Il 19 novembre esce nelle sale italiane Miss Julie, l’ultimo film di Liv Ullmann tratto dall’omonima opera del drammaturgo svedese August Strindberg, scritta nel 1888 e a lungo censurata in Svezia. Il film si avvale di un cast d’eccezione: i personaggi protagonisti sono interpretati da Colin Farrell, Jessica Chastain e dall’inglese Samantha Morton.
È la notte di mezza estate in una residenza di campagna irlandese di fine Ottocento. In un clima di baldoria selvaggia e sospensione di regole e vincoli sociali, nella grande casa rimasta semi-deserta, si snoda un lungo gioco di seduzione tra Miss Julie (Jessica Chastain), figlia del barone, e il cameriere John (Colin Farrell). Ballano e bevono, si corteggiano e manipolano, uniti nel disgusto e nell’attrazione reciproci. La seduzione diventa poco a poco una lotta per il dominio, con l’alternarsi di attrazione e crudeltà da parte di entrambi: lei è altera, ma disperata, una superiore in cerca di avvilimento; lui inibito dal suo ruolo ma allo stesso tempo grezzo e dominante.
Di volta in volta seducente e prevaricante, selvaggia e tenera, la loro intimità li conduce a piani disperati e alla visione di una vita insieme. Sullo sfondo premono la differenza di classe e la figura della devota cuoca Kathleen (Samantha Morton), fidanzata di John. Le scene si susseguono come in una pièce teatrale, tutto accade in una notte e il mattino, con atto finale tragico e sublime, risolverà il conflitto tra speranza e disperazione.
Miss Julie è tratto dal dramma omonimo del grande drammaturgo svedese August Strindberg, scritto nel 1888 e messo in scena a Copenaghen l’anno successivo. Un tragico huis clos notturno tra Julie, giovane aristocratica, e Jean e Kristin, cameriere e cuoca di suo padre. Ritenuto osceno e proibito dalle autorità svedesi, Miss Julie non è stato messo in scena nel Paese di nascita di Strindberg fino al 1906 (al Lunds Studentteater), al tempo era già stato messo in scena in Danimarca, Germania e Francia. Nel corso degli anni, è diventata una delle opere più rappresentate del drammaturgo.
La prefazione di Strindberg alla pièce rivela l’essenza delle sue teorie drammaturgiche sul naturalismo e mette in luce gli aspetti vitali dell’opera. Miss Julie si attiene strettamente alle unità drammaturgiche classiche (di tempo, di luogo e di azione) e si sviluppa senza alcun intervallo e pausa. Questa “tragedia naturalistica”, come la chiama l’autore, attinge alla forza dell’orgoglio e del disprezzo come sorgenti del dramma. Così il confronto tra i suoi personaggi non è solo una lotta di classe, ma anche una battaglia dei sessi, per il potere e il dominio morale.
Guidata dalla speranza di sfuggire ai destini sociali in cui i personaggi sono condannati per nascita, questa lotta spietata porta inesorabilmente ad una tragica fine. Per Strindberg il drammaturgo è un trafficante di idee in forme facilmente accessibili, un “predicatore laico”, che diffondeva idee moderne in forma popolare. Così la rappresentazione utilizza un processo di comprensione in grado di motivare un profondo mutamento nello spettatore.
In Miss Julie tutto si appoggia ai sentimenti come mezzo per esaltare il senso di identificazione del pubblico e il dialogo, finemente levigato, mira ad amplificare il realismo dei personaggi senza ricorrere ad alcuno degli espedienti teatrali consueti (simmetria, “temps morts” e così via). Gli elementi di sorpresa si basano sulle reazioni dei personaggi, impregnando l’azione con un potente naturalismo.
Bandito e censurato in tutta Europa alla fine del diciannovesimo secolo, Miss Julie è stato per lungo tempo considerato un lavoro socialmente e moralmente sovversivo, che incarna tutti i pericoli dell’era modernista. Numerosi studi critici hanno tentato di analizzare e interpretare il dramma, senza mai riuscire a esaurire il potere del suo mistero. Tutti concordano, tuttavia, sul fatto che possiede una dimensione universale che va ben al di là di una semplice allegoria della società svedese del diciannovesimo secolo.
Miss Julie è stato messo in scena innumerevoli volte in tutto il mondo. In Francia, è diventato emblema del Théâtre Libre di André Antoine (dove è stato messo in scena nel 1893), bastione del dramma naturalistico e illuminista sostenuto da Émile Zola. Il film della Ullmann descrive una battaglia per il potere e il dominio, condotta attraverso un gioco crudele e compulsivo di seduzione e repulsione.
“Con questo film abbiamo affrontato diversi temi a cui tengo molto – ha spiegato Liv Ullmann – come il presentare un’immagine di sé che non corrisponde a quella reale, essere amati per ciò che si è e non per quello che gli altri vedono in noi, le relazioni tra i sessi”.
“Miss Julie è anche un dramma sul bisogno di essere ascoltati: per quanto le persone possano parlare, gli altri sentono solo quello che vogliono sentire”.
Liv Ullmann