuta in prima pagina. Liberamente tratta dal libro Nostra Signora della Necessità di Giuseppe Sottile, mercoledì 8 giugno in prima visione su Canale 5 arriva L’Ora – Inchiostro Contro Piombo, la serie tv in dieci episodi (in cinque prime serate) co-diretta da Piero Messina (che ne è stato anche il supervisore artistico), Ciro D’Emilio e Stefano Lorenzi. Scritta da Ezio Abbate e Claudio Fava, la serie ha come protagonista Claudio Santamaria, affiancato da un grande cast composto tra gli altri da: Maurizio Lombardi, Francesco Colella, Silvia D’Amico, Selene Caramazza, Fabrizio Ferracane, Lino Musella e Daniela Scattolin.
La prima puntata
Antonio Nicastro (Claudio Santamaria) arriva da Roma insieme alla moglie Anna (Silvia D’Amico) per dirigere L’Ora di Palermo, giornale del Partito Comunista in crisi di vendite, dove i collaboratori affrontano la loro quotidianità con una certa inerzia e con il timore del licenziamento. Al fianco di Nicastro, nella riorganizzazione del giornale, c’è il fidato Marcello Grisanti (Maurizio Lombardi), cronista ed ex partigiano. Nicastro comprende subito che le notizie di cui i lettori hanno bisogno sono ben altro rispetto alle lunghe e retoriche veline del Partito e, quando da Corleone arriva l’aspirante cronista Domenico Sciamma (Giovanni Alfieri), ne ha la conferma. Il ragazzo racconta di un sindacalista scomparso: il quotidiano avrà la volontà di andare a fondo alla notizia? La redazione presto si dimezza e i fedelissimi del partito abbandonano il campo per lasciare spazio ai colleghi più coraggiosi e motivati: il capo redattore cattolico e poeta Giulio Rampulla (Francesco Colella); il cronista di nera e sciupafemmine Salvo Licata (Bruno Di Chiara); la determinata Enza Cusumano (Daniela Marra); Nic Ruscica (Giampiero De Concilio), il fotografo appena sedicenne e, infine, Domenico Sciamma (Giovanni Alfieri), il paesanuzzo pieno di passione e idealismo.
I giornalisti si buttano a capofitto in un’inchiesta per connettere fatti e misfatti accaduti tra Palermo e Corleone, i cui responsabili sono legati al dottor Michele Navarra (Fabrizio Ferracane), medico chirurgo e padrino molto influente. Alle spalle del vecchio boss scalpita però una nuova mafia ancora più avida e spietata, rappresentata da Luciano Liggio (Lino Musella), lo scagnozzo di Navarra che ora sta lavorando alla “successione”. È questo il racconto di un’indagine serrata che vede i giornalisti de L’Ora coinvolti personalmente su più fronti, costretti a mettere a repentaglio non solo gli affetti più cari, ma anche la loro stessa vita, pur di arrivare a collegare vicende apparentemente sconnesse e mettere, per la prima volta, per iscritto la parola Mafia. Perché al Piombo si può rispondere con l’Inchiostro e al Pericolo con la Verità.
L’Ora, il giornale
L’Ora è il giornale fondato a inizio Novecento dalla famiglia Florio che a Palermo, negli anni a cavallo tra il secondo dopoguerra e il boom economico, è stato il primo quotidiano che ha avuto l’ardire di scrivere la parola Mafia. La sua attività è durata dal 1900 al 1992, ad eccezione del periodo Fascista, quando diventa organo della federazione fascista palermitana, è sempre stata di orientamento progressista. La serie prende spunto dagli eventi realmente accaduti tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, focalizzandosi su un periodo cruciale per la lotta alla mafia. L’Ora è stata una palestra di menti vivaci e giornalisti coraggiosi che, capitanati dal loro direttore, scovavano la notizia, la catturavano e la raccontavano ai lettori, esponendosi in prima persona, nonostante le ostilità del potere costituito, da troppo tempo connivente con la malavita. Non vendeva centinaia di migliaia di copie, non aveva ricchi stipendi da corrispondere ai suoi giornalisti, non riusciva ad allontanare per troppo tempo il rosso dai bilanci editoriali. Eppure, le pagine scritte dal quotidiano L’Ora rappresentano un punto fermo nella storia recente di questo Paese. Questa è una serie che racconta una storia non solo giornalistica, ma soprattutto umana: l’epopea di coraggio e sangue di una banda di giornalisti, tutti giovanissimi e impazienti di cambiare le loro vite e quelle del loro Paese, a qualunque costo. Anche la loro stessa vita. La storia de L’Ora è infatti quella di un giornalismo di indagine, potente ed emozionante, fatto di donne e uomini che hanno messo a rischio anche la vita pur di portare al pubblico la conoscenza della verità.
