Campione d’incassi in Francia con oltre 10 milioni di euro al box office, giovedì 18 aprile Le Invisibili la commedia diretta da Louis-Julien Petit, capace di unire impegno e divertimento per affrontare un tema quanto mai attuale. Il film si ispira al lavoro sul campo di Claire Lajeunie, che ha dedicato un libro e un documentario alle donne senza dimora di Parigi, ma offre anche un ritratto straordinario delle assistenti sociali e delle volontarie impegnate ad aiutarle, spesso “invisibili” loro stesse agli occhi della società.
Il film
Protagoniste del film sono quattro assistenti sociali dell’Envol (interpretate da Audrey Lamy, Corinne Masiero, Noémie Lvovsky, Déborah Lukumuena), un centro diurno che fornisce assistenza alle donne senza fissa dimora. Quando il Comune decide di chiuderlo, si lanciano in una missione impossibile: dedicare gli ultimi mesi a trovare un lavoro al variopinto gruppo delle loro assistite, abituate a vivere in strada. Violando ogni regola e incappando in una serie di equivoci, riusciranno infine a dimostrare che la solidarietà al femminile può fare miracoli. Lasciamo ora spazio alle note di regia di Louis-Julien Petit suddivise per tema.
Fragili e combattive
“Claire Lajeunie ha diretto per il canale France5 il documentario Femmes Invisibles – Survivre à la Rue, scrivendo poi il libro Sur la route des invisibles, sempre dedicato alle donne senza fissa dimora e in qualche modo complementare al film. In entrambi racconta gli incontri, le sorprese, le domande e il lungo rapporto instaurato con queste donne. Il libro mi ha subito colpito: era di gran lunga lontano dall’approccio che mi sarei aspettato a un argomento del genere, perché le donne che vi sono ritratte hanno storie incredibilmente complesse, sono commoventi ma a volte anche divertenti, malgrado il dramma della loro situazione“.
Le donne senza fissa dimora
“Le donne rappresentano fino al 40% delle persone senza fissa dimora in Francia. Tendiamo a non farci caso perché vivono molto appartate, per proteggersi dalla violenza della strada. Spesso si camuffano diventando virtualmente “invisibili”. Come già accaduto per i miei film precedenti, sapevo che avrei dovuto immergermi completamente in quel mondo per provare a capirlo e raccontarlo nel modo più accurato possibile. Per più di un anno ho incontrato donne senza fissa dimora in vari centri sparsi per la Francia, e, al tempo stesso, ho avuto modo di conoscere le assistenti sociali, in gran parte donne, familiarizzando con il loro lavoro. In poco tempo ho capito che mi sarei dovuto concentrare su entrambi i gruppi e sulle loro interazioni, perché entrambi sono in modi diversi “invisibili” nella nostra società“.
Perché la commedia
“Ispirandomi alla tradizione del cinema sociale britannico (da Full Monty a Pride), ho capito che un genere come la commedia sarebbe stata la scelta migliore per raccontare la storia di queste donne. Volevo fare un film luminoso, pieno di speranza e focalizzato sulla coesione del gruppo, sul modo in cui ci si aiuta reciprocamente per fronteggiare le avversità. Nel rispetto delle donne senza dimora, spesso inclini all’autoironia e mai all’autocommiserazione, era importante naturalmente che lo spettatore si confrontasse senza sconti con il drammatico stato di precarietà in cui vivono, ma volevo esplorarlo anche attraverso situazioni insieme emozionanti e divertenti. I personaggi dovevano essere sviluppati in tutta la loro complessità, senza compassione o pessimismo, rimanendo in questo fedeli alle vere donne che ho incontrato“.
Le altre invisibili
“Ci sono altre donne invisibili: le assistenti sociali. Non ricevono un grande supporto nell’aiutare gli altri, si parla poco del loro lavoro ed è difficile addirittura vederle o incontrarle. Malgrado debbano confrontarsi con leggi di sconcertante rigidità, si prendono cura al meglio delle donne senza dimora, giorno dopo giorno, nell’incrollabile certezza che la loro reintegrazione nella società sia possibile. Che siano volontarie o meno, queste donne impegnate nel sociale svolgono un compito davvero difficile, necessario e spesso, anche quando coronato da grandi successi, senza riconoscimento“.