Ci sarà l’Italia in Concorso oggi alla 76. Mostra del Cinema di Venezia. In programma ci sarà infatti l’atteso Martin Eden diretto da Pietro Marcello – che lo ha sceneggiato insieme a Maurizio Braucci partendo dall’omonimo testo di Jack London – con protagonista Luca Marinelli. Il film uscirà nelle sale dal 4 settembre.
Il film
Dopo aver salvato da un pestaggio Arturo (Giustiniano Alpi), giovane rampollo della borghesia industriale, il marinaio Martin Eden (Luca Marinelli) viene ricevuto in casa della famiglia del ragazzo e qui conosce Elena (Jessica Cressy), la bella sorella di Arturo, e se ne innamora al primo sguardo. La giovane donna, colta e raffinata, diventa non solo un’ossessione amorosa ma il simbolo dello status sociale cui Martin aspira a elevarsi. A costo di enormi fatiche e affrontando gli ostacoli della propria umile origine, Martin insegue il sogno di diventare scrittore e – influenzato dal vecchio intellettuale Russ Brissenden (Franco Pinelli) – si avvicina ai circoli socialisti, entrando per questo in conflitto con Elena e con il suo mondo borghese.
Pietro Marcello e Maurizio Braucci raccontano…
“Martin Eden racconta la nostra storia, la storia di chi si è formato con la cultura incontrata non in famiglia, o a scuola, ma lungo la strada; è il romanzo degli autodidatti e di chi ha creduto nella cultura come strumento di emancipazione, restandone in parte deluso. Oltre una prima lettura, però, Martin Eden non racconta solo la storia di un giovane proletario che, per amore di una ragazza altolocata, ambisce a diventare scrittore: è anche il ritratto di un artista di successo –un autoritratto a tinte fosche dello stesso Jack London – che smarrisce fatalmente il senso della propria arte“.
“Ispirandoci liberamente al romanzo di London, abbiamo letto Martin Eden come un affresco capace di anticipare le perversioni e i tormenti del Novecento, e i suoi temi cruciali: il rapporto tra individuo e società, il ruolo della cultura di massa, la lotta di classe. Nel film la parabola dell’eroe negativo creato da London si apre con un filmato di repertorio dell’anarchico Errico Malatesta per poi trovare simmetrie nelle vite e nelle opere di alcuni scrittori dannati del XX secolo, da Vladímir Majakóvskij a Stig Dagerman a Nora May French. Abbiamo immaginato il nostro Martin attraversare il Novecento, o meglio una “crasi”, una trasposizione trasognata del Novecento, libera da coordinate temporali, ambientata non più nella California del romanzo ma in una Napoli che potrebbe essere qualsiasi città, ovunque nel mondo“.