Ezio Abbate e Claudio Fava raccontano…
“Questa serie racconta gli anni ruggenti de L’Ora e la squadra di cronisti che ne facevano parte. Furono i pionieri di un giornalismo militante, schierato sempre dalla parte della verità in una narrazione senza reticenze della mafia: i nomi, i fatti, i crimini. A costo di pagare prezzi alti, altissimi. Per noi autori, l’avventura de L’ora è iniziata incontrando i pochi sopravvissuti di quella stagione e molti loro racconti, soprattutto gli aneddoti su quel giornalismo di frontiera, sono finiti nella nostra storia. Per fortuna i materiali originali a disposizione sono tanti: libri, interviste, in alcuni casi perfino filmati originali… Del resto, capita di lasciar tracce importanti a chi ha scritto un pezzo fondamentale di storia del nostro Paese. Come in un family drama, abbiamo raccontato la redazione de L’ora come una famiglia allargata e confusa. Il nostro è infatti un doppio racconto di formazione: da una parte il coming of age di una redazione giovane e ancora inconsapevole nella Palermo del dopoguerra e, dall’altra, il coming of age esistenziale di questi giornalisti al primo vero scontro con la vita e con la città”.
Piero Messina racconta…
“Ne L’Ora coesistono, spesso contemporaneamente, emozioni contrastanti e livelli narrativi differenti. Da un punto di vista visivo mi interessava ad esempio (e non solo in questo lavoro) raccontare una Sicilia e nello specifico una Palermo il più possibile lontana dallo stereotipo ormai consumato (e per me inesistente) di una Sicilia antica, arretrata e ferma nel tempo. Le contraddizioni sono alla base e il punto di partenza di qualsiasi discorso o racconto si possa fare sulla Sicilia. Il principe dice: “Qui da noi la verità è come la nebbia, più ti ci avvicini e più non vedi niente”. Ed è qui dentro, all’interno di questo paradosso, che si muovono i nostri eroi“.
Stefano Lorenzi racconta…
“L’idea di questa serie nasce all’incirca otto anni fa a seguito di un documentario che ho realizzato sulla storia del giornale. Finalmente un punto di vista diverso sulla mafia. Non più quello dei cattivi e tanto meno quello delle forze dell’ordine ma di un gruppo di giornalisti capitanati dal suo direttore che arrivato da Roma a Palermo nel 1955 decide per la prima volta nella storia del giornale L’Ora, della Sicilia e dell’Italia intera di sbattere in prima pagina la parola Mafia e i nomi e cognomi delle persone che facevano parte di quell’organizzazione criminale. La serie racconta il gruppo di cronisti, di eroi, che ne cosacrò il mito. Giornalisti alla ricerca della verità che svelarono i legami della mafia con la società, anche al costo di rimetterci la vita. Precursori di un giornalismo innovativo che ha fatto scuola e che dopo l’attentato del 1958 l’ha reso conosciuto in tutto il mondo. La serie si prefigge di raccontare in modo emozionante la redazione dell’Ora, cercando di avere una misura classica ma allo stesso tempo con un’estetica, dinamica e lirica, e dal sapore internazionale”.
Ciro D’Emilio racconta…
“Abbiamo raccontato una Sicilia del dopoguerra e questi giovani eroi “con la biro”, che al piombo decisero di rispondere con il piombo, ma quello fuso che sarebbe servito per le rotative per mandare ogni giorno in stampa il loro quotidiano rivoluzionario. Un racconto costruito visivamente e concettualmente come una graphic novel. Una messa in scena che ribalta i toni e codici della narrazione classica, mentre davanti ai nostri occhi un gruppo di giovani giornalisti lottano contro il nemico più grande”